Dalla città alla verzura, costeggiando il Naviglio e divagando per cascine. Una fuga dalla canicola alla ricerca del refrigerio, un po’ Peter Fonda di “Easy rider” un po’ Renato Pozzetto de “Il ragazzo di campagna”…
BEI RICORDI
Del Leoncino mi ero invaghito quando partecipai al lancio stampa, nel 2017, per cui quando in redazione ha fatto la sua comparsa la versione Trail, la curiosità di provarlo in questa conformazione con ruota da 19″ ci ha messo poco per farsi strada.A convincermi, nel corso di quella prova sui colli romagnoli, furono il feeling immediato, l’equilibrio generale, la fluidità e le dolcezza del motore. Il Leoncino mi era sembrata una motocicletta fatta per un passeggio di gusto, ma pronta anche a regalare piacevoli emozioni (quelle forti non le promette…) quando la strada si fa invitante.
QUALCOSA È CAMBIATO
A DAY OFF
Lo spirito con cui abbiamo affrontato la nostra prova è stato proprio questo: un giorno di stacco. Pochi pensieri e tanta voglia di uscire dalla città e riempirsi gli occhi di verde e di polvere. Jeans, tee-shirt, scarpe da ginnastica, casco jet e ray-ban… Come da ragazzo, quando con i 125 si andava al Ticino o sul lago Maggiore a prendere il fresco. Cambiano i tempi, cambia la moto ma le sensazioni sono ancora le stesse. Merito anche della piacevolezza del motore del Leoncino, che alimenta il gusto di trotterellare senza quasi usare il cambio, sfruttando l’elasticità del bicilindrico, piegando dolci e facendosi bastare le poche curve che regalano le avare terre tagliate dai Navigli.
GRANITE E MIRAGGI
Una giornata torrida, di quelle in cui anche girare in moto è faticoso. Sotto il casco la testa bolle e i pensieri si popolano di immagini sotto zero, con i colori del gelato e la consistenza della granita. Ma già dieci minuti dopo la prima sosta, al gusto di mandarino, la canicola è tornata a contorcere i ragionamenti e mi ha fatto cadere vittima del più classico dei miraggi: la fonte zampillante… Nemmeno il tempo di valutare la situazione che, come un Mosè a motore, la stavo attraversando bagnato fino all’ombelico. Zuppo ma fresco, per tutto il resto del giro, che da lì in poi si è fatto anche interessante in quanto a piacere di guida. Saliscendi nel bosco, qualche divertente infilata di curve, sterrate polverose in mezzo a campi di mais e di girasole dalla testa enorme.
CHE VUOI DI PIÙ
Se la madre di tutti i Leoncino mi era piaciuta, nella versione Trail guadagna qualche punto alla voce “eclettismo”. Non che le gomme semitassellate facciano miracoli, intendiamoci, però allargano ancora un poco l’orizzonte di chi impugna il manubrio, aprendo rotte meno battute e più polverose. Non pensate a sconnesse mulattiere, ma a strade bianche e carrarecce da affrontare in piedi sulle pedane. La ruota anteriore da 19″ non toglie nulla alle qualità dinamiche, che non sono e non vogliono essere da sportiva. Semmai, si fa apprezzare nella guida cittadina, dove il Leoncino Trail si disimpegna agile fra le auto, incurante di tombini, rotaie e pavé; e poi, non neghiamolo, i cerchi a raggi stanno proprio bene.Come già notato a suo tempo in sella al primogenito della famiglia, resta la sensazione di una sospensione posteriore un po’ morbida, che se da un lato privilegia il comfort, quando si vuole alzare un po’ il ritmo si preferirebbe più sostenuta. È comunque possibile regolarne il precarico e trovare il giusto compromesso.Nel frattempo, con il passare dei chilometri, il sole si è abbassato, il caldo lo ha seguito e i jeans si sono asciugati. Ora me la godo davvero e mi diverto a cercare le strade più piccole fra i campi, asfalto o terra fa lo stesso. L’importante è che guardino verso Ovest e mi portino dai pesciolini fritti dell’Osteria del Ponte.
foto HLMPHOTO – Martina Folco Zambelli