Chris Bangle si odia o si ama. E con lui le sue auto. Il personaggio, per chi non lo sapesse, è uno dei designer automobilistici più eccentrici degli ultimi 20 anni. La sua mano ha rivoluzionato lo stile di BMW all’inizio degli anni Duemila: sua la Serie 7 più “strana” della storia, quella del 2001, sua la prima Z4. Prima di guidare il centro stile del Gruppo tedesco, il designer californiano ha lasciato il segno a Torino, in Pininfarina, partecipando alla definizione dello stile, fra le altre, della Fiat Coupé. Un’auto che oggi definiamo youngtimer e di cui tutto si può dire, ma non che lasci indifferenti. Oggi come 25 anni fa, quando viene lanciata sul mercato.
Fari carenati e “sciabolate” sopra le ruote
A rendere riconoscibile la Fiat Coupé in mezzo alle tante auto a 2 porte di quegli anni sono prima di tutto i fari carenati e i fregi sopra le ruote, delle “sciabolate” che conferiscono una personalità unica. Molto particolari sono anche i volumi, con il cofano motore immenso (quando lo si apre sembra “sparire” mezza macchina), il posteriore corto e iper tonico in cima al quale spicca il tappo del serbatoio in stile anni Sessanta. Ispirato alla stessa epoca è lo stile dell’interno, con la strumentazione circolare e la fascia al centro della plancia nello stesso colore della carrozzeria. Il risultato sono oltre 70.000 esemplari venduti fra il 1994 e il 2000. Un numero lontano dalle oltre 200.000 unità della Opel Calibra, ma comunque un ottimo riscontro per le casse di Fiat.
La base è “popolare”
Oggi si parla tanto di sinergie e di ottimizzazione dei costi. Un concetto che Fiat applica in maniera esemplare con il pianale della Tipo del 1988, da cui ricava modelli di successo, per almeno 15 anni, a marchio Fiat, Alfa Romeo e Lancia. Fra questi, la Fiat Coupé. Una 2+2 che nasconde oltre ogni ragionevole e non ragionevole dubbio questa parentela. Il merito è sì delle forme della carrozzeria, ma anche della differenziazione attuata a livello di sospensioni e motori. Insomma, seppure a trazione anteriore, questa è una sportiva vera, non solo a livello di prestazioni numeriche ma anche di piacere di guida. Anche se la qualità e l’affidabilità, quelle sì, sono tipiche delle Fiat anni Novanta: non eccelse.
Motore in comune con la mitica Deltona
Si diceva prima delle sinergie. La Fiat Coupé 2.0 Turbo 16V, sotto al cofano, ha lo stesso motore a 4 cilindri della Lancia Delta Integrale, anche se depotenziato a 190 CV. Quanto basta, se si considera che la trazione non è integrale ma anteriore. Le prestazioni? Lo 0-100 km/h viene completato in 7,5 secondi e la corsa si ferma a 225 km/h. Il meglio viene però tra le curve. Per l’epoca, i limiti di tenuta sono elevatissimi, lo sterzo è rapido e preciso e, soprattutto, il differenziale autobloccante Viscodrive permette di “mettere giù” la potenza e la coppia senza indecisioni.
Il resto della gamma
La Fiat Coupé è disponibile ovviamente anche con motori meno potenti. Al momento del lancio, accanto al 2.0 Turbo 16V c’è un aspirato 2.0 16V da 139 CV. Successivamente, questo motore viene dismesso. Al suo posto viene utilizzato lo stesso 1.8 16V da 131 CV della Barchetta, mentre il top di gamma è rappresentato da due unità a cinque cilindri di due litri: aspirato da 147 CV e turbo da 220.