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Bugatti Veyron 16.4 Grand Sport Vitesse Meo Costantini

Terzo modello delle sei versioni speciali dedicate ai personaggi che hanno fatto la storia Bugatti, può contare su 1.217 cv, oltre 153 kgm e una velocità massima di 409 km/h. Mossa dal consueto V16 8.0 quadriturbo, ha come unico limite... l’integrità dei pneumatici!

Sei vetture esclusive. Per celebrare altrettanti eroi della storia Bugatti. La Casa francese non smette di stupire, proponendo un’ulteriore interpretazione del tema Grand Sport Vitesse. Quest’ultima la variante roadster, o forse sarebbe meglio dire “targa”, data la presenza di un hard top amovibile, di Veyron 16.4 Super Sport.

Dopo le one-off dedicate a Jean-Pierre Wimille, due volte trionfatore a Le Mans, e Jean Bugatti, primo dei figli di Ettore Bugatti e giovanissimo dirigente dell’azienda francese dal 1936 al 1939, anni nei quali venne definito lo “stile Bugatti”, è giunto il momento dell’italiano Meo Costantini. Bartolomeo “Meo” Costantini, nato nel 1889, fu un pilota di successo e per 8 anni diresse il racing team Bugatti. La Grand Sport Vitesse a lui intitolata è un omaggio alla storica Type 35, nata nel 1924 come biposto da corsa scoperta. Vettura che divenne la più famosa race car della Factory alsaziana, vincendo centinaia di competizioni in 7 anni di carriera.

Veyron è stata la prima vettura di serie a superare i 1.000 cv di potenza. Poi è arrivata la versione Super Sport. Simbolo di potenza bruta, l’impressionante 8.0 16 cilindri a doppia W (ovvero due V8 inclinati fra loro di 90°, o, come altresì si può dire, quattro bancate a 4 cilindri accoppiate con V di 15° e disposte tra loro a 90°) sovralimentato mediante 4 turbocompressori è così passato da 1001 a 1.217 cv e da 127,5 a 153,1 kgm di coppia. Variazioni ottenute principalmente grazie all’adozione di turbine e intercooler dalla portata maggiorata. Grand Sport Vitesse, da cui deriva la versione Meo Costantini, non è altro, come accennato, che la variante targa di Super Sport.

Analogamente a Veyron, accelera da 0 a 100 km/h in 2,6” grazie alla presenza del launch control. Quasi 200 cv in più è nemmeno un decimo in meno? Un risultato apparentemente deludente… se non fosse che il limite non è la meccanica. Bensì la fisica. A meno di sbriciolare i pneumatici. Proprio la tutela delle coperture ha altresì imposto di “limitare” la velocità massima a 409 km/h, laddove Veyron non va oltre i 407 km/h. A patto, ovviamente, di mantenere innestato l’hard top. In caso contrario è vivamente consigliato non oltrepassare i 360 km/h. Pena la probabile “eiezione” del conducente…

L’aerodinamica si adegua (3 step) alla velocità grazie all’elettronica: l’alettone e lo spoiler variano incidenza e altezza in base all’andatura e cambia altresì la luce da terra, che passa da 12,5 cm (standard) a 8 cm all’avantreno e 9,5 cm al retrotreno oltre i 220 km/h, oppure, una volta azionata una chiave specifica per superare i 375 km/h, rispettivamente a 6,5 e 7 cm mentre si chiudono i flap dinanzi alle ruote anteriori per favorire l’effetto suolo. Come se non bastasse, oltre i 200 km/h l’alettone, in caso di frenata, fuoriesce con un’angolazione di 55° fungendo da freno aerodinamico, aiutando i dischi carboceramici anteriori da 400 mm di diametro e posteriori da 380 mm sui quali agiscono pinze rispettivamente a 8 e 6 pistoncini.

Il cambio è a 7 rapporti a doppia frizione DSG, azionabile mediante levette al volante o tramite il più comune selettore, e assicura passaggi di marcia in 150 ms, mentre la trazione integrale permanente si affida alla frizione centrale Haldex a controllo elettronico che ripartisce la coppia tra gli assali e al differenziale autobloccante posteriore. Nonostante l’adozione di carrozzeria e telaio monoscocca in carbonio, nonché di scarichi in titanio dai valori di retropressione particolarmente contenuti, il peso resta abbondantemente superiore a quanto fatto registrare dalla maggior parte delle supercar: 1.888 kg per Veyron che, nel caso di Grand Sport, salgono a 1.990 kg.

 

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