Un design che piace fin dalla prima generazione. Tanta solidità e concretezza. E poi la possibilità, più unica che rara, di avere anche la trazione integrale. Il tutto, a prezzi direi imbattibili. Non è difficile capire perché la Duster riesca a piazzarsi al sesto posto fra le auto più vendute in assoluto nei primi 3 mesi del 2022 in Italia. E la Duster non è l’unica Dacia nella top ten delle più vendute, il terzo posto è infatti occupato dalla Sandero.Insomma, per i pochi che ancora non lo avessero capito, il marchio romeno è una solida realtà. Ma torniamo alla Dacia Duster perché la seconda generazione ha inaugurato un nuovo corso per Dacia, caratterizzato da dettagli che però fanno la differenza. Sto parlando dei tasti dei finestrini sui pannelli delle portiere (prima erano sulla plancia), di un infotainment che può essere definito tale e non è più solo un computer di bordo o poco più, per quanto i display più grandi e in qualità più elevata restino un’esclusiva delle Renault. In ogni caso c’è praticamente tutto quello che oggi si richiede a un’auto.
Extreme: look giovane e dotazione top
Scusate, sono passati 250 chilometri e non vi ho ancora detto nulla del tocco di arancione che sicuramente avete già notato. Beh, le note di colore identificano la serie limitata Extreme, che però comprende anche i cerchi neri da 17”, questo grigio molto aggressivo per la carrozzeria e tante dotazioni comprese nel prezzo. Il climatizzatore automatico per esempio, ma anche il multimedia nav con schermo da 8 pollici, le prese USB per i passeggeri posteriori, Apple CarPlay, Android Auto e il Media Nav, con navigatore GPS e connettività wireless per smartphone. Ancora, non mancano telecamere di parcheggio (davanti e dietro) e rivestimenti dei sedili specifici.
Qualità degli interni
Detto questo, l’abitacolo dà la netta sensazione di essere stato deliberato senza ricercare la finitura migliore del segmento, né il materiale in assoluto più morbido al tatto. No, non era questo l’obiettivo di Dacia. Non sarebbe nemmeno coerente con il brand. L’abitabilità? È all’altezza di una famiglia di 4 persone (anche 5, se si è disposti a qualche sacrificio e se i figli sono piccoli), proprio come la capacità di carico. Ma andiamo con ordine: 4 adulti più un ragazzino stanno comodi, perché i centimetri sono tanti – in rapporto alle dimensioni esterne – in tutte le direzioni. Quanto alla capacità di carico, è di 445 litri in configurazione 5 posti, 1.623 abbattendo gli schienali dei sedili posteriori; 411/1.444 litri per le versioni 4×4. E visto che le ho citate, ecco le dimensioni: 4 metri e 34 di lunghezza, 1 e 80 di larghezza e 1 e 69 di altezza.
Comfort prima di tutto
500 chilometri, è decisamente il momento di iniziare a parlare di sensazioni di guida. Beh la prima cosa che mi viene da dire è che la Duster è un’auto comoda, anzi comodissima a livello di assorbimento. L’assetto morbido e le gomme 225/55 – un profilo alto, per gli standard di oggi – appiattiscono davvero di tutto, dalla buca singola molto profonda al pavé. Non è invece al top del segmento l’insonorizzazione, sia per quello che riguarda il motore, sia in termini di fruscii, anche se nel segmento dei SUV siamo assolutamente nella norma.
Il comportamento tra le curve
Dato tutto quello che vi ho raccontato fino a qui, non deve stupirvi che la Duster non sia esattamente un SUV da misto stretto, ma nemmeno da veloci curvoni in appoggio. Detto che la sicurezza è elevata – tenuta di strada e stabilità nei cambi di direzione sono a prova di errore – è innegabile che non appena si spinge un po’ la Duster ti fa capire che certe cose non le gradisce. E come te lo fa capire? Nel modo più rassicurante possibile: un progressivo sottosterzo, cioè un graduale allargamento della traiettoria con le ruote anteriori.
