La Honda NSX non è abbastanza aggressiva. Parola di… Honda! La Casa americana, per bocca di Ted Klaus, capo ingegnere preposto allo sviluppo della seconda generazione della sportiva nipponica, non ritiene sufficientemente “cattiva” la propria supercar, sebbene il powertrain ibrido sprigioni 573 cv. La concorrenza di Ford GT e l’imminente arrivo della nuova Nissan GT-R avrebbero infatti appannato, specie in America, l’impatto dell’NSX sul mercato.Come rimediare? Semplice, attingendo alla propria tradizione. Vale a dire dando vita entro la fine dell’anno, o al più tardi nei primi mesi del 2017, a una versione Type R, variante “cattiva” della supersportiva ibrida NSX. Un upgrade quasi certamente caratterizzato da un body kit più aggressivo e vistoso rispetto al modello base, forte di un alettone a incidenza regolabile oltre che di prese d’aria maggiorate sia per l’impianto di raffreddamento sia per l’aspirazione del V6. Un’operazione coraggiosa, ma tutt’altro che inedita dato che già la prima serie d’NSX venne declinata in configurazione Type R, denominata anche NSX-R. Dal 1992 al 1995, e dal 2002 al 2005, la supercar Honda venne sottoposta a una cura dimagrante radicale, tanto da essere privata di qualsiasi accessorio non strettamente funzionale alle prestazioni. Furono così rimossi il climatizzatore, l’impianto audio e gran parte dei rivestimenti fonoassorbenti, mentre i sedili standard lasciarono il posto a delle sedute Recaro in fibra di carbonio.La vecchia NSX Type R fu interessata da un alleggerimento di circa 120 kg rispetto alla vettura base: una “ricetta” che sembra destinata anche alla nuova generazione, ma in modo meno radicale – il climatizzatore non sarà rimosso – e in abbinamento a un sensibile upgrade della potenza erogata dal powertrain, che dovrebbe superare i 600 cv. Powertrain che, nel dettaglio, è attualmente basato su di un sistema propulsivo ibrido composto da un V6 3.5 biturbo a iniezione diretta di benzina collocato in posizione centrale longitudinale, collegato in serie a un’unità elettrica. Un binomio attivo al retrotreno, cui si accompagnano due ulteriori propulsori a zero emissioni all’avantreno, uno per ciascuna ruota, così da disporre della trazione integrale impreziosita dalla ripartizione variabile della coppia tra gli assali e da un differenziale anteriore virtuale.La futura Type R, il cui prezzo dovrebbe essere inferiore a 200.000 euro, potrà contare su di un setting più aggressivo nella distribuzione dei kgm, oltre che su di una versione più rapida del cambio a doppia frizione a nove rapporti. Nessuna modifica per il telaio composto da un pianale in fibra di carbonio cui s’abbina una struttura tubolare in alluminio con rinforzi in acciaio, mentre le sospensioni beneficeranno di un setup hard, votato all’utilizzo in pista.