LA NUOVA ERA
Nasce proprio con lei, nel 2013, il nuovo corso Yamaha. La Yamaha MT-09 ha aperto la strada a una nuova filosofia costruttiva (basata sulle cosiddette “piattaforme”) che in tutti questi anni ha portato la Casa di Iwata a costruire modelli di successo, che miscelano al meglio prestazioni, design e il cosiddetto “value for money”, per dirla all’inglese. La piattaforma CP3, basata sull’allora inedito motore tre cilindri frontemarcia, ha portato, infatti, non solo alla nascita della MT-09, ma a quella della Yamaha Tracer 900, entrambe al top delle classifiche di vendita . Aggiornata nel 2016 (arrivo dei controlli) e nel 2017 (versione SP) la MT-09 arriva al cambio generazionale, evolvendo motore, ciclistica e design.
PIÙ PEPE NEL MOTORE
Partiamo dal motore: il tre cilindri in linea CP3 riceve la classica cura ricostituente a suon di centimetri cubi, con il doppio obiettivo di sopportare meglio le “angherie” della normativa Euro5 e nel frattempo (che non fa mai male) crescere in potenza. Aumenta l’alesaggio di 3 mm e di conseguenza la cilindrata, che dagli originali 847 cc passa a 889 cc. Di pari passo la potenza sulla Yamaha MT-09 2021 arriva a 119 cv erogati a 10.000 giri, ottenuta grazie anche tramite all’intervento su condotti di aspirazione e scarico.
PIÙ COPPIA, PIÙ UN BASSO
Un dato interessante è l’aumento della coppia, che tocca i 93 Nm, picco massimo che arriva a soli 7.000 giri, 1.400 giri prima rispetto al precedente tre cilindri. Il motore sfrutta un nuovo Quickshifter bidirezionale; aggiornato il Ride by Wire, che Yamaha chiama da sempre YCC-T, con una nuova manopola dotata di un inedito sensore di posizione (APSG) come sulla Yamaha R1. Confermate le modalità di guida D-MODE, ovviamente riadattate al nuovo carattere del motore. Il lavoro dei tecnici ha toccato anche il cambio con l’allungamento dei rapporti di prima e seconda marcia. Scontato un aggiornamento pesante del comparto elettronico, con l’arrivo di una nuova piattaforma inerziale a 6 assi che ora è in grado di gestire in modo più puntuale il controllo di trazione e lo slide control system, l’anti wheelie e l’ABS cornering. Tutto gestibile con tre livelli di intervento.
PERDE PESO
Il salto generazionale interessa anche la ciclistica, che vede l’arrivo del nuovo telaio Deltabox di alluminio (-1.5 kg) a cui si accoppiano un nuovo forcellone (-250 grammi) e un nuovo telaietto posteriore. Tutto per un calo di peso complessivo di 4 kg, che porta l’ago della bilancia a fermarsi a 189 kg. Il risparmio di peso è stato ottenuto grazie anche a una nuova tecnica di fusione battezzata “spin forged”, che consente di ottenere spessori particolarmente sottili. Nuovi i settaggi della forcella KYB con steli da 41 mm, completamente regolabile; rivisto il link della sospensione posteriore.