Offroad vera, volendo
A proposito di ruote anteriori, con il motore 1.000 cc sono l’unica opzione disponibile. Per l’uso che fa la grandissima maggioranza delle persone di un’auto come la Duster bastano e avanzano, anche in inverno. Sappiate però che la Duster è uno dei pochissimi SUV al di sotto dei 4 metri e mezzo di lunghezza a poter offrire anche le quattro ruote motrici. Una trazione integrale sfruttata molto bene da un telaio robusto e da un’altezza da terra di ben 21 centimetri, un angolo di dosso di 21°, di attacco di 30°, e di uscita di 33°. Insomma, non è la Dacia Duster un offroad dura e pura, ma se la cava molto meglio di tanti SUV grandi, grossi e molto più costosi. L’unico vincolo per avere il 4×4 è il motore turbodiesel 1.5 da 115 CV. Lo stesso turbodiesel si può avere comunque anche in abbinamento alla trazione anteriore.
Il motore migliore per la Dacia Duster
A proposito di motori, se fate meno di 30.000 km all’anno e la Duster la usate abbastanza spesso per il classico weekend in montagna o in collina, magari a pieno carico, il motore più azzeccato è il 1.300 turbo a benzina da 150 cavalli. Non che il 1.000 3 cilindri da 100 cavalli (91 quando si viaggia a GPL) non sia all’altezza della situazione, tutt’altro. Però è chiaro che con 170 Nm di coppia a 2.000 giri, se la strada sale e in macchina si è in 4 con bagagli, beh, le risposte non possono essere reattive e un po’ ci si deve aiutare con il cambio. Detto questo, per tutte le altre situazioni c’è brillantezza di risposta a sufficienza, prima peraltro del regime di coppia massima.
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Quanto è sicura Dacia Duster
Al chilometro 750, visto che questa è un’auto da utilizzare soprattutto in famiglia, è venuto il momento di parlare di sicurezza. In quest’area Dacia è migliorata molto. Non intendo dal punto di vista della solidità delle auto in caso di impatto, quella era già buona prima, quanto da quello dei dispositivi di assistenza alla guida. Sulla Dacia Duster c’è infatti la frenata automatica d’emergenza, di serie, e non manca il Blind Spot Monitor, cioè il dispositivo che lancia un allarme quando si sta per cambiare corsia e da dietro sopraggiunge un altro veicolo. Manca invece il sistema automatico di mantenimento della corsia. Particolarmente utile, in manovra, la camera Multiview, che offre al guidatore una visuale completa di ciò che circonda l’auto, davanti e dietro. Sulle versioni più ricche, fra cui ovviamente la Extreme, i fari a led con luci diurne a forma di Y sono di serie.
Il consumo reale della Dacia Duster a GPL
E i consumi, vi starete chiedendo? Giusto, su un SUV di questo genere, per di più a GPL, l’efficienza è una voce fondamentale. Per verificarla ho sottoposto la Dacia Duster Extreme alla nostra prova consumi, un giro di 100 km suddiviso in parti quasi uguali tra autostrada, città ed extraurbano. Lo stile di guida? Non un’economy run, ma nessuna accelerata brusca. Una prova cioè che rispecchia lo stile di guida del buon padre di famiglia. Ok, vengo al dunque: 7,9 litri di GPL per 100 chilometri, pari a 12,7 chilometri con un litro. Ovviamente nulla di paragonabile a un Diesel né a un ibrido. Va detto però che qualsiasi motore a benzina, quando funziona a GPL, un po’ di efficienza la perde. Il punto di vista giusto sarebbe dunque quello di fare le proprie valutazioni in euro per chilometro. Sì, peccato che le fluttuazioni del prezzo del gas rendano praticamente impossibile fare questo genere di calcolo, in questo periodo. E quindi? E quindi siamo nel campo delle scommesse. Ragionevolmente, sul medio/lungo periodo, i prezzi dell’energia dovrebbero tornare su livelli più vicini alle serie storiche. Sempre con tendenza al rialzo, ma senza i picchi che si sono visti negli ultimi mesi. Se questo davvero accadrà – e quando – nessuno sa dirlo.
Quanto costa
Infine, i prezzi: la Dacia Duster a GPL parte da 16.950 euro, in versione Essential; 20.350 euro la Extreme. Parte invece da 14.350 il listino della Duster e la cifra si riferisce di preciso alla 1.0 da 90 CV in allestimento Access: il consiglio è quello di optare almeno per la Essential, che costa 2.000 euro in più a fronte però di una dotazione più completa. 23