RIDE
Prima ancora di salire in sella e girare la chiave, già sapevo cosa sarebbe successo. Avrei ritrovato lo stesso piacere di guida della “vecchia” V-Strom e un feeling amplificato dalla tecnologia che fino a ieri era mancata.
MEGLIO DI PRIMA
Cosa mancava alla V-Strom per competere ad armi pari con le altre protagoniste del settore? Due cose: un look più contemporaneo e un’elettronica all’altezza. Il primo, a mio gusto, è azzeccato, ma ognuno lo valuterà secondo i propri canoni estetici. Che invece sia buona anche la seconda è la strada a raccontarlo e il giudizio è oggettivo. In particolare sono stati i 120 km percorsi fra sterrato e asfalti asciutti, umidi e bagnati a raccontarci di prestazioni esuberanti ma sempre sotto controllo e di un feeling immediato.
EMOZIONI PER TUTTI
SOTTO CONTROLLO
Quelli che servono, facili da impostare ed efficaci. Sono i controlli elettronici che aggiungono qualità alle prestazioni della nuova V-Strom 1050. Le tre mappe motore lavorano sulla risposta del gas, con quella intermedia eletta a scelta migliore (anche sullo sterrato) per linearità dell’erogazione, mentre la più cattiva “Full” è fin troppo brutale nella primissima parte della risposta e dunque ideale solo per pochi chilometri della nostra prova. Sull’asfalto bagnato, invece, abbiamo apprezzato la delicatezza della mappatura più soft (“Rain“, appunto…), che ha aiutato in modo impeccabile nella gestione del retrotreno. Tre livelli anche per il traction control, che può essere disinserito per fare i tamarri sullo sterrato o in uscita dai tornanti umidi. Non è invece disinseribile l’ABS cornering, ma solo regolabile su due livelli di invasività, una opzione che, guidando in off-road, è a volte gradita.A proposito di elettronica, peccato non sia previsto il quickshift nemmeno fra gli optional, accessorio che su una moto con queste caratteristiche è apprezzabile. Tutta manuale (ma immediata), invece la regolazione del plexiglas, sufficientemente ampio per togliere il grosso dell’aria da busto e casco.
PIÙ STRADA CHE FUORI
In Suzuki, come ho già detto, la chiamino Sport Enduro Tourer, ma la nuova V-Strom 1050XT è orientata principalmente alla guida su strada. In primo luogo per le sue caratteristiche dinamiche, quindi per la posizione di guida. Nonostante i fianchi stretti che permettono di stringerla bene fra le ginocchia, l’efficace rivestimento antiscivolo della sella e le pedane con gommini staccabili, il manubrio si trova infatti un po’ troppo in basso, quando ci si alza sulle pedane. Inoltre, le Bridgestone Battlax Adventure A41 di primo equipaggiamento sono gomme prettamente stradali. Non fraintendete, per esplorare gli sterrati delle colline senesi e qualsiasi altra strada bianca, i problemi sono zero, se però si vogliono affrontare terreni più impegnativi, su questi due aspetti si deve intervenire (peraltro in modo semplice e poco oneroso).
DULCIS IN FUNDO
Ora che anche la V-Strom si è evoluta, nell’arena delle maxi enduro (a chiamarle in altro modo proprio non ce la faccio) è scesa un’altra protagonista. Un bene per chi apprezza questo genere e si sentiva un po’ orfano di Suzuki e una ulteriore gatta da pelare per le concorrenti, che hanno perso quel vantaggio di cui hanno goduto fino a ieri.