LIVEMai come nelle ultime stagioni agonistiche il neologismo “down-sizing”- letteralmente ridurre la taglia – ha avuto successo, soprattutto parlando di risultati nelle competizioni. I risultati ottenuti da Cairoli in sella alla KTM 350 ci hanno convinto che quella cilindrata sia meglio delle probanti 450, e ne abbiamo avuto conferma anche nel mondiale enduro.Husqvarna ha fatto centro proponendo la TE 310, la maggiorazione della già vincente 250 nel 2010 nel mondiale enduro, buttandola nell’arena dei leoni della E2. In questa categoria, definita da molti il punto di riferimento della specialità al pari della MX1 nel motocross, le moto che competono spaziano dai motori a due tempi di 250 centimetri cubi fino alle 4emezzo a quattro tempi. Comparando i due modelli di serie ci si accorge che la 310 ha più motore in basso ma forse un po’ meno allungo ai regimi più alti: di certo non si può parlare di stravolgimento, anzi a dirla tutta le poche variabili sono percepibili soltanto dagli enduristi di lungo corso.A fine test ci sentiamo di promuoviamo la 310 benché la nostra esperienza sia ben lontana dall’essere definita PRO: il giusto mix di potenza, leggerezza (103 kg) e facilità di guida anche nelle condizioni difficili dimostrano che è la più indicata anche per l’utente domenicale. DRIVEDebutto difficile almeno sulla carta per la TE 310, poiché da una parte il pilota Antoine Meo già campione del mondo deve riconfermarsi, dall’altra deve portare in alto un progetto all’esordio. Eppure nonostante un nuovo debutto Husqvarna torna a Varese a fine 2011 con le bisacce praticamente piene: titoli vinti sia nella E1 sia nella E2.Stagione dai incorniciare? Certo che sì, il finlandese Juha Sàlminen ritorna alle piccole cilindrate, dopo una parentesi opaca nel 2010, e vince subito. La sua fame di successi gli ha permesso di conquistare l’ottavo titolo mondiale. La prova delle moto standard ci ha dato la possibilità di gustare per un breve ma intenso assaggio delle due TE campioni del mondo. Ci siamo accorti, però, che a dispetto della loro struttura praticamente identica le due moto sono sostanzialmente agli antipodi, perché sia una sia l’altra hanno nel carattere del motore e nel setting delle sospensioni una corrispondenza con chi le ha condotte sul gradino più alto del podio.La 250 del pilota finlandese è incredibilmente “smooth”- morbida – sia nell’erogare potenza sia nella regolazione delle sospensioni. Il monocilindrico non strappa le braccia e non allunga particolarmente nella zona alta del contagiri. Una taratura che abbiamo trovato e apprezzato anche nella taratura di forcella e monoammortizzatore. La forcella si infila in quei buchi che ti tengono con il fiato sospeso, nei peggiori binari, tra i sassi, sempre tracciando linee perfette, come se ogni terreno che incontra la ruota anteriore fosse liscio asfalto. Il mono, concepito per mordere il terreno, garantisce una trazione sorprendente.La 310, invece, rispecchia i precedenti crossistici di Meo: la sua forcella è più sostenuta, più dura. Si sente spesso la ruota anteriore scappare via, in gergo si usa dire “prende sotto”, quasi volesse ribellarsi e cambiare traiettoria. La taratura scelta da Meo per altezza e peso costringe anche noi a una posizione più arretrata rispetto al compagno di squadra. E poi c’è il motore. Questo 310 mondiale è cattivo, scontroso ai regimi più bassi, rifiuta i continui apri e chiudi del gas, ma è incredibilmente redditizio se lo si guida alla Meo: oltre la soglia del limitatore.Dovendo scegliere cosa avere in box: TE 250 di Sàlminen per correre e la 310 standard da allenamento.