Lo chiamano “tappone”. Perché è molto più che lungo, è massacrante. Perché non è una normale tappa di montagna, ma un inferno di salite e discese. Perché in molti casi ha deciso la classifica finale del Giro d’Italia. Come se non bastasse questa volta pioverà.Lovere, affacciata sul lago d’Iseo, attende la partenza sotto una coltre di nubi basse, che non promettono nulla di buono. Il villaggio di partenza risuona delle grida dei bambini, pronti a emozionarsi davanti a ogni stand. Fioccano gadget, musica e allegria. I corridori sono ancora chiusi nei bus che fanno da campo base, ultimo rifugio prima di affrontare il freddo e la pioggia, inerpicandosi per le montagne.La carovana del Giro d’Italia è quasi pronta a partire. Noi giornalisti vivremo la tappa in sella a tre Yamaha Niken GT. Il tre ruote giapponese è la moto ufficiale della manifestazione, al servizio del numerosissimo staff che segue (o precede) la corsa, rendendo molto più agevole e soprattutto più sicura la vita dei corridori. Rispetto all’allestimento standard, provato da Stefano Cordara nel 2018, il GT può contare sul plexiglas più alto e protettivo, la sella più comoda, le manopole riscaldabili, il cavalletto centrale, il portapacchi con le maniglie del passeggero integrate e soprattutto le borse laterali semirigide da 25 litri.Riconoscibile per le colorazioni specifiche Nimbus Grey con steli forcella neri e Phantom Blue con steli forcella color oro, il Niken GT si avvale della tecnologia Leaning Multi-Wheel con forcelle rovesciate a doppio stelo: forcelle al plurale, perché gli steli sono quattro, due dei quali con funzione di guida (sono vuoti), due con molla e idraulica all’interno.
L’obiettivo è quello tipico dei tre ruote: migliorare l’appoggio dell’avantreno, a beneficio dell’aderenza e quindi della sicurezza, specialmente in condizioni di fondo stradale poco affidabile. Qui, però, l’ambizione è di farlo anche nella guida sportiva, non soltanto in città, come avviene per gli scooter tre ruote.La tappa parte da Lovere a arriva a Ponte di Legno, dopo aver valicato l’Aprica e soprattutto il temibilissimo Mortirolo (1.854 metri s.l.m.), una salita da incubo per via della mostruosa pendenza media (10,45% con punte del 18%). In moto percorreremo soltanto una parte del percorso, evitando gli scenari più suggestivi, in alta quota, perché le pessime previsioni meteorologiche impongono agli organizzatori di RCS Sport la massima prudenza. La tappa è già stata accorciata rispetto al programma originario, che prevedeva il passaggio sul Passo Gavia (2.628 metri), cima Coppi del Giro 2019: la neve caduta in abbondanza nelle settimane precedenti, insieme alle temperature molto basse, ha reso pericoloso anche solo provare a percorrere i tornanti che avrebbero portato i corridori fino a Santa Caterina Valfurva e poi a Bormio, in Alta Valtellina. Addio, dunque, al doppio passaggio da Ponte di Legno, e spazio all’inedita salita di Cevo, posta prima di Edolo.Percorrere la prima parte della tappa con la strada già completamente chiusa è un piacere doppio: perché è possibile guidare il Niken GT senza pensieri, concentrandosi sulle traiettorie, e perché il pubblico ha già voglia di festeggiare, applaundendoci come se fossimo i protagonisti della corsa. Il Niken GT incuriosisce, attira l’attenzione e fa sì che a ogni sosta si raduni un capannello di persone. Domande, commenti, pareri: il nostro tre ruote non lascia indifferente proprio nessuno, dai bambini agli anziani.Nella guida, pur con tutta la prudenza imposta dal contesto e poi dalla pioggia che abbiamo incontrato nella parte finale dell’avvicinamento a Ponte di Legno, il Niken GT convince sul fronte della facilità d’approccio. Va guidato come una moto, senza pensare che ci siano due ruote anteriori, bensì concentrandosi sulla traiettoria e sul piacere di guida. L’inerzia nei cambi di direzione non è così marcata come la massiccia sospensione anteriore lascerebbe presumere, anche se naturalmente lo sterzo è un po’ più pesante, ad esempio, di quello della Yamaha MT-09, da cui il Niken GT prende il motore tre cilindri in linea di 847 cc, 115 cavalli di potenza e 87,5 Nm di coppia. L’albero motore è stato appesantito per aumentare l’inerzia (+18%) e rendere ancora più dolce l’erogazione. Il rapporto finale è stato accorciato con due denti in più di corona (da 16-45 a 16-47), per non rinunciare allo spunto in accelerazione e ripresa.La ricca dotazione di serie comprende il controllo di trazione TCS (disinseribile), il cambio elettronico QSS, la frizione anti-saltellamento e il D-Mode per cambiare la risposta dell’acceleratore (1 diretto, 2 medio, 3 dolce). Il peso (263 kg con il pieno) si sente soprattutto a moto ferma, anche perché, a differenza di altri tre ruote, il basculamento dell’avantreno non può essere bloccato. Poco male, basta tenerne conto e non farsi trovare impreparati.Continuiamo la strada verso Edolo, affrontando la bellissima salita che porta a Cevo e poi ne discende, in mezzo a una valle resa ancora più verde dalle abbondanti piogge delle scorse settimane. A Edolo, invece che salire verso l’Aprica, siamo costretti a prendere la direzione di Ponte di Legno: come detto, le condizioni meteo in quota sono peggiorate e l’organizzazione ha deciso di limitare il transito sul percorso ai veicoli strettamente indispensabili alla manifestazione. Torniamo sul percorso a Monno, tra Edolo e Ponte di Legno, dove la discesa dal Mortirolo ritrova la statale per gli ultimi 15 chilometri che porteranno finalmente i corridori all’agognato traguardo. Traguardo che attraversiamo anche noi, circa un paio d’ore prima che il rettilineo d’arrivo si trasformi per assumere le sembianze di una curva da stadio: Giulio Ciccone (Trek-Segafredo) corona la lunghissima fuga di giornata con la meritata vittoria davanti a Jan Hint (Astana), esaltando il pubblico, che sembra non avvertire la pioggia battente. Poco dietro i big sono in lotta per la classifica finale del Giro d’Italia: Vincenzo Nibali, reduce da un coraggioso attacco sul Mortirolo, la maglia rosa Richard Carapaz con il fidato compagno di squadra Landa, il coriaceo scalatore Miguel Angel Lopez. Più staccato si piazza lo sloveno Primoz Roglic, uno dei favoriti, che ha perso qualche secondo nella parte più dura della salita ma è riuscito comunque a contenere il distacco.Per noi è già ora di tornare a casa: negli occhi le tante emozioni di una giornata unica e gli sguardi ammirati a chi la corsa l’ha fatta in bici, affrontando 191 chilometri, oltre 4.000 metri di dislivello, due ore sotto l’acqua battente, con temperature invernali. Il Niken GT ha reso il tempo in sella ancora più piacevole, grazie soprattutto al grande comfort che è in grado di offrire: la sospensione anteriore digerisce buche o dossi con efficacia encomiabile, la sella è spaziosa, la posizione di guida ben studiata; soltanto le vibrazioni, avvertibili sulle pedane, disturbano un po’ un viaggio altrimenti sontuoso.