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Rally replica: il mondo perduto

Negli Anni ’90 erano il sogno d’ogni appassionato: le rally replica, vetture di serie tecnicamente ed esteticamente simili ai modelli da competizione, sono ormai un lontano ricordo.

L’anno d’oro? Il 1993

La massima espressione sportiva per le vetture derivate dalla produzione, vale a dire i rally, prosperavano. Al via del Mondiale figuravano nomi successivamente entrati nella leggenda: Didier Auriol, François Delecour, Miki Biasion, Juha Kankunnen, Colin McRae, Andrea Aghini, Markku Alén, Carlos Sainz, Ari Vatanen e Franco Cunico. Un parterre de roi. Le vetture non erano da meno: Toyota Celica Turbo 4WD, Ford Escort RS Cosworth, Subaru Legacy RS, Lancia Delta HF Integrale, Mitsubishi Lancer Evolution e, un gradino più in basso, Renault Clio Williams 2.0i 16V, Opel Astra 2.0 GSi 16V, Citroën ZX 2.0 16V, Volkswagen Golf GTI 2.0 16V Mk3 nonché svariati esemplari ancora in ottima forma di Renault 5 GT Turbo, Fiat Uno Turbo i.e. e Peugeot 205 Rallye/GTI.

Renault Clio Williams 2.0i 16V

La parentela tra vetture da gara e stradali era percepibile. Una parentela che portava i ragazzini a sognare, i giovani a elaborare gli esemplari meno nobili e i più anziani a… raccomandare prudenza. I gadget elettronici non esistevano. Che cosa è restato di quegli anni? Quali sono e come sono cambiate le eredi delle vetture che oltre due decenni fa infiammarono torme di appassionati?

Degli Anni ’90 è restato poco o nulla

Il panorama delle 4×4 turbo vive un momento difficile

Chi si erge a paladina delle rally replica?

Nuova Polo GTI

Citroën e Peugeot

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