Yamaha Tracer 700 per la Casa giapponese è sinonimo di successo di vendite: basta studiare le classifiche per trovarla sempre là in alto. Per rafforzare la posizione nel segmento delle Sport Tourer, il 2020 rappresenta un nuovo punto di partenza, perché proprio quest’anno Yamaha punta a fare ancora meglio, grazie a un’edizione aggiornata nell’estetica e nella tecnica della sua “piccola” Tracer. Gli interventi dei tecnici di Iwata sono profondi e toccano un po’ tutti gli ambiti: dal look alla dotazione, passando per il motore e la ciclistica. Tutto a un prezzo ben sotto i 10.000 euro, soglia psicologica che oggi divide le moto “care” da quelle “economiche” (per prezzo d’acquisto, si intende).
UNA NUOVA ESPRESSIONE
https://youtu.be/OUysrRCBsLM Le novità più evidenti della Tracer 700 riguardano la linea e in particolare il frontale. La semi carena ha superfici più levigate e tagli più netti e ospita nuovi fari Twin Eyes con le luci di posizione separate rispetto ai proiettori, tutti a LED, così come le frecce posizionate sotto i paramani. Il risultato è uno sguardo che renderà la moto facilmente riconoscibile al buio. Inedito è anche il disegno del parafango anteriore, del parabrezza, ora regolabile in altezza con una sola mano (come sulla Tracer 900) su un’escursione di 65 mm, e dei paramani. Questi ultimi sono montati su un nuovo manubrio, più largo di 34 mm, mentre a completare il ponte di comando c’è un inedito schermo LCD in negativo.
OVVIAMENTE EURO5!
Nemmeno i motoristi sono rimasti con le mani in mano. La Tracer 700 2020 resta fedele al bicilindrico frontemarcia CP2 da 689 cc con fasatura a 270° – quello di Ténéré 700 per intenderci- ma rientra nei limiti della normativa Euro 5, grazie a mirate modifiche all’aspirazione, all’iniezione, all’accensione e allo scarico. Tra le novità di contorno spicca un nuovo rapporto per la trasmissione secondaria. La nuova Yamaha Tracer 700 è in vendita da fine febbraio a 8.499 euro f.c. in tre colorazioni: Icon Grey, Sonic Grey e Phantom Blue.
BUON INIZIO
Poco importa se sei un centauro in erba o un motociclista di lungo corso, Yamaha Tracer 700 è un buon piatto che può saziare gli appetiti degli appartenenti a entrambi gli schieramenti. Motociclisti che sono gratificati da una meccanica semplice, priva di elettronica, vestita da un’estetica moderna e da nuovi dettagli che si possono scoprire solo guidando.
RITMO SCANDITO
La nuova Tracer 700 è un progetto nato attorno al motore, che detta le regole della guida: il bicilindrico parallelo da 689 centimetri cubi “fasato” a 270 gradi porta con sé un’erogazione della potenza rotonda, razionale, senza picchi. Così facendo chiunque è in grado gestire perfettamente i 75 cavalli per un peso di 200 kg. Numeri che fanno capire come dalla Tracer non ci sia da aspettarsi un comportamento esplosivo. Il meglio? Da 3.500 giri in poi, e il buono si esaurisce intorno ai 7.000 giri, anche se il twin sa anche allungare, arrivando senza fatica oltre i 9.000 giri.
RAPPORTI CORTI
L’adozione di una corona con due denti in più ha accorciato la rapportatura finale, migliorando la prima risposta alla richiesta sul comando dell’acceleratore. La moto si è fatta più brillante. Resta il fatto che, salvo rare eccezioni, preferisco guidare la Tracer 700 con le marce lunghe, sfruttando quel “buono” che contraddistingue da sempre i motori bicilindrici. Insistere con le marce basse nella percorrenza di tornanti non giova, nemmeno cercare il picco di potenza massima ai regimi più alti. Nel caso della 700 vale la regola del bilanciamento delle forze in campo. Il motore è aiutato da una ciclistica semplice e ben bilanciata, che preferisce scorrere rotonda tra le curve, affrontandole con una frenata dolce e percorrendole con l’indicatore del contagiri puntato intorno ai 4.000 giri o poco più.
CHI SEI?
La definizione di Sport Tourer meriterebbe anche l’aggettivo light, come una bevanda gasata poco zuccherata. Perché la Tracer 700 è pensata, ricordiamo il prezzo super aggressivo, per un’utenza trasversale e non necessariamente super specializzata. Ecco perché non c’è elettronica, la strumentazione è essenziale e le dimensioni globali, a partire dalla posizione di guida, sono pensate per taglie medie. Tocco bene a terra, ottimo punto di partenza, ma mi accorgo fin dai primi metri di avere le pedane avanzate e un po’ vicine alla seduta: dopo un centinaio di chilometri in sella penso che una sella meno scavata e più alta migliorerebbe il livello di comfort. Vorrei anche il manubrio leggermente più lontano: in questo modo avrei il busto più inclinato in avanti con il casco meglio protetto dal cupolino.
CURVE O VIAGGIO
A mio avviso la risposta pende a favore del guidato. La Yamaha Tracer 700 è “rotonda” nei cambi di direzione, si muove con la giusta rapidità e digerisce meglio le curve lunghe a raggiatura costante piuttosto che le lunghe percorrenze autostradali. Il limite sta nella protezione dall’aria, che per il mio metro e 78 è buona, non eccelsa. Il trasparente posizionato alla massima altezza spinge i vortici dell’aria direttamente sulla parte alta del casco, e abbassato al minimo lascia le spalle e le braccia scoperte.
TRADIZIONALE
Scelta razionale per il reparto sospensioni. La forcella tradizionale e il mono ammortizzatore con leveraggio sono regolabili nel precarico molla e nell’estensione idraulica. Se viaggiate spesso da soli consiglio di mettere mano al primo setting – quello da concessionario – perché è fin troppo “elastico” e reattivo e pensato probabilmente per l’uso in coppia.
FRENATA ANTI PANICO
L’impianto frenante con dischi da 282 mm è adeguato alla Tracer 700, che di certo non ha pretese sportive e quindi nemmeno richiede la violenza di un impianto racing. Regolata la leva – cinque distanze disponibili – si può guidare tenendo le classiche due dita pronte ad accarezzare il comando di destra. Il sistema è modulabile al punto che si può portare fin quasi dentro la curva il muso caricato sulla forcella, a patto di usare l’energia giusta sulla leva per ottenere spazi d’arresto corretti.
OK, IL PREZZO È GIUSTO
Come scritto all’inizio il valore d’acquisto è stato l’elemento che mi ha ronzato in testa per i 280 km di questa prima presa di contatto. Riconosciuta la solita buona qualità costruttiva – tipica di Iwata, che in questo non delude mai – e il carattere del motore bicilindrico Euro5, apprezzo lo sforzo fatto da Yamaha per rendere la Tracer 700 decisamente più bella. Deve essere chiaro che contenere il prezzo a 8.499 euro comporta uno sforzo notevole anche nella scelta della componentistica che tuttavia, a mio avviso, mostra il fianco solo a livello della strumentazione, forse un po’ troppo minimale. Per tutto il resto vale sempre la solita regola: prima di giudicare, guidare!