Se andiamo indietro (parecchio indietro) con il calendario non è difficile scoprire che le moto sportive stradali erano sempre in vetta alle classifiche di vendita. Restando in casa Honda ricordo anni in cui la CBR600F (e poi R) stabiliva primati con vendite quasi a 4 cifre. Quegli anni, inutile dirlo, non ci sono più. Anzi questa tipologia di moto era quasi scomparsa dai listini delle Case, sopravvivendo in pratica solo nei campionati Supersport. Ma qualcosa si sta muovendo; prima abbiamo assistito al ritorno della Yamaha R6 e poi quest’anno a EICMA al ritorno della Kawasaki ZX-6R 636. Addirittura, se guardiamo in previsione futura, vediamo anche l’Aprilia RS660. Ma qualcosa di più concreto l’abbiamo già potuto guidare e si chiama Honda CBR650R.
Premessa
Una premessa da parte mia: giusto fare crescere ancora queste sportive di media cilindrata con i semimanubri, perché sono l’anello mancante tra le piccole 300/400 sportive e le grandi 1.000. Senza di loro gli appassionati di questo genere di moto farebbero un salto troppo lungo.
Stessa piattaforma
La piattaforma da cui parte la CBR650R è la stessa della naked CB650R. Per qualcuno magari chiamare CBR una moto come questa può essere al limite del blasfemo, ma lasciatemi dire che non è proprio così. C’è una bella carenatura ora sfacciatamente ispirata a quella dell’ammiraglia CBR1000RR Fireblade, ci sono i semimanubri ma anche una posizione comoda e un motore quattro cilindri da quasi 100 cv.
I cambiamenti che contano
Tirando rapidamente le somme, la CBR650R ricorda molto nella filosofia la CBR600F di parecchi anni fa, moto vendutissima e capace di soddisfare in pista e su strada. Come per la CB650R anche la CBR650R ha subito una cura piuttosto drastica. Nuovo il telaio, le sospensioni (con la Showa SFF a steli rovesciati), i freni che ora montano pinze radiali. Il peso, rispetto alla precedente CB650R cala di 6 kg, e ora siamo a 207 kg in ordine di marcia con il pieno di benzina. Insomma ci sono davvero tante cose che sono cambiate rispetto alla vecchia CB650R, cose che rendono questa CBR650R sicuramente più sportiva e più adatta, o se vogliamo “degna”, di essere chiamata CBR.
Come eravamo
Feeling
Visto che la base è la stessa della naked, moto che mi è piaciuta parecchio, era logico che sulla sportiva ritrovassi un buone sensazioni. C’è tanta solidità a livello di telaio e di sospensioni, che hanno un buon assetto, anche se non sono regolabili. Ecco se devo trovare una mancanza la trovo qui. Magari in questo caso Honda poteva fare un passettino in più offrendo le regolazioni per la forcella, sarebbe stato utile per differenziare in chiave più sportiva la CBR650R rispetto alla CB650R. Del resto, a parte la sensazione guidare una moto più “rodata” rispetto alla naked che ho guidato lo stesso giorno (le sospensioni sembravano scorrere leggermente meglio) le affinità tra le due moto sono ovviamente molte, anche a livello di feedback.
Quattro cilindri a due velocità
Il motore mi è piaciuto molto, ma questo l’ho già detto anche in occasione della prova della naked. C’è un’ottima progressione nella parte medio/bassa del contagiri, (2.000-6.000) quasi sorprendente se si pensa che stiamo parlando di un quattro cilindri da 650 cc. Ovviamente non siamo al cospetto di un bicilindrico e nemmeno di un tre cilindri, ma devo dire che questo 4-in-linea si difende bene, anche grazie alla scelta di una rap portatura azzeccatissima. Poi c’è la seconda parte del contagiri, quella che va dai 7.000 ai 12.000 giri che è quella che ci riporta ai fasti del motore quattro cilindri come lo conosciamo. In mezzo c’è una fase di stanca piuttosto normale per un motore del genere.
Allunga molto, beve poco
L’allungo è quindi consistente, (accompagnato anche da qualche vibrazione in zona pedane/serbatoio, anche se la cambiata ideale si piazza attorno ai 10.000 giri, regime oltre il quale la spinta inizia a calare un po’. Facilissima da guidare, alla fine la Honda CBR650R è una ottima nave scuola per chi vuole approcciare una moto sportiva senza spendere follie ma avendo a che fare con una ciclistica “sana” e intuitiva. Tra l’altro il suo 4 cilindri consuma anche poco: alla fine del nostro test, il computer di bordo non è andato oltre i 5.8 litri/100 km di media. Piace anche il cambio, preciso e morbido nell’azionamento, con il quickshifter optional consigliatissimo, anche se non è sportivo nei tempi e forse, anche in questo caso per differenziarlo rispetto alla CB650R forse si poteva scegliere un tempo leggermente più rapido.