Dal 1981 è un modello globale
Nel 1981 arriva la SJ30. Confermate le dimensioni “XXS”, che le danno diritto ai benefici da Kei car, ma il progetto è completamente nuovo. Lo dimostra il peso, in calo nonostante la larghezza aumenti. Due i motori disponibili: 550 e 650 cc, entrambi a 3 cilindri. La Jimny per l’esportazione vanta invece il motore da un litro di cilindrata (è del 1982) e 45 CV di potenza, derivato da quello dell’LJ80. La SJ30 è un successo e buona parte del gradimento è legato al suo aspetto da “pick-up cabriolet”; su alcuni mercati non manca la versione pick-up vera e propria.
Paese che vai, Jimny che trovi
Ok, arrivati a questo punto della lettura probabilmente sarete un po’ confusi sui nomi. Non è “colpa” nostra ma del fatto che Suzuki cambia nome alla sua “mini 4×4” su ogni mercato nel quale viene venduto, o quasi. Ecco alcuni esempi: Samurai in Europa, Sierra in Spagna, Potohar in Pakistan, Caribian in Tailandia, Katana in Indonesia, Drover (con marchio Holden) in Australia e Gypsy, marchio Maruti, in India.
Non meno numerosi sono le fabbriche, sparse in tutto il mondo, all’interno delle quali il Jimny viene prodotto: Giappone, Colombia, Spagna, Pakistan e altri ancora. Per questo motivo, la storia del Jimny è un “puzzle” di tante, tantissime storie, ognuna plasmata dal luogo nel quale si sviluppa, per soddisfare gusti e bisogni di clienti molto diversi e lontani tra loro. Già: a partire da una stessa base, Suzuki adatta e modifica il Jimny alle esigenze dei mercati sui quali viene venduto. Si arriva così al 1997, al Salone di Tokyo, dove viene presentata la terza generazione del Jimny (abbiamo provato anche questa): si tratta del modello rimasto sul mercato per 21 anni, prima dell’arrivo della quarta generazione, di cui avete letto in apertura.
“Dev’essere piccola e saper andare ovunque”
Dal Giappone al resto del mondo
Nel 1981 diventa un modello globale