Seat Alhambra, gemella diversa di Volkswagen Sharan, è l’espressione teutonica in chiave iberica del trasporto di persone, con un’attenzione superiore agli ospiti, che occupino la prima oppure la terza e ultima fila. Senza fatica rimane sotto i 5 metri di lunghezza e senza sforzo accoglie sette ospiti a bordo. Chiamatela vocazione: per noi è una chiara intenzione di sdoganare in modo definitivo l’accoppiata che unisce il comfort di classe all’idea più spartana di openspace a quattro ruote.LIVENon impiega molti chilometri a ottenere il nostro apprezzamento: spazio ce n’è in abbondanza, la qualità dei materiali nell’abitacolo è indiscutibile e le diverse motorizzazioni sono in grado di soddisfare portafogli e prestazioni. L’unico motore benzina previsto è un 1.4 TSI sovralimentato da 150 cavalli disponibile su richiesta con il rinomato cambio “superveloce” a doppia frizione DSG, ma in tutta sincerità ci sentiamo di consigliare una più parca e convenzionale motorizzazione a gasolio da 2 litri di cilindrata – l’unica prevista – disponibile con potenze che variano da 136 fino a un massimo di 170 cavalli, passando dai 140 del modello del nostro test equipaggiato con cambio DSG.L’estetica recentemente rinnovata è impreziosita dalla soluzione delle porte laterali che scorrono elettricamente e permettono così un accesso ai sedili posteriori praticamente perfetto; giusto le prime volte che si aziona il comando – il pulsante è disponibile sul montante centrale, nella consolle centrale e sul telecomando della chiave di accensione – si fa qualche pasticcio, ma è solo questione di aspettare il tempo necessario che il meccanismo si avvii e la porta laterale inizi a muoversi. Questa non è una novità introdotta dal gruppo tedesco: la ricordiamo applicata sulla micromonovolume Peugeot 1007, ma funziona bene soprattutto se si parcheggia la grossa Seat in piccoli spazi tra le auto in sosta, in modo che l’abitacolo sia accessibile senza contorsionismi.L’arredamento interno, nonostante la S maiuscola sul volante, è chiaramente made in Germany: il design del cruscotto, la strumentazione, la pulsantiera, la solidità dei comandi non lasciano alcun dubbio sulla qualità costruttiva, enfatizzata dalla pratica e veloce manovra per estrarre i due “sediolini” posteriori, che se non utilizzati sono invisibili e lasciano il piano di carico del vano posteriore completamente piatto per ospitare un pianoforte a coda… Si passa da 809 litri di capacità fino alla mostruosa cifra di 2.430 litri con tutti i sedili posteriori abbattuti. Abitacolo comodo e sicuro considerato l’equipaggiamento di serie: i sette airbag, anteriori, laterali, a tendina più uno dedicato alle gambe del guidatore fanno squadra con tutta la dotazione di sicurezza attiva, che comprende ABS con ESP, e l’EDS che blocca elettronicamente il differenziale.Rimane soltanto il prezzo da dichiarare. Porta d’accesso, ovviamente scorrevole, al mondo Alhambra, la versione benzina 1.400 da 150 cavalli costa 29.500 euro, fino al tetto massimo della versione 2 litri diesel da 170 cavalli con cambio DSG, proposta a 37.200 euro. La versione in allestimento Style protagonista del test e con motore da 140 cavalli parte da 36.000 euro.DRIVETanto comoda quanto facile da guidare: le dimensioni importanti non sono mai state un problema per le moderne monovolume, ma si sa, i luoghi comuni sono difficili da sradicare. Seat Alhambra, al pari delle omologhe concorrenti di pari dimensioni – ricordiamo che siamo nell’ordine dei 5 metri di lunghezza – non teme nemmeno l’insidioso vicolo dei quartieri spagnoli napoletani – notoriamente a prova di ciclomotore – e si rivela quindi una valida soluzione alle più convenzionali station wagon. Il vantaggio è indubbio: piano di carico rialzato, abitacolo di ampio respiro e con maggior spazio sopra gli ospiti, possibilità di arrivare a sette posti. Di contro, però, le monovolume hanno una maggiore sezione frontale, pesano qualcosa di più rispetto alle vetture famigliari e di conseguenza anche i consumi aumentano. Per ovviare a questo problema si scelgono motorizzazioni di cubatura maggiore, che offrono a regimi di rotazione più bassi prestazioni migliori.Insomma, la “coperta” monovolume, anche se di poco, resta corta. Ad essere onesti il pacchetto meccanico è talmente efficiente che quasi ci si dimenticano eventuali zone d’ombra. E, in effetti, quanto ad onestà, Alhambra lo è in ogni sua particolare: il motore con cambio DSG è sorprendente. L’innesto delle marce, anche accelerando in modo deciso, è impercettibile; tra una marcia e l’altra il motore perde soltanto 500 giri circa e soprattutto gli ospiti a bordo non ricevono nessuno strattone, come invece avviene sulle vetture con cambio meccanico e frizione a pedale.Stupisce è la silenziosità di marcia a velocità di crociera: innestata la sesta a 130 km/h indicati – effettivi 126 rilevati con sistema GPS – il motore “frulla” a 2.500 giri, che corrispondono al regime di coppia massima e di conseguenza di migliore efficienza. E’ sufficiente spingere con decisione sull’acceleratore per ottenere una risposta immediata da parte del motore, che scala al rapporto più adatto per affrontare un sorpasso. Precauzioni nella guida non ne servono: ricordiamo soltanto che l’altezza dell’abitacolo innesca un maggior trasferimento di carico laterale nelle curve strette e in quelle percorse a velocità elevata e che le grandi superfici vetrate richiedono un forte impegno del climatizzatore per abbassare la temperatura dell’aria all’interno dell’abitacolo.Alla fine del nostro test, nel corso del quale abbiamo percorso oltre 3.500 km, i consumi nel ciclo combinato si sono stabilizzati sul valore medio di 14,7 km/litro, che equivalgono a 6,8 litri per 100 km, un dato decisamente più “reale” rispetto ai 5,7 litri dichiarati dalla Casa.Consigli per gli acquisti. La versione 2.0 TDI CR DSG da 140 cavalli è la migliore che si possa scegliere, con prestazioni al top che non fanno desiderare la sorella iper vitaminizzata da 170 cavalli. Lo 0-100 km/h con la Alhambra più potente migliora passando da 10,9 a 9,8 secondi, la prestazione velocistica dichiarata è di 204 km/h invece che di 191 km/h, ma con la “centoquaranta” le prestazioni inferiori equivalgono a consumi inevitabilmente migliori.