RIDE
Come vi ho detto ho usato la moto per quanto consentito dalle limitazioni, sul tragitto casa-lavoro. Situazione in cui la Streetfighter mi ha onestamente sorpreso, perché io una Ducati sportiva così affabile quando non si spinge non l’avevo mai guidata. Non c’è bisogno di spingere al massimo per capire che tipo di lavoro ha fatto Ducati sulla Streetfigther V4 S, perché anche usandola nella vita normale la strada intrapresa è abbastanza chiara. Della posizione di guida vi ho già detto, non della maneggevolezza che a mio parere è davvero al top di un segmento in cui è proprio la maneggevolezza a essere uno dei punti chiave.
SUPER AGILE
La Streetfighter V4 S svolta e cambia direzione con una rapidità eccezionale, si fionda alla corda che toglie il fiato. Caratteristiche che appartengono anche alla Panigale e che sulla Streetfighter ritroviamo enfatizzate dal manubrio largo. Merito dell’albero controrotante, che sicuramente contribuisce. Così come contribuiscono i Pirelli Diablo Rosso Corsa II che con il telaio della Streetfighter vannno davvero molto d’accordo
CREMOSA QUANDO SERVE
Anche il lavoro sul motore mi pare ottimo, anche perché il V4 della Streetfighter beneficia degli stessi aggiornamenti di quello della Panigale V4 2020, ossia un ammorbidimento generale della risposta al gas che, soprattutto usando la mappatura Street, rende tutto molto gestibile e usabile su strada. In questa mappatura la Streetfighter V4 diventa quasi turistica nel comportamento delle sospensioni che, incredibilmente, digeriscono buche e asperità come una Ducati stradale non ha mai fatto.
SPORT LA MAPPA “GIUSTA”
In generale, tutte le mappature sono sfruttabili. La mappatura Sport è quella che mi piace di più per l’equilibrio generale tra risposta al gas freno motore e assetto delle sospensioni. È quella a cui sono sempre tornato dopo aver provato le altre due: la Race è diretta, cattiva, pensata per quando spingi, meno per quando guidi tranquillo. Il bello questa volta è che la moto non appare mai ingestibile. La Streetfighter la senti sempre in mano, sia parlando di motore, sia di ciclistica dove, a occhio, qualche concorrente (saranno le comparative a dirlo) ha forse un po’ di presenza di sterzo in più, ma non la stessa velocità di esecuzione delle manovre.
LE PIACE (ANCHE) LA STRADA
Non è insomma la “solita Ducati”, un po’ rigida e più amante del galoppo che del trotto, ma una moto godibile anche andando piano, che la strada la ama e non la soffre, diventando feroce solo quando vuoi. Un motore infinito questo V4, che quando va piano suona come un V2 e in alto urla come un V4. Pastoso ai bassi e medi, furioso oltre i 9.000 giri, con un allungo da far paura, anche perché la rapportatura è corta e a velocità autostradale il motore gira allegro poco oltre i 6.500 giri. Questo consente di gestire la moto anche a passo di parata, tenendo la sesta anche poco sotto i 3.000 giri senza ottenere rifiuti. A tutto questo si aggiunge la frenata, potentissima, da vera Ducati, ma con una taratura “pastosa” e un bite (primo attacco) molto gestibile. Approvata.
ESAGERATA, QUANDO VUOI
È una moto dalle prestazioni esagerate? La risposta è sì. Ma va dato atto a Ducati di essersi mossa in una direzione nuova, cercando non solo performance ma anche usabilità quando la moto non viene sfruttata al massimo. Buono, perché non si può sempre andare in giro “accelerati”, ogni tanto puoi goderti la moto andando piano.
DIFETTI?
Ne dico un paio: l’angolo di sterzo è limitato, e in Ducati non è che non ci siano stati attenti, “smagrendo” addirittura i foderi forcella per guadagnare gualche grado (30° per lato i dichiarati). Ma di manovre ne fai tante. Inoltre a memoria tra le nude è la più nuda di tutte: l’impatto dell’aria su casco e busto è davvero sensibile, tanto che già sopra i 140 km/h il collo inizia a dare qualche segnale di insofferenza. Il cupolino che Ducati offre come optional a mio parere se non obbligatorio è fortemente raccomandabile.