In genere, quando si acquista una moto e lo si fa senza ascoltare solo la pancia, sarebbe saggio porsi almeno la domanda “Cosa sto cercando?”, per evitare incomprensioni in realtà prevedibili.
PERCHÉ LO FACCIO?
Ecco, nonostante la Bullet la si acquisti con una buona dose di pancia, rimane comunque importante porsi anche la fatidica domanda… Guidarla è una esperienza, termine abusato ma azzeccato. Apre la porta di una dimensione unica del motociclismo: la trasposizione a motore della filosofia dello slow food. Ossia la scoperta di un modo di spostarsi che non è mai cambiato negli ultimi settant’anni. Attenzione, però: chi lo vuole interpretare come “anacronistico” sbaglia.
TABULA RASA
L’approccio è più facile per chi è un motociclista “di ritorno” o per chi è alla sua prima volta, magari compiendo il grande salto dallo scooter. Per tutti gli altri, guidare la Bullet Trials significa resettare i riding mode finora memorizzati e cambiare i verbi del proprio vocabolario: frenare diventa rallentare e piegare torna ad essere curvare…
SU STRADA
ANCHE FUORI
Viste le dichiarate origini off-road della Bullet Trials, ho voluto portarne le gomme dove i loro tasselli sono di casa. Il terreno non era dei più semplici, ma affrontare i sassi del greto del Ceno, grazie al peso contenuto e al baricentro basso non è stato troppo impegnativo. Peccato che il manubrio sia piazzato troppo in basso per chi, come me, supera il metro e settanta. E poi, sfruttando lo scarico alto, si può anche giocare al guado…
DUNQUE?
Dunque, se cerchi una moto che sovverta le tue certezze o che ti sveli le primordiali gioie del motociclismo, la Trials è perfetta. Regala tutto ciò che basta per guidare con il sorriso. L’essenziale: comfort, piacere di guida, facilità, economicità e anche glamour. Chiedetele ciò che promette e il fidanzamento sarà felice.