DRIVE
MISS MUSCOLO
Mettiamola così: la Volkswagen Tiguan 2.0 BiTDI DSG 4M R-Line non vincerà mai un concorso d’eleganza, ma se ne esistesse uno per la tracotanza al podio potrebbe arrivarci… L’impatto visivo è forte: le linee della carrozzeria sono decise, lo sguardo perentorio, i volumi importanti. Non è mastodontica ma è scolpita come un culturista sotto gara.
La qualità è buona: gli interni sono piacevoli al tatto e alla vista, tutto è molto concreto e solido. Lo schermo è facile da consultare, la pelle dei sedili è di qualità, la posizione di guida ben studiata: si sta in alto ma non troppo, con il volante verticale. In mezzo c’è un comodo bracciolo, morbido, che ospita oggetti di vario tipo.
FAI SPAZIO
Lo spazio a bordo della Volkswagen Tiguan 2.0 BiTDI DSG 4M R-Line è abbondante, soprattutto per chi siede dietro e può, tra l’altro, regolare il climatizzatore e la temperatura del sedile a piacimento. Anche il bagagliaio (dotato di due luci, una asportabile) è importante: si parte da 520 litri in configurazione minima, 615 litri spostando in avanti il divano e 1.655 litri abbattendolo. Peccato per l’altezza del piano di carico non proprio rasoterra (73 cm) e per la sagoma delle ruote che riduce un po’ lo spazio ai lati.
CAMBIO O NON CAMBIO?
Il bello di auto come la Volkswagen Tiguan 2.0 BiTDI DSG 4M R-Line è che, nonostante le scalpitanti fibre bianche, puoi godertele passeggiando sul lungomare. Merito dell’accordatura perfetta di tutti gli elementi meccanici: motore, sospensioni/telaio e gruppo trasmissione. Quest’ultimo è particolarmente efficiente: è stato uno dei primi cambi a doppia frizione e negli anni è migliorato costantemente. Il risultato, oggi, è un DSG telepatico, soprattutto in modalità automatica. Le marce sfilano con la delicatezza di una libellula, sia a salire sia a scendere di rapporto, e non importa la velocità: la cambiata è sempre dolce ed esattamente al regime che ci s’immagina. Notevole.
FORZA DELLA NATURA
Il vero protagonista è il 4 cilindri biturbo: sa essere educato se condotto a passo di marcia, ma se avete voglia di emozioni è ben felice di assecondarvi. 1.800 kg sono in assoluto tanti da spostare, ma non per questo motore: la spinta è immediata, forte e costante, ed è difficile trovare qualcuno che possa tenervi testa. Il bello è che non cala oltre i 3.000 giri, regime oltre il quale la maggior parte dei motori turbodiesel frena la corsa. Qui la spinta resta veemente, con un allungo che porta ben oltre la velocità codice. Peccato per il sound da turbodiesel. E attenzione ai consumi: guidando così, i valori dichiarati diventano un miraggio.
GUIDA D’ASSALTO
L’assetto è imperturbabile. La massa è importante e di conseguenza anche l’inerzia ma la trazione integrale unita alle sospensioni efficaci incollano la Tiguan come fosse sui binari. Per ogni curva presa all’arrembaggio la meccanica scava alla ricerca di trazione, una trebbiatrice da asfalto. E funziona: grazie anche alla centralina che gestisce istantaneamente svariati parametri, le ruote seguono la traiettoria immaginata. C’è solo un accenno di sottosterzo quando si esagera.
Basta mollare il gas e aspettare qualche attimo per trovarsi di nuovo nel posto giusto. È un’auto decisamente interessante, questa Tiguan biturbo. Alla classica perfezione tedesca – che significa silenziosità di marcia, praticità, assetto sportivo ma comunque in grado di assorbire le buche, frenata potente e ben gestibile – affianca uno spiccato carattere giocoso, quasi ribelle. Parte del merito va al reparto marketing che ha intuito la necessità di un mezzo “sopra le righe”. Gli amanti della velocità ringraziano.