Due giorni di prova. Sono tanti in condizioni normali, servono tutti per la Suzuki GSX-S1000GT, una moto nata per macinare chilometri. Ma non bastano se durante il test inizia a piovere a dirotto… Ci sta, lo spirito del viaggio che sta alla base di questo progetto comprende gli imprevisti e l’acqua lo è senz’altro. Ma nella sfortuna ci sono anche aspetti positivi, per esempio il fatto che una sport touring in senso stretto come la Suzuki GSX-S1000GT non tema certamente gli imprevisti.
Prima di iniziare a raccontarvi la moto vi invito a leggere l’articolo di presentazione per scoprire – o rispolverare, nel caso l’abbiate già letto – i dati tecnici e le caratteristiche della nuova GT di Hamamatsu.
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Autostrada non ti temo
A proposito di viaggio, anche noi ne abbiamo fatto uno, liofilizzato perché breve ma sufficiente per capire come si comporta la nuova arrivata in casa Suzuki. Siamo partiti da Milano con destinazione Iseo, e la via più rapida è indubbiamente l’autostrada. Per raccontarvi la nuova Suzuki GSX-S1000GT abbiamo deciso di partire proprio da qui. Dalla lunga striscia rettilinea d’asfalto che ci separava dalla destinazione. La protezione dall’aria non è affatto male (altezza rider 180 cm). Considerando che non stiamo parlando di un moto pensata solo per l’autostrada la protezione dall’aria è buona. Se però avete intenzione di percorrere parecchia autostrada il mio consiglio è di optare per il cupolino “touring”, che garantisce indubbiamente una migliore protezione in particolare per le spalle e la testa.
Da sottolineare il buon funzionamento del cruise control, facile da regolare e anche intuitivo; con un singolo clic sui tasti di regolazione si aumenta (o diminuisce) la velocità di un singolo km/h e tenendo premuto si ottiene un incremento (o diminuzione) progressivo. L’unico appunto riguarda il tasto di attivazione, che si trova verso la parte interna del blocchetto sinistro e potrebbe risultare un po’ lontano per chi non ha i pollici particolarmente lunghi. Buona l’uscita dal cruise, che avviene sempre in modo soft.
Considerando che non stiamo parlando di una moto pensata esclusivamente per l’autostrada, la protezione dall’aria è buona. Se però avete intenzione di percorrere molta autostrada il mio consiglio è quello di optare per il cupolino “touring”. Il quale garantisce indubbiamente una migliore protezione per le zone delle spalle e della testa
Chiudo il capitolo autostradale con un breve commento sull’ergonomia. La posizione in sella è abbastanza rilassata: non ho avvertito nessun carico fastidioso nella zona dei polsi. La posizione delle gambe – per me che sono alto un metro e ottanta circa – è azzeccata. Ultimi due appunti su vibrazioni e stabilità: le prime non sono molto fastidiose, tuttavia – anche a causa dell’architettura del motore – una volta superati i 110 km/h iniziano a farsi sentire nella zona del manubrio. Ottima la stabilità, anche a velocità molto sostenute, dove le valigie laterali non interferiscono con il comportamento della moto.
Le tanto amate curve
Se durante il primo giorno di test ci siamo scontrati con un meteo particolarmente avverso, durante il secondo giorno (come vedete dalle foto) siamo stati graziati. Situazione che, fortunatamente, ci ha permesso di alzare un po’ il ritmo nelle curve, che sono il terreno di caccia ideale per una sport touring come la Suzuki GSX-S1000GT. La stretta parentela con le naked (GSX-S1000 nel caso specifico) fa delle moto di questo segmento delle autentiche sportive. Ci tengo a sottolineare che rispetto alla precedente GSX-S1000F, questo modello “sacrifica” leggermente l’anima sportiva in favore del comfort. Non disperate: nonostante la scelta di Suzuki di rendere più turistica la propria sport touring, la sportività resta una caratteristica di questa moto.
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Quattro in linea da vera sportiva
A tenere alta la bandiera della sportività pensa il quattro in linea da 999 cc. L’erogazione è molto fluida, lineare e priva di “buchi”. Le mappature messe a disposizione dal SIRS (Suzuki Intelligence Ride System) sono ben spaziate fra loro e non si sovrappongono. Il primo giorno di guida ho utilizzato principalmente la mappatura C, che nel linguaggio Suzuki sta per Comfort ma di fatto corrisponde alla classica Rain, che in questo caso offre una gestione del gas ottimale. A farne le spese è la coppia ai bassi, ma una volta che si gira completamente la manopola del gas si arriva, anche se più lentamente, al picco massimo di potenza, che ricordo essere di 152 CV. In condizioni di guida miste o asciutte ritengo invece che la mappatura ideale sia quella di “mezzo”, la B (Basic), che a mio avviso è quella più in linea con lo spirito di questa moto rispetto alla più aggressiva mappatura A (Active).
