fbpx

Prova Specialized Turbo Levo SL

Dopo anni di corsa alle prestazioni assolute, qualcuno ha cominciato a riflettere sul fatto che quella fosse davvero l'unica strada su cui proseguire. La risposta che si è dato è stata “No”...

Non si può certo dire che sia stata Specialized a inventare le bici a pedalata assistita. Si può però affermare senza tema di smentita che, con l’arrivo della Turbo Levo, abbia contribuito in maniera determinante alla definizione del concetto di eBike moderna. Era il 2015 e quella bici con la batteria integrata nel tubo obliquo, senza display al manubrio, con un sistema di assistenza “su misura” e un’app per controllarla ebbe lo stesso effetto del Big Bang. L’universo delle eBike cominciò la sua vera storia e la Turbo Levo divenne il benchmark, la pietra di paragone, per chiunque volesse sviluppare le proprie bici assistite. Il resto è storia recente, anche se in questi sei anni, l’evoluzione del mondo delle eBike (e delle eMTB in particolare) è stata velocissima, al punto di guardare alla prima Turbo Levo come a un reperto storico.

Un passo indietro e due avanti

E Specialized si è ripetuta qualche anno dopo. Il mondo delle mountain bike a pedalata assistita si stava popolando di biciclette sempre più orientate alle prestazioni, sia in termini di utilizzo, sia di power unit. Quindi telai e sospensioni in ottica All-mountain/Enduro, geometrie progressive, batterie ormai proiettate al kWh, con conseguente aumento di peso e dimensioni. Ecco dunque l’idea di fare un passo indietro e progettare una bici che, come sensazioni di guida, ricordasse quelle di una muscolare e si ponesse come l’anello di congiunzione di due mondi ormai ben distinti. La Turbo Levo SL è nata cosi e, ancora una volta, sta facendo scuola. Questa filosofia ha conquistato coloro che cercano una bici leggera e da guidare, ossia i biker esperti ai quali piace anche fare fatica. Ma ha convinto pure i nuovi arrivati nel mondo dell’elettrico, che quindi non hanno né la capacità né la voglia di affrontare terreni tecnici, quei praticanti che non si erano avvicinati prima alla MTB perché la consideravano una disciplina troppo dura. Per costoro, una eMTB di questo tipo rappresenta il mezzo perfetto con il quale crescere, esplorando nuovi territori e, insieme, spostando in avanti i propri limiti.
Definiti i biker di riferimento, specifichiamo anche l’ambito di utilizzo della Turbo Levo SL. Semplificando molto e quasi estremizzando il concetto, potremmo dire che la Turbo Levo SL è una Stumpjumper tradizionale, che offre l’aiuto del motore. Quindi una Trail bike, che in mani abili può sconfinare verso l’All-mountain (per andare oltre c’è la Turbo Kenevo SL). Questa attitudine è evidente soprattutto quando ci si trova a pedalare oltre i fatidici 25 km/h, allorché cessa l’assistenza del sistema. In modo particolare durante i tratti pedalati più scorrevoli, sia sterrati sia su asfalto, se sul ciclocomputer leggete 35 km/h, sappiate che non è un errore del GPS…

Le due facce della medaglia

Questa configurazione e impostazione Super Light ha dei risvolti ben precisi. La Turbo Levo SL in salita gioca la carta della leggerezza ma paga ovviamente le minori prestazioni del motore in termini di potenza e coppia. Ci si deve quindi mettere del proprio, ma fa parte del gioco, della ricerca di sensazioni più “muscolari” e di una VAM inferiore. Non per questo però, la bici è meno efficace: ha ruote da 29”, carro corto e con il 30×52 sali anche sui muri. Parte del merito va anche riconosciuto all’app Mission Control, vero plus di questo sistema di assistenza, che permette di decidere quanta potenza avere e come averla, in ciascuna delle tre modalità di intervento. Giocando dunque con i valori di potenza, picco di potenza e risposta si può sia gestire l’apporto del motore sia il consumo della batteria. Batteria che comunque consente di superare i 1.200 metri di dislivello senza paura di restare a secco.
Anche in discesa, le caratteristiche di questa idea di downsizing sono evidenti. Minor peso significa infatti maggiore maneggevolezza e la conseguente possibilità di gestire meglio la bici, anche dal punto di vista fisico, riuscendo a metterla dove si vuole e a correggere eventuali errori. Dall’altra parte, meno massa (per di più nel baricentro) si traduce in una stabilità inferiore, soprattutto quando la velocità cresce. Ma, anche in questo caso, si tratta di una sensazione che chi sale in sella alla Turbo Levo SL sta cercando, perché ricorda il tipo di guida richiesta da una MTB tradizionale. Votate alla causa sono anche le ruote, scorrevoli, robuste e abbinate a pneumatici relativamente leggeri, con sezione contenuta in 2,3”, in favore di sveltezza e precisione.
La componentistica è eccellente (non dimentichiamo, però, che il conto è di 10.000 euro, se dal menu scegliamo anche il range extender…), a partire dalle sospensioni, che vantano l’alto di gamma Fox, con forcella da 36 mm. Anche i freni sono all’altezza, tenendo in considerazione che rispetto a una eMTB con power unit più performante, la Turbo Levo SL guadagna circa sei chili… Certo, ci sono anche impianti migliori, e per la consistenza dell’assegno da staccare si poteva forse osare un po’ di più.

Piccolo è bello

In conclusione, riteniamo che Specialized abbia fatto una giusta mossa nel mettere in discussione la direzione che il mercato e l’evoluzione delle eMTB avevano imboccato. L’idea del downsizing e la conseguente “muscolarizzazione” dello stile di guida di un certo tipo di mountain bike a pedalata assistita è vincente. Non sappiamo se sia più la risposta a una domanda o lo strumento per crearla, sappiamo però che pedalare bici come la Turbo Levo SL è tremendamente divertente.

Scheda tecnica

Motore
Specialized SL 1.1, custom (240W – 35Nm)
Batteria
Specialized SL1, integrata, 320Wh (range extender 160 Wh opzionale)
Telaio
Fibra di carbonio, 29 Trail Geometry, con passaggio interno dei cavie cuscinetti sigillati, 150 mm di escursione posteriore
Ammortizzatore
Fox Float DPX2 Performance Elite, idraulica regolabile
Forcella
Fox Float 36, Performance Elite, Grip2 damper, idraulica regolabile, escursione 150 mm
Trasmissione
SRAM X01 Eagle 12v, guarnitura Praxis 30, cassetta 10-52
Freni
SRAM Code RS, 4 pistoncini, dischi da 200 mm
Ruote
Specialized Roval/DT Swiss, alluminio, canale da 30 mm
Pneumatici
Specialized Butcher, 29×2.3″ (ant.) / Specialized Eliminator, 29×2.3″ (post.)
Peso rilevato
17,9 kg (taglia M)
Prezzo
9.700 euro

Geometria (taglia M)

Stack 606 mm
Reach 435 mm
Angolo sterzo 66°
Angolo sella 75°
Foderi bassi 437 mm
Interasse 1.185 mm
Altezza BB 348 mm

Ci piace

  • Feeling immediato
  • Maneggevolezza
  • Peso
  • Qualità e finiture

Non ci piace

  • Rumorosità sistema
  • Prezzo

 

foto Martina Folco Zambelli | HLMPHOTO

Articoli correlati
Continental al Giro-E, tagliare il traguardo di Crans Montana con Damiano Cunego
Prova Ducati Futa: motore uguale libertà
Prova Specialized Aethos, modern classic