Le aste milionarie dedicate alle vetture d’epoca non sono una rarità. Recentemente, ad esempio, una Ferrari 250 GTO è passata di mano per una cifra record – 52 milioni di dollari – e le vendite a sei zeri sembrano moltiplicarsi di giorno in giorno. Le protagoniste di questi affari d’orati sono tedesche, americane, inglesi, italiane e… giapponesi. Ebbene sì; non siamo caduti nel catino del mosto. Esiste una nipponica che, negli Anni ’60, era in grado di tenere testa alle più blasonate concorrenti…La Toyota 2000 GT venne prodotta a tiratura limitata e fu la prima vettura del Sol Levante in grado di scontrarsi ad armi pari con le sportive europee. Provata in anteprima dal celebre magazine americano Road & Track, venne giudicata come una delle auto più divertenti mai guidate, comparabile a un mostro sacro quale la Porsche 911. Disegnata e costruita in collaborazione con la Yamaha, poteva contare su di una carrozzeria in alluminio caratterizzata dai fari a scomparsa, sulla trazione posteriore e sulla collocazione anteriore del motore. L’altezza complessiva della vettura era particolarmente ridotta: solo 116 cm. Un valore in linea con rivali dell’epoca quali Lamborghini Miura e De Tomaso Mangusta. Sotto il cofano pulsava un raffinato 6 cilindri di 2,0 litri, forte della distribuzione a doppio albero a camme in testa e alimentato mediante tre carburatori Solex o Kogyo (l’attuale Mikuni), in grado di spingere la coupé nipponica da 0 a 100 km/h in 8,5 secondi toccando i 220 km/h.Optando per i carburatori Weber, la potenza massima cresceva da 150 a 200 cv. Configurazione, quest’ultima, preferita dal celebre designer, pilota e imprenditore americano Carroll Shelby che ne schierò alcuni esemplari al via della serie statunitense SCCA, riservata alle vetture derivate dalla serie, attratto dalla leggerezza del modello (1.125 kg) e dalla raffinatezza delle sospensioni a ruote indipendenti a triangoli sovrapposti in corrispondenza d’entrambi gli assali. Le vendite al di sotto delle previsioni negli States misero però fine a questa collaborazione dopo solo un anno dall’inizio dell’esperienza oltreoceano. Uno sparuto numero di vetture venne dotato di un 6 cilindri 2.3 a singolo albero a camme in testa. Tra le caratteristiche salienti spiccavano il cambio manuale a 5 rapporti – una soluzione d’alto livello per l’epoca – e la presenza di un differenziale autobloccante: una novità assoluta per la produzione automobilistica giapponese.Sebbene due esemplari siano stati trasformati in spider e utilizzati per le riprese del film “Agente 007, si vive solo due volte”, non venne realizzata in versione roadster. La seconda serie, che avrebbe dovuto entrare in produzione nel 1969, non vide mai la luce. Il valore odierno è notevole: alcune 2000 GT sono state battute all’asta per poco meno di 1 milione di euro.