Le “berlinone” italiane
Spostandoci dalla meccanica giapponese allo stile italiano, due auto ci colpiscono per il successo ottenuto nel corso del tempo – anche se avendo nel cuore molte creazioni del Bel Paese la lista sarebbe lunga. Nata nella seconda metà degli Anni ’80 con tutte (o quasi: la qualità non era dello stesso livello) le carte in regola per sfidare i modelli delle case tedesche – come BMW Serie 5 e Mercedes Classe E – l’Alfa Romeo 164 merita di essere ricordata più delle altre, assieme alla prima Lancia Thema e alla Fiat Croma del 1986.
La prima è l’ammiraglia del Biscione capace di convincere oltre 268.757 clienti, mentre la seconda rappresenta la berlinona italiana di rappresentanza per eccellenza a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. Se della 164 ci si ricorda in particolare della cattivissima versione Q4, della Thema non si può non menzionare la 8.32 – otto come i cilindri e 32 come le valvole – meglio conosciuta come Thema Ferrari. E la Croma? Nasceva sulla stessa base di 164 e Thema, ma era più orientata al comfort e alla versatilità, testimoniata soprattutto dall’ampio portellone che dava accesso a un bagagliaio XXL.
Eredi senza (o con poco) successo
Entrambe, 164 e Thema, in verità un’erede l’hanno avuta. La 166 nel caso della prima: auto con un gran telaio, che però supera di poco le 100.000 unità vendute e non impensierisce mai le tedesche. Nel caso della seconda l’erede si chiama ancora Thema, ma in realtà si tratta di un’operazione di rebadging della Chrysler 300C (Chrysler nel frattempo è entrata nell’orbita di “mamma” Fiat in seguito alle abili mosse di Sergio Marchionne). La Thema su base 300C resterà un modello di super nicchia, penalizzato fra le altre cose da una gamma motori di 3 litri di cilindrata, in un periodo in cui il Fisco “perseguita” i modelli superiori ai 2.000cc. Diversa la storia dell’erede della Croma, che trovate nella pagina dedicata alle SW. A differenza di quanto accaduto con le monovolume, di berline medie, grandi e molto grandi ce ne sono ancora. La differenza sostanziale consiste nel fatto che a produrle – e venderle con un certo successo – sono quasi esclusivamente i marchi tedeschi.