Tutta la guida si svolge sempre sotto l’occhio vigile dell’elettronica. Semplice, sì, ma comunque sempre piacevolmente efficace. Il controllo di trazione svolge egregiamente il suo dovere senza risultare invasivo o tagliando bruscamente la potenza. Lo stesso discorso vale per il quickshifter che per onor di cronaca, non si attiva sotto i 2.000 giri. Nonostante questo però se dovessi scegliere una parola per descriverlo sceglierei sicuramente la parola “micidiale”. Le marce entrano una dopo l’altra senza problemi, anche in scalata dove si riescono a buttar giù due marce di fila senza nessun tipo di problema. Sbagliare una cambiata è veramente difficile sia quando si viaggia più rilassati sia quando si incrementa il ritmo.
Ciclistica ok
Per quanto riguarda la ciclistica vorrei partire dall’impianto frenante, del quale ho apprezzato particolarmente l’anteriore. Non ha un “bite” particolarmente aggressivo (il che al vostro passeggero piacerà molto…) ma la forza frenante dell’impianto arriva progressivamente man mano che si tira la leva e la potenza è ottima anche quando si forzano le staccate.
Da buona sport touring la Suzuki GSX-S1000GT mette in mostra una ciclistica all’altezza: ho apprezzato la sensibilità della moto quando si sposta il peso sulle pedane per entrare in curva e cambiare direzione, la percorrenza non è affatto male e complessivamente la moto si comporta molto bene.
Un appunto riguarda gli pneumatici di primo equipaggiamento Dunlop Roadsport 2, che penalizzano un po’ la fluidità di guida. La responsabilità va ascritta in parte allo pneumatico posteriore 190/50 che, con un profilo più piatto rispetto a uno pneumatico con spalla 55, non digerisce benissimo gli angoli troppo di piega esasperati. In Suzuki tengono però a specificare che questa scelta è dettata dalla volontà di andare a limare tutti i grammi possibili di masse non sospese, senza andare a incidere sul prezzo.
Chiudiamo il paragrafo ciclistica con le sospensioni. Il comfort di marcia sullo sconnesso è garantito senza troppi problemi, una caratteristica che fortunatamente non ha il classico “rovescio della medaglia” in quanto la guida sportiva non ne risente. Prima di concludere aggiungo che – dal mio punto di vista – questa moto dà il meglio quando si guida il più fluidi e rotondi possibile, senza andare a cercare la prestazione pura con il cosiddetto “coltello fra i denti”. Non aggreditela e vi darà un sacco di soddisfazioni.
Attenzione al comfort
Uno dei temi più rilevanti per una sport touring è indubbiamente il comfort. Delle vibrazioni, della protezione dall’aria e delle sospensioni abbiamo già parlato. Aggiungo un paio di notazioni che faranno piacere a chi ha intenzione di passare molto tempo in sella. Ho riscontrato un’imbottitura della seduta perfetta: lo schiumato del pilota è un mix perfetto di sostegno e morbidezza. Completano la dotazione la presa USB accanto alla strumentazione e il serbatoio in metallo – sul quale si può attaccare la borsa ad attacco magnetico – che vanta una capienza di 19 litri, un vero serbatoio da sport touring! Stando a quanto dichiara la Casa l’autonomia dovrebbe attestarsi sui 400 km. Nonostante l’assenza del pomello per la regolazione remota del precarico del monoammortizzatore, sotto la sella del passeggero c’è una chiave per compiere questa operazione. La comodità con cui si effettua la regolazione non è certamente la stessa ma anche con questa soluzione non risulta particolarmente complicata.
Display di rilievo
Ho deciso di concludere il racconto della Suzuki GSX-S1000GT con un commento sulla nuova strumentazione: la caratteristica che più mi ha sorpreso è il sistema di navigazione, che sfrutta la connessione con lo smartphone e di conseguenza la connessione a internet di quest’ultimo. Il sistema è molto fluido ed è in grado di aggiornare le informazioni istantaneamente. Ad esempio la riproduzione dei cartelli relativi ai limiti di velocità si aggiorna non appena si supera fisicamente il cartello stradale che indica la variazione del limite.
Il medesimo discorso vale anche per l’indicazione degli autovelox/tutor e per il cambio dello sfondo in base alle luce esterna. Se dovessimo trovare il pelo nell’uovo vi segnalo il feeling restituito dai tasti del joystick, che per i miei gusti hanno la corsa un po’ lunga.
Conclusioni
Il giudizio che mi sento di dare dopo due giornate di convivenza con la Suzuki GSX-S1000GT è indubbiamente positivo. La nuova sport touring di Suzuki si presenta come una moto completa. Mancano l’IMU, il cavalletto centrale e il già citato pomello per la regolazione del precarico, ma sono presenti molti componenti di ottimo livello. Penso all’elettronica e all’impianto frenante “parzialmente” Brembo (la pompa è una Nissin, assiale). Credo che a 15.890 euro valigie incluse sia molto difficile fare meglio di così.