Che la transizione verso l’auto elettrica – sotto trovate maggiori dettagli – sia stata forzata dalle decisioni politiche, più che dalla scienza e dal mercato, lo dimostrano i fatti. Eccone alcuni: il Gruppo Volkswagen, che fra tutti è quello che più si è esposto sull’abbandono di Diesel e benzina, non ha firmato l’accordo non vincolante a COP26 (quello per eliminare le emissioni locali legate alle nuove auto entro il 2040 e accelerare la transizione verso l’elettrico). Poco dopo, quasi in risposta a COP26, 5 grandi gruppi giapponesi – Kawasaki Heavy Industries, Ltd.; Subaru Corporation; Toyota Motor Corporation; Mazda Motor Corporation; Yamaha Motor Co., Ltd. – hanno firmato un accordo per raggiungere la neutralità carbonica mediante l’espansione delle tipologie di carburanti utilizzabili dai motori a combustione. Tradotto: “prima di annunciare la fine dei motori a benzina e a gasolio, ci prendiamo tempo per riflettere e sperimentare”. Passa qualche mese ed ecco che, a ottobre 2022, il nuovo capo del marchio Volkswagen Thomas Schäfer annuncia che Volkswagen inizierà il passaggio all’elettrico in anticipo di due anni rispetto alla data preannunciata, il 2035 (sotto i dettagli).
Quale motore scegliere?
Prima benzina e gasolio, poi GPL e metano; da qualche anno ibride ed elettriche. Una giungla di scelte e possibilità che, spesso, finiscono per complicare le cose, portando anche l’automobilista più determinato a dirottare l’acquisto sui più tradizionali – ma spesso non meno innovativi – veicoli alimentati a benzina e a gasolio. Eppure, grazie anche agli incentivi statali che rendono più appetibili le cosiddette “motorizzazioni green” (soprattutto ibride ed elettriche), gli equilibri di mercato si sono spostati con grande decisione verso queste ultime. Anzi, alcuni grandi Gruppi automobilistici hanno già annunciato che entro un certo numero di anni smetteranno di produrre motori a combustione interna. Una decisione strategica molto forte, ma comprensibile, dato il divieto di vendita – già annunciato – di tale tipologia di veicoli in diversi Paesi (UK dal 2030, per dirne uno).
Le parti in causa dunque non sono soltanto gli automobilisti e le Case costruttrici: a guidare spesso in modo maldestro questa transizione ci sono anche le normative imposte dai governi, che per esempio hanno criminalizzato il Diesel, nonostante i motori di ultima generazione siano pulitissimi.
In ogni caso, indipendentemente dalla validità dei presupposti sulla base dei quali vengono prese le decisioni, i provvedimenti ci sono e ad essi ci dobbiamo adeguare. Tutti, aziende e privati. E molti, su entrambi i fronti, l’hanno già fatto. Lo dicono i listini, sempre più ricchi di modelli elettrici e ibridi (dai mild ai plug-in), lo confermano anche le classifiche di vendita. Nelle schede che seguono trovate la “fotografia”, a oggi, della strategia annunciata dai principali Gruppi automobilistici: quali di essi hanno deciso di abbandonare i motori a combustione, ed entro quando.
Il mercato
Come specificato ad inizio articolo, uno tra i vincoli più importanti sia per le case automobilistiche sia per i consumatori è il budget: l’elettrico costa, e non poco, l’ibrido è più accessibile. Il fatto che gli EV stiano scalando le classifiche è supportato da una continua diminuzione dei costi produttivi e dagli incentivi elargiti dai governi. (Qui sotto, le preferenze d’acquisto dei consumatori per il loro prossimo veicolo – tipologia di alimentazione – secondo uno studio di Deloitte Italia).
Possiamo notare come, tra le principali nazioni oggetto dell’indagine, la fiducia sull’ibrido sia notevolmente superiore rispetto all’idea di acquistare un’auto totalmente elettrica. Occorrerà aspettare ancora qualche anno per capire se le Case automobilistiche di tutto il mondo riusciranno a rispettare almeno gli obiettivi di medio termine proposti per il 2030 prima ancora di diventare totalmente impatto zero entro il 2050.
Gruppo VW, Mercedes-Benz e BMW