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Foto HLMPHOTO, Martina Folco Zambelli
Colonnine, wall box, prese domestiche… Sono diversi strumenti di ricarica con cui nutrire le batterie delle auto elettriche, ma tutti riconducibili a una fonte primaria. Ed è proprio a questa fonte di energia che siamo risaliti, per una simbolica ricarica della nostra SUV ibrida plug-in.
RISALIRE LA “CORRENTE”
Dalla foce alla fonte. Un viaggio da salmoni, percorrendo a ritroso il cammino della corrente elettrica,
dalla presa di casa alla turbina della centrale: da Milano alle dighe di Campo Moro, in Alta Valmalenco. Un viaggio meraviglioso, che ci ha aperto il cuore della montagna e svelato un affascinante aspetto dell’animo umano. Se Dante per scendere nelle viscere della terra ha avuto una guida speciale, noi, di Virgilio, ne abbiamo avuti due…
MEGLIO SOLI
Massimo e Luca sono i guardiadiga. Sbagliato definirli misantropi, corretto dire che amano molto la compagnia dei propri pensieri. Hanno famiglie e amici, come più o meno tutti, ma passano la maggior parte della loro vita isolati in montagna. Anche quando intorno alla casetta sulla diga ci sono -20° e due metri di neve, quando i sostentamenti arrivano solo con l’elicottero e gli unici rumori della valle sono il boato sordo delle slavine e la grida dell’aquila e del gipeto.
NEL POSTO GIUSTO
Li avevamo avvisati che saremmo arrivati: ci dicono di alzare la sbarra e
attraversare lo stretto muro della diga fino al lato opposto, dove c’è la loro casetta. Ci accolgono con un sorriso vero e caldo, come il caffè che ci offrono. Chiacchierano volentieri e rispondono con piacere alle nostre, scontate, domande sulla loro vita. Fanno gli onori di casa mostrandoci gli stambecchi in equilibrio sul costone a cui si abbarbica la diga, ci indicano il gipeto e ci spiegano quanto le sue abitudini siano diverse da quelle dell’aquila. Poi sono loro a voler sapere tutto
sulla nostra X5 e, quando confesso che
siamo rimasti con le batterie scariche, ci prendono in giro e dicono che siamo nel posto giusto.
VIAGGIO AL CENTRO DELLA TERRA
Aprono il garage, tirano fuori un Defender 90 con le gomme chiodate e, in fila, riattraversiamo la diga. Percorriamo a ritroso la strada che ci ha portati lassù, per qualche centinaio di metri e ci fermiamo davanti a un cancello nella roccia, sormontato da un enorme condensatore. Massimo e Luca scendono, il più anziano tira fuori le chiavi, apre il lucchetto e dice “andiamo!”. Li carichiamo sull’X5 ed entriamo. Imbocchiamo una
stretta galleria scavata nella roccia, con le luci sulla parete che si perdono nel buio davanti a noi. Mi sento come se stessi violando la Bat-caverna… Scendiamo per un chilometro fino a un enorme portone di metallo scorrevole. Massimo scende, lo apre e accende le luci. Davanti a noi si apre una caverna ciclopica, al centro campeggia
la turbina con le condotte che portano l’acqua dagli invasi. Siamo esattamente sotto le due dighe. Abbiamo raggiunto
la fonte dell’energia.
35 megaWatt sono sufficienti: possiamo ricaricare…
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