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Prova Bultaco Albero 4.5

In Spagna lo conoscono tutti, da noi fa sussultare chi negli Anni 70 e 80 sognava il Lobito oppure aveva negli occhi l’inconfondibile colore blu di Pursang e Sherpa… La stella del marchio spagnolo brillò fino al 1983 per poi spegnersi definitivamente.Nel 2014 il pollice di Bultaco torna però ad alzarsi, grazie a uno spin-off pilotato da giovanissimi ingegneri dell’Università Carlo III di Madrid, che non si limitano a chiedere la licenza di utilizzo del marchio, ma ne diventano proprietari e danno vita alla Bultaco Motors.SI RIPARTE DA BRINCODa lì a poco comincia la produzione. Un’azienda vera, con sede a Montmeló, di fianco al Circuito di Catalogna: 50 dipendenti di cui 20 ingegneri dedicati alla ricerca e sviluppo, una linea produttiva con una capacità di 6.000 moto l’anno, presidiata da 7 persone, e un progetto ben chiaro in mente. Realizzare prodotti innovativi, senza scegliere di seguire ma coltivando l’ambizione di aprire la strada.Il primo modello vede la luce nemmeno due anni dopo e segna la direzione del nuovo corso. Si chiama Brinco (leggi la nostra prova) ed è una bici elettrica votata all’off-road. In due anni vende 2.000 esemplari (!) nonostante una rete commerciale allo stato embrionale e un brand da rilanciare…PRESENTE E FUTUROOra che la Brinco si è fatta in cinque – tante sono le versioni, più o meno cattive – in Bultaco hanno ritenuto giusto affiancarle una sorella con le gomme stradali e, soprattutto, una vocazione decisamente urbana, con l’idea che possa diventare la capostipite di una nuova specie di mezzi per una mobilità sempre più sostenibile.Le nostre città stanno attraversando una fase di profondo cambiamento innescato dal bisogno e dalle normative in tema di eco-compatibilità ed eco-sostenibilità. In questo contesto, l’elettrico pare essere il motore del futuro, almeno quello prossimo, e Bultaco è sempre più convinta che veicoli leggeri come Brinco e Albero possano rappresentare una sorta di porta di ingresso nel mondo della mobilità elettrica.MOTO O BICI? MOTO-BIKE…Innanzitutto, Albero si pronuncia Albéro e in spagnolo indica quel particolare tipo di terriccio utilizzato per realizzare i vialetti dei parchi pubblici… Per rispondere al quesito, si tratta di un mezzo a propulsione ibrida perché abbina un potente motore elettrico e la potenza espressa dai quadricipiti di chi pedala.Ripropone lo stesso concetto che caratterizza la Brinco, ossia un “innesto” moto/bici: di quest’ultima ha i pedali, della prima il motore e l’acceleratore. Per il codice della strada, invece, è un motorino a tutti gli effetti e per guidarla bisogna infilarsi un casco omologato, essere stati promossi all’esame per la patente AM o B e aver provveduto a targarla e assicurarla.Per fugare eventuali dubbi, la Bultaco Albero non è una bici a pedalata assistita per due motivi: primo, pedali e motore sono indipendenti, nel senso che la potenza che esprimono si somma e determina la velocità con cui si procede; secondo, il motore eroga 2 kW e la spinge a oltre 45 km/h.TUTTI I SUOI NUMERIIl motore dell’Albero, alloggiato nella ruota posteriore, è capace di 2 kW di potenza e  60 Nm di coppia ed è gestito da un comando del gas, con la possibilità di scegliere tre modalità di erogazione che regolano la potenza: Sport (2 kW), Tour (1,5 kW), Eco (0,8 kW). Dispone inoltre di un Power Control che permette di impostare un livello costante di potenza da incrementare attraverso la pedalata, ottimizzando l’utilizzo di energia ed evitando l’on-off dell’acceleratore. La batteria è realizzata con le stesse celle agli ioni di litio by Samsung usate da Tesla, ha una capacità di 1,3 kWh e consente un’autonomia massima di 100 chilometri.Il telaio è un monotrave in alluminio, così come il forcellone. La sospensione è mono-shock, con 150 mm di escursione gestiti da un monoammortizzatore con serbatoio separato, regolabile nel precarico e nell’idraulica in compressione ed estensione. All’anteriore Albero utilizza una forcella USD da 130 mm di escursione, anch’essa completamente regolabile.La trasmissione è a catena con pacco pignoni a nove velocità e cambio SRAM con comando grip-shift sulla manopola sinistra. La guarnitura, a 38 denti, è dotata di una sorta di sistema overdrive, soluzione con ingranaggi planetari che aumenta o diminuisce il range di sviluppo con un rapporto di 1:1,65. In questo modo si ha sempre una cadenza di pedalata adeguata alla velocità.Le ruote sono da 24”, con gomme da 2,35” di sezione. L’impianto frenante è Magura con dischi da 203 mm e pinze a quattro pistoncini all’anteriore e due al posteriore.Il peso è contenuto entro i 43 kg. La Bultaco Albero costa 5.998 euro.Vai alla prova: Bultaco Albero 4.5Il dubbio bici/moto si ripresenta nel momento in cui si sale in sella, ma si dissolve molto presto. La Bultaco Albero si guida più come una bicicletta, quindi vietato far finta che i pedali non esistano e cominciare a smanettare con il gas. A dire il vero, lo si potrebbe beatamente fare ma allora non avrebbe senso mettersene una in garage…MUOVERSI IN CITTÀLa posizione di guida è molto raccolta, soprattutto per chi veleggia intorno al metro e ottanta. Si sta in alto e tutto appare sotto controllo, soprattutto nel traffico cittadino, dove con la mappatura Eco, ci si muove agili e sufficientemente veloci, mantenendo una spinta facilmente gestibile e incrementabile spingendo sui pedali. Il peso è contenuto e il bilanciamento ottimale, anche se il trasferimento di carico in frenata è piuttosto sensibile, ma si può comunque intervenire sui registri delle sospensioni per mitigare la sensazione. A proposito di frenata, l’impianto Magura è aggressivo e una maggiore modulabilità soprattutto all’anteriore non guasterebbe.VIA LIBERA!Appena fuori dal centro storico di Malaga (non pensiate di infilarvi nelle aree pedonali perché per la legge siete alla guida di un ciclomotore…), le vie si trasformano in ampi viali e la città sale in collina. Il pollice non vedeva l’ora di pigiare sul pulsante del riding mode per selezionare i programmi Touring e Sport. Con il tallone destro si schiaccia il piccolo bottone sull’attacco della pedivella per inserire l’overdrive e, abbinando gas e pedali, è un attimo superare i fatidici 50 km/h sul display. Per non parlare del gusto che regala lo spunto al verde dei semafori, capace di lasciare di stucco anche lo scooterista accanto, che vi guarda dall’alto in basso.Le gomme Schwalbe Crazy Bob garantiscono un buon grip, anche sul bagnato, tuttavia per prendere confidenza e cominciare a piegare davvero ci vuole un po’ di tempo, complice anche la posizione in sella. Della potenza dei freni abbiamo già detto e anche quando le velocità crescono, rallentare i 120 chili di Albero e ciclista non è un problema.L’itinerario (svelato da una app creata per l’occasione) ci porta a imboccare una salita molto ripida, la classica strada che porta al mirador. È subito gara! Turbo, Overdrive e mulinare di gambe ci fanno schizzare tra i tornanti così veloci da permetterci anche il lusso di un bel “lungo”. l mondo ci sorride, i ciclisti che superiamo al triplo della velocità un po’ meno…SI TIRANO LE SOMMEA parte gli stilosi pantaloni di velluto a zampa, irrimediabilmente lordati di grasso per il continuo sfregamento con la catena (peccato che non sia prevista una protezione adeguata), l’esperienza Albero è stata coinvolgente. Seppure a fatica, siamo riusciti a liberare la mente da ovvi confronti con altri mezzi più pratici o meno costosi e valutare questa moto-bike per quello che è, ossia un oggetto che fa categoria a sé e che non può essere scelto accendendo solo il quadrante “razionalità” del cervello.Ci siamo spostati molto in fretta da A a B a C, divertendoci e senza inquinare e questo è un altro bel modo di muoversi nelle nostre nuove città. Abbigliamento indossato nel testCasco Cast TRGiacca Tucano Urbano Magic Parka

 

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