TUTTO SOTTO CONTROLLO
In sella alla Triumph Trident 660 si sta bene. Se non sei alto, i fianchi snelli e la sella a 805 mm da terra permettono di poggiare i piedi ben saldi a terra, sia da fermo sia nelle manovre. Se invece superi il metro e ottanta non sei costretto a rannicchiarti perché gli svasi sul serbatoio creano spazio extra. La triangolazione sella/manubrio/pedane è ottimale e la posizione di guida è un giusto mix fra comfort e sportività.
La sensazione è di tutto sotto controllo, compreso i dati forniti dalla dashboard, che utilizza uno schermo TFT a colori, chiaro e ordinato. Muoversi fra i vari menu e cambiare la mappatura del motore con i comandi sul blocchetto di sinistra è semplice e intuitivo. Molto piccolo, invece, il pulsante per azionare le manopole riscaldabili (un optional montato sulle nostre press bike) e indossando i guanti invernali l’operazione non è così immediata.
Un’altra piacevole sensazione che si prova seduti al punte di comando è quella trasmessa dalla qualità di ciò che si ha sotto gli occhi. Materiali, accoppiamenti e finiture sono molto curati e le linee morbide riescono anche ad aumentare il comfort.
La Trident 660 è una di quelle moto che dal vivo sono più belle che in foto. E più la si osserva, più ci si accorge che Frascoli ha fatto un gran lavoro per tradurre in chiave moderna richiami al passato, come il faro tondo, e per inserire elementi tipicamente Triumph, come il serbatoio e il codino mozzo, che mi ricorda molto le Speed trasformate da Carlo Talamo.