Guai a chiamarla crossover! GLC è un SUV e il suo compito lo svolge egregiamente, anche quando le si chiede di stare in equilibrio su tre ruote e scendere lungo un argine con pendenza di 35 gradi. In sostanza è questo il succo della prima presa di contatto che abbiamo avuto con il nuovo rappresentante della middle-class Mercedes.A parte il nome, figlio di una politica di identificazione che con la G indica la famiglia e con l’ultima lettera la classe di riferimento, la GLC è tutta nuova anche nella sostanza, che è tanta. Il salto di qualità rispetto alla progenitrice GLK è molto significato: ha interessato più o meno tutti gli aspetti, dalle linee agli interni, dal telaio al cambio. Quasi quasi il Suv di classe C sembra il figlio “illegittimo” della GLE, anche per il piacere e le sensazioni di guida e per l’indole fuoristradistica che può essere accentuata con le sospensioni pneumatiche Air Body Control e il pacchetto off-road con 5 programmi: Offroad, Salita, Disimpegno, Slippery, Rimorchio, oltre al Downhill Speed Regulation e alle protezioni per il sottoscocca.Tre le motorizzazioni: GLC 220 d da 170 cv e 400 Nm, GLC 250 d da 204 cv e 500 Nm e GLC 250 benzina da 211 cv e 350 Nm. In primavera arriverà anche la versione ibrida plug-in GLC 350 e.Gli allestimenti sono cinque: Executive, Business, Sport, Exclusive e Premium. I prezzi partono da 47.940 euro ma se non avete problemi non ci impiegherete molto a spenderne 57.090.Saliti a bordo e chiusa la portiera, prima di pigiare il pulsante dello start ci si può godere il lusso dell’abitacolo e la sua ergonomia: tutto è a portata di mano e il classico volante di generose dimensioni trasmette un’idea di controllo totale. Comodo il nuovo touchpad collocato sopra il joystick da cui è possibile gestire tutte le funzioni dell’unità centrale. A proposito di interni, quelli della nuova GLC sono frutto del lavoro dell’Advanced Design Center nostrano, a rafforzare il contributo italico ai progetti con la stella a tre punte.Prima di raggiungere il campo di prova abbiamo guidato la middle SUV lungo una ventina di chilometri di misto autostrada/ingorgo urbano, che ci hanno dato modo di gustare i nove rapporti del nuovo cambio 9G-Tronic e l’elasticità del motore diesel da 170 cavalli, giocando con i cinque programmi di marcia, che spaziano dall’Eco allo Sport+ con sensibili cambiamenti nella risposta di sterzo, sospensioni e cambio.Il bello è arrivato insieme alle prime piante del parco di Monza, all’interno del quale era stato allestito un circuito di prova, breve ma completo, con tanto di strutture artificiali tipo bilanciere e twist. Strette le cinture e sollevata l’auto sulle sospensioni pneumatiche mettiamo il selettore su D e partiamo. La guida di fronte a me solleva le braccia e alza i pollici per indicare che la direzione di attacco dell’ostacolo è corretta, il programma off-road accorcia i rapporti e basta tenere un filo di gas costante per far sì che la GLC cominci ad arrampicarsi sulla rampa con le due ruote di destra, procedendo per un paio di metri con la posteriore staccata da terra. Mi sembra di essere Holer Togni e mi viene voglia di sedermi fuori dal finestrino e salutare con la mano… Poi è la volta del twist e la musica non cambia: piede delicato ma deciso e sembra di salire sul marciapiedi sotto casa.Ciliegina sulla torta il bilanciere. Man mano che il cofano punta il cielo, le braccia della guida scompaiono lasciando intravvedere solo i pollici che si spostano a destra o sinistra per indicare le correzioni al volante. Raggiunta la posizione di stallo si sposta il piede dal gas al freno e si accompagna la macchina fino a rimettere le quattro ruote sul terreno. “Tutto qui?!?” verrebbe da dire.Dopo il metallo delle strutture mettiamo le gomme sulla terra: rampe secche in salita e discesa, passaggi in contropendenza a 35° e un tratto da affrontare in accelerazione per apprezzare il lavoro delle sospensioni anche in una situazione più usuale. Tutto molto divertente: la GLC è sempre sotto controllo e guidarla fra gli ostacoli è più facile che districarsi nel parcheggio dell’Esselunga.Certo non è il Rubicon, ma guardando chi era partito prima di me ammetto di essermi chiesto se sarei stato all’altezza. In effetti avevano ragione gli uomini Mercedes quando, stupendosi del mio stupore, mi avevano detto che dove c’è una G fuori c’è una G anche dentro.