RIDE
Il modello che abbiamo provato è quello con motore 300 cc, miglior compromesso – per dirla come ha spiegato Yamaha – fra una vocazione City e Suburb, il che significa dedicato a un utilizzo principalmente casa/ufficio, guidando anche su strade a scorrimento veloce senza farsi mancare qualche puntata fuoriporta, magari in due, con un bagaglio minimal.
NON SOLO SEMAFORI
SEMPRE IN POLE
Tornati sulle ramblas, nel bel mezzo dell’ora di uscita dagli uffici, l’Iron Max indossa di nuovo l’abito compassato e si impegna per portarci nel più breve tempo possibile in albergo. Lo fa nel migliore dei modi, anche se la risposta abbastanza secca degli ammortizzatori e l’intervento un po’ invasivo dell’ABS sono un neo sul suo comportamento. Buona l’abitabilità, grazie alla sella molto comoda (il vano al di sotto è assai capiente e ci stanno due integrali oppure la borsa della palestra o un paio di sacchetti pieni di spesa…), al plexi regolabile che protegge anche chi veleggia intorno al metro e ottanta e alla strumentazione, chiara e comprensibile, con due strumenti analogici separati da un display digitale. L’agilità è eccellente, all’altezza dei traffici caotici delle metropoli, e quando ci si ferma si riescono a piantare per bene i piedi a terra. Quando scatta il verde è un attimo avere strada libera per andare a prendersi la prima fila del semaforo successivo e anche gli sguardi che accarezzano le linee elegantemente sportive dell’XMax.
Stefano Martignoni indossaCasco: Nolan N70-2 GTGiacca: Alpinestars Oscar CharlieGuanti: Alpinestars Oscar RobinsonPantaloni: Hevik StoneScarpe: TCX Mood GTX |