Ci sono tanti modi di intendere un’auto sportiva. Quasi nessuno, da qualche anno a questa parte, rispecchia quello “autentico”, per cui la leggerezza è più importante della potenza. Certo, delle eccezioni ci sono: Lotus Elise (ed Exige) su tutte, ma anche Alfa Romeo 4C, Caterham (tutte, nessuna esclusa), Dallara, però si tratta appunto di perle rare. Una collezione ristretta a cui da poco si è aggiunta la Alpine A110. Piccola coupé francese – il marchio è di proprietà di Renault – dotata di un telaio rigidissimo e leggero, spinta dallo stesso motore 1.8 turbo a 4 cilindri della Megane RS portato a 252 cv; recentemente a 292 con la versione S. A proposito, il peso: 1.080 kg. https://www.youtube.com/watch?v=K_9u9qB7dfw
Tale auto, tale strada
Visto che di sportiva autentica si tratta, non potevamo guidarla su una strada qualunque. Né in pista, perché auto come questa nascono per aggredire le curve di montagna, più che quelle comprese tra i cordoli (anche se in circuito, sia chiaro, questa macchina ci va a nozze). Bene, eccoci dunque sul nastro di asfalto di 10 km (metro più, metro meno) che unisce Caprino a Spiazzi, su cui per la prima volta, nel 1966, si è corsa la gara in salita Caprino-Spiazzi. E che da quando esiste ha “visto” cose, a due e a quattro ruote, ai limiti, a volte oltre, della legalità…
Una “macchinina” telecomandata
Insomma, piccola, leggera, alta pochi centimetri da terra, la A110 è un’auto perfetta per tornanti e curve in successione. Non a caso, rimbalza da una curva all’altra al minimo input di sterzo. Il bello, più di ogni altra cosa, è che non c’è bisogno di esagerare per divertirsi. Si possono anche rispettare i limiti e godersi la sensazione di essere parte integrante della meccanica. Il merito è del lavoro fatto a 360°. Telaio rigido, sospensioni a doppio triangolo sovrapposto con ammortizzatori rigorosamente non attivi, motore dietro alle spalle e assetto rigido sì, ma non marmoreo: sono questi i fattori che rendono la Alpine così unica, così capace di comunicare – letteralmente – con chi la guida.
Dove tu la vuoi
Come ogni sportiva (a maggior ragione francese) che si rispetti, la Alpine mostra una certa sensibilità al tiro-rilascio del gas, che diventa un’alleata nel disegnare la traiettoria perfetta senza mai tramutarsi in ansia. Vi dirò di più, l’assenza del differenziale autobloccante meccanico, di per sé grave su una sportiva, tutto sommato non si fa sentire così tanto, perché l’equilibrio della Alpine è notevole e la motricità elevata.
Numeri di tutto rispetto
Il tutto mentre il motore spinge come un assatanato. Si tratta del 1.800 turbo a 4 cilindri della Megane RS, qui con 252 cv e 320 Nm di coppia, che hanno gioco facilissimo col peso piuma della Alpine: la spinta è tanta ai bassi regimi e non conosce flessioni fino al limitatore, posto a quota 6.500 giri. Il tutto, per 250 km/h di velocità massima e uno 0-100 km/h in 4,5 secondi. Quanto al cambio, la presenza dell’automatico a doppia frizione by Getrag, lo ammetto, un po’ mi ha deluso, inizialmente. Però me la sono fatta passare subito. Primo perché non solo i passaggi di marcia sono fulminei ma, cosa ancora più importante, le reazioni agli input sono velocissime. E poi perché o il manuale è in stile giapponese, con innesti corti, secchi e precisi, o allora è meglio lasciar fare all’elettronica e concentrarsi sul resto. Che da godere ce n’è parecchio.
Una rivale molto difficile
Una cosa mi è davvero mancata: un posto dove mettere chiavi, telefono e portafoglio. Va bene che si tratta di una sportiva, ma non la si può usare solo con tuta, casco e guanti. Ma è un’altra la cosa che non mi ha convinto della A110: l’effetto Clio dell’abitacolo. Nulla contro la Clio, sia chiaro, però molti comandi sono in comune e la cosa potrebbe avere il suo peso, quando l’assegno da staccare riporta una cifra vicino ai 60.000 euro, 57.200 per la precisione. Il tutto, “aggravato” dal fatto che per poco di più – 59.600 euro – esiste una certa Porsche Cayman. Due auto molto diverse, ma non c’è dubbio che chiunque pensi a un’Alpine, non può non pensare alla Cayman e al valore aggiunto di un marchio tanto prestigioso, anche nell’ottica della rivendibilità.
Perché sì
Quindi, perché un appassionato dovrebbe comprare una Alpine? E’ presto detto: per il gusto autentico della guida, slegato dalla velocità, che rende la Alpine un’auto d’altri tempi. Detto in modo assolutamente non nostalgico, ma oggettivo. Con le sportive moderne, troppo spesso, per iniziare a divertirsi bisogna andare esageratamente forte, roba da Codice Penale. Con la Alpine no. Sia chiaro, se proprio si vuole la A110 non va forte, va fortissimo, ma il fatto di non essere obbligati ad andare in pista, di potersi godere ancora una strada di montagna è il suo valore aggiunto.