SALTO GENERAZIONALE
Ci sono moto che quando arrivano cambiano le carte in tavola. Per le prestazioni, per il design, o per la tecnologia. Nel segmento delle maxi sportive possiamo dire che non siano state molte, ma tutte importanti.
Nel gotha delle pietre miliari potremmo mettere ad esempio la Ducati 916, la MV Agusta Brutale, la Honda CBR900RR, la prima Yamaha R1, la Suzuki GSX-R1000 K5 e ultimamente la BMW S1000RR. Ora arriva la Ducati 1199 Panigale e il mondo delle sportive non sarà più lo stesso, perché questa moto porta tali e tante innovazioni che sembra aver davvero alzato l’asticella delle performance e della tecnologia.
In Ducati hanno voluto davvero voltare pagina, il caro “vecchio” Testastretta era ancora un motore competitivo (come abbiamo visto nel mondiale SBK) ma derivava pur sempre da quel Desmoquattro che a sua volta derivava dal Desmodue che a sua volta derivava dal basamento del Pantah. Anni 70, quindi.
Gli aggiornamenti continui (di cui Ducati deve andar fiera) sono sempre riusciti a mantenere questo motore sulla breccia, ma le sue caratteristiche ormai erano al limite, non tanto per prestazioni assolute quanto per la conformazione stessa del motore che non consente di realizzare ciclistiche realmente moderne. Da qui l’idea Ducati, pensionato il Testastretta arriva il Superquadro, motore sempre a V di 90° (chiamarlo a L non è più lecito visto che i cilindri sono stati ruotati all’indietro), ma più corto, più compatto, con una progettazione modernissima e con una potenza strepitosa.
195 cv a 13.5 kgm di coppia sarebbero numeri da brivido già per un motore 4 cilindri figuriamoci per un bicilindrico che tra l’altro ha intervalli di manutenzione ogni 24.000 km. Insomma la new age Ducati passa da qui, da questo motore che però per qualche anno resterà destinato alla sola 1199 Panigale.Di lui ormai sappiamo tutto, della sua costruzione raffinata, del ride by wire, della distribuzione desmodromica comandata da catena, dei suoi immensi pistoni da 112 mm che corrono su e giù per 60.8 mm per un rapporto alesaggio/corsa esageratamente superquadro.
Ma attorno al nuovo motore Ducati ha costruito una moto non meno eccezionale, almeno per le soluzioni tecniche.A partire dal telaio che semplicemente… non c’è. Ebbene si adesso abbiamo la conferma che la nuova Ducati 1199 Panigale segue lo schema tanto caro a Ducati in MotoGP (ma utilizzato per la prima volta dalla incredibile Britten, moto progettata da un geniale ingegnere australiano), il telaio è rimpiazzato da una struttura in alluminio imbullonata alla testa anteriore, questa struttura funge anche a airbox e da supporto per il cannotto di sterzo a cui è ancorata la forcella.
Il motore svolge quindi una importante funzione portante, importante perché anche al posteriore il monobraccio si ancora direttamente al carter (ma questo è un classico per Ducati) e muove un ammortizzatore laterale piazzato praticamente orizzontalmente soluzione questa non nuova (Yamaha MT-03) ma che qui arriva alla sua massima evoluzione con un leveraggio regolabile (si può cambiare la progressione del leveraggio semplicemente variando il punto di fissaggio del bilanciere dell’asta di reazione).
Lo spostamento del monoammortizzatore ha fatto sì che si liberasse spazio per lo scarico del cilindro posteriore che confluisce assieme a quello del cilindro anteriore in un grosso silenziatore piazzato sotto al motore, soluzione questa che ricorda quella della KTM RC8R e quella di tutte le Buell, che consente di minimizzare l’effetto del peso dello scarico sulla maneggevolezza. Stai a vedere che l’eccentrico ingegnere americano aveva ragione?
In ogni caso la Ducati è passata da “tutto in alto” a “tutto in basso” e da “molto lungo” a “molto corto”. In effetti uno dei principali pregi del nuovo motore è stato quello di consentire la realizzazione di una moto incredibilmente più compatta, la 1199 Panigale è compattissima e ha una posizione di guida molto più raccolta che in precedenza. Per rendere un’idea, la distanza sella-manubrio si è accorciata di 30 mm, il manubrio si è rialzato di 10 e allargato di 32 mm.
Insomma la posizione di guida è completamente differente.Interessanti le nuove quote ciclistiche che ben fanno capire il salto compiuto da Ducati con la nuova moto. Proprio grazie al nuovo motore la Ducati ha adesso misure più moderne soprattutto per quel che riguarda il forcellone che si allunga di ben 39 mm rispetto al precedente ovviando quindi a quello che è sempre un po’ stato il tallone d’achille di tutte le Ducati ovvero il forcellone troppo corto.
Passiamo all’elettronica?
Passiamoci pure, e qui mettetevi comodi perché l’elenco delle sigle è lungo come un calendario. Pronti? Via. ABS, DTC, DQS, EBC, DES DDA. Ne manca ancora qualcuna ma queste sono le più importanti e adesso le andiamo a spiegare. Il nuovo motore è ovviamente full ride by wire come già quello della Multistrada e della Diavel, questo consente quindi a Ducati di poter cambiare il carattere del motore. Ma non è tutto, come già accaduto sulla Multistrada, il cambio di mappatura (in questo caso sono tre Race, Sport, Wet che taglia la potenza a 120 cv) modifica completamente il carattere della moto perché nella versione S dotata di sospensioni elettroniche (DES Ducati Electronic Suspension, una prima mondiale sulle sportive) cambiano anche l’assetto della moto, l’intervento del Traction Control (DTC) e per la prima volta anche la forza del freno motore (EBC Engine Brake Control). Le tre mappe sono poi ovviamente personalizzabili a piacimento, soprattutto per quel che riguarda l’assetto “elettronico”.
Manca qualcosa?
Ah si, il DQS è il Ducati Quick Shifter (volgarmente detto cambio elettronico) e l’ABS lo conoscete bene. Si anche la Ducati più sportiva di sempre si potrà equipaggiare con l’ABS Bosch 9ME di tipo supersportivo che legge anche il sollevamento delle ruota posteriore e prevede il funzionamento solo sulla ruota anteriore in caso di utilizzo in pista. Ovviamente è anche disinseribile.Il DDA+ invece è il Ducati Data Analyzer, l’acquisizione dati introdotta per la prima volta sulla 1198 e ora giunta alla seconda generazione che include anche l’antenna GPS e consente di rilevare automaticamente i tempi sul giro.
Il bello è che tutta questa robetta pesa anche molto poco la nuova Ducati 1199 Panigale ha molti chip ma pochi chili da portarsi appresso, a Borgo Panigale hanno davvero limato il limabile e non si sono certo tirati indietro con i materiali, il magnesio è usato parecchio per i coperchi motore (e anche per il telaietto anteriore) il serbatoio è in alluminio (e tiene 17 litri) e pesa 2,8 kg in meno rispetto a quello della 1198. In tutto la 1199 Panigale perde addirittura 10 kg rispetto alla già leggera 1198, il che significa fermare l’ago della bilancia sui 164 kg di peso a secco, roba da supersport 600.
Anche ammettendo di aggiungere una quindicina di kg per arrivare al peso in ordine di marcia dichiarato ormai da tutti i giapponesi la 1199 sarebbe comunque una decina di kg almeno più leggera della miglior concorrente. Impressionante. Un peso leggero a cui contribuisce ogni particolare, dalle sospensioni (che utilizzano piastre forcella allargate come sulle moto da corsa) ai freni che sfruttano le nuove minuscole Pinze Brembo Monoblocco, ancora accoppiate a dischi da 330 mm.Saranno tre le versioni di 1199 ad arrivare sul mercato, la 1199 Panigale monta cerchi fusi, forcella Marzocchi pressurizzata (anche questa una primizia) e monoammortizzatore Sachs completamente regolabile. L’elettronica è tutta di serie.
La 1199 Panigale S monta invece di serie le sospensioni elettroniche abbinate a una forcella Ohlins NIX30 e al monoammortizzatore TTX36. Per lei di serie anche i cerchi Marchesini forgiati, il peso minire dei cherchi compensa l’aggravio di peso delle sospensioni elettroniche tanto che per entrambe il peso dichiarato è di 164 kg.Poi c’è anche la 1199 Panigale S Tricolore, versione top di gamma che alla dotazione della 1199 Panigale S aggiunge anche il sistema DDA+ di serie. In questo caso il peso sale a 166,5 kg. Uguale per tutte invece la gommatura e anche in questo caso Ducati con la filosofia delle misure “speciali” per lo pneumatico posteriore. Dopo i cerchi da 16 pollici della desmosedici e il 180/60 della Streetfighter 848, sulla 1199 debutta il Pirelli Supercorsa SP da 200/55-17 montato su un cerchio da 6 pollici. Mai un posteriore di serie era stato così largo prima di oggi. Anche questo fa parte dell’esclusività della 1199 Panigale.