Oltre quattro incidenti stradali su dieci sono da ricondurre alla distrazione al volante, dovuta anche all’uso del cellulare, al mancato rispetto delle regole stradali e alla velocità troppo elevata. Questi tre comportamenti costituiscono, infatti, la causa nel 40,8% degli incidenti (dati Istat relativi al 2017). Per fortuna ci sono gli ADAS…
Dal 14 novembre 2017 il Parlamento Europeo ha approvato la proposta di rendere i sistemi ADAS obbligatori per tutti i veicoli di nuova omologazione, dalle citycar alle auto più lussuose agli autobus. Ma rendiamo più concreto il significato di questo acronimo, per molti ancora “alieno” ma destinato ad insediarsi tra noi con fissa dimora per gli anni a venire.
Cosa sono gli ADAS
ADAS sta per “Advanced Driver Assistance Systems”, tradotto dall’inglese con “sistemi avanzati di assistenza/aiuto alla guida”. È un termine che abbraccia una famiglia di sistemi elettronici “salva vita” e non uno solo, tutti mossi da un obiettivo comune: incrementare la sicurezza a bordo andando a fornire un supporto al guidatore durante la marcia. Ognuno di questi sistemi è quindi dedicato a risolvere una determinata situazione che si potrebbe verificare durante uno spostamento e svolge la sua funzione sfruttando determinati sensori a infrarossi, radar e telecamere che raccolgono i dati.
Dal Cruise Control Adattivo al Blind Spot Monitor passando per il Lane Keeping System, solo per citarne alcuni, si tratta di sistemi che avvisano, segnalano e, in alcuni casi, intervengono e sono volti a colmare i potenziali errori di distrazione di chi è seduto al volante. Di seguito vi indichiamo quali sono gli ADAS più diffusi e i sensori da cui sono governati. Ogni Casa automobilistica ha coniato un acronimo per identificarli: qui useremo la loro denominazione più conosciuta.
Approfondimento ADAS