Da quando sono iniziate le esplorazioni spaziali, poco meno di 65 anni fa, il nostro satellite è stato tempestato da onde e strumentazioni lanciate dalla Terra, o per valutare le caratteristiche sismiche della Luna, o come conseguenza di allunaggi controllati falliti e problemi tecnici.
Risale al 13 settembre del 1959 il primo impatto con un corpo celeste diverso dalla Terra causato da un oggetto costruito dall’uomo, quando la ex Unione Sovietica per la prima volta riuscì a far depositare sul satellite la sonda Luna 2, una sfera metallica dotata di alcune antenne.
Oggi, secondo i calcoli di diversi astronomi, il secondo stadio di un razzo Falcon 9 della SpaceX potrebbe schiantarsi sulla Luna i primi di marzo.
I vettori dell’agenzia spaziale di Elon Musk sono composti di due parti, con il primo stadio alto una quarantina di metri che, attraverso nove motori Merlin, spinge il secondo e il carico presente sulla sua sommità oltre l’atmosfera terrestre. È alto venti metri, invece, il secondo stadio, che presenta un solo motore ed è tarato per funzionare nell’ambiente spaziale e per spingere il carico verso l’orbita di destinazione.
È il primo stadio del razzo a poter essere riutilizzato, in quanto capace di rientrare sulla Terra in modo indipendente, mentre l’altro esegue una manovra che gli causa un ritorno nell’atmosfera più violento e brusco, e così facendo si disintegra senza lasciare in orbita detriti che andrebbero ad aggiungersi al problema dei rifiuti spaziali.
L’evento previsto per marzo, tuttavia, non comporterà grosse conseguenze alla Luna, anche se si tratterebbe del primo impatto lunare provocato accidentalmente da un vettore diventato incontrollato al termine della sua missione.
Lo stadio in questione faceva parte di un lancio avvenuto a Cape Canaveral l’11 febbraio 2015 per portare a circa un milione di chilometri dalla Terra il satellite Deep Space Climate Observatory (DSCOVR) dell’agenzia federale statunitense che si occupa di clima, oceani e meteo NOAA. Satellite che, da sette anni, viene adoperato per osservare i fenomeni meteorologici e le loro interazioni nella porzione di spazio intorno all’atmosfera terrestre.
Al momento del lancio non ci furono imprevisti, in quanto il razzo fu spinto oltre l’atmosfera dal primo stadio per poi effettuare un rientro controllato, e il secondo stadio proseguì nella spinta del satellite DSCOVR, orientandolo verso il punto lagrangiano L1 del sistema Terra-Sole, a circa 1,5 milioni di chilometri dal nostro pianeta, appunto.
Una volta divisosi dal satellite, il secondo stadio del Falcon 9 rimase a corto di propellente, cosa che gli impedì di dirigersi ancora una volta verso l’atmosfera terrestre per disintegrarsi. In più, in quanto impossibilitato a evitare la gravità esercitata dalla Terra e dalla Luna, non potè fare altro che rimanere imprigionato tra i due corpi celesti, iniziando a seguire un’orbita disordinata e fuori controllo.
Secondo gli astronomi, il secondo stadio starebbe ruotando su sé stesso e, in base ai loro calcoli e osservazioni, potrebbe schiantarsi tra circa un mese nella fascia equatoriale dell’emisfero nascosto della Luna – quello non visibile dal nostro pianeta, attraversato dall’astronauta Michael Collins, pilota incaricato di pilotare il modulo di comando Columbia, la nave madre da cui il lander lunare con a bordo Aldrin e Armostrong intraprese la sua discesa verso la superficie lunare nel 1969.
Secondo gli astronomi, il secondo stadio starebbe ruotando su sé stesso e, in base ai loro calcoli e osservazioni, potrebbe schiantarsi tra circa un mese nella fascia equatoriale dell’emisfero nascosto della Luna
Non è da escludere, comunque, che le previsioni nel frattempo possano cambiare a causa di diverse variabili, tra cui eventuali movimenti del vettore, e calcoli aggiornati potrebbero arrivare a diverse conclusioni per quanto riguarda i tempi e il punto dell’impatto.
Ciò che sta per accadere non è, tuttavia, una situazione così strana e nemmeno tanto grave, seppur non voluta. Si tratta, semplicemente, di una conseguenza della meccanica orbitale e delle condizioni presenti nello spazio: un evento impossibile da prevedere al momento del lancio e, a quanto pare, ora non più evitabile. Da questo schianto, però, si potrà trarre un vantaggio, usandolo come fenomeno utile allo studio della superficie lunare.