Lo stato dell’arte dei motori elettrici
La realtà sul funzionamento dei motori elettrici, ovviamente, è ben più complicata di quanto avete letto in questo articolo, che è da considerare come un’introduzione di massima ai principi che regolano queste macchine. Una materia resa ancor più complessa dal fatto che l’evoluzione è continuamente in atto ed è molto rapida. Uno dei tanti fattori che aumentano la complessità di questa tecnologia è quello dei materiali utilizzati per la costruzione dei magneti permanenti, le cosiddette terre rare.
Attualmente il monopolio legato all’estrazione e alla produzione di questi materiali è in mano alla Cina – leggi anche: “Auto elettriche, l’Europa sfida Cina, Corea e Giappone sulle batteria” – ma l’Europa non rimane ferma a guardare ed innovazioni come i motori senza magneti sviluppati dalla tedesca Mahle promettono bene: 95% di efficienza nella conversione energetica – valori comparabili solo ai motori utilizzati in Formula E.
La ricerca della perfezione rasenta l’incredibile: per migliorare di un punto percentuale gli indici di prestazione, occorrono investimenti notevoli e l’introduzione di tecnologie “collaterali”. Alcuni esempi sono il recupero dell’energia cinetica in frenata (utilizzando il motore elettrico come generatore, sostanzialmente al contrario) e la gestione di differenze di potenziale (volgarmente “voltaggio” – tre o quattro volte superiori alle normali reti domestiche). Il tutto integrato perfettamente, a valle e a monte, con pacchi batteria di ultima generazione con autonomia da record e trasmissioni in grado di scaricare a terra con precisione centinaia di cavalli per ruota.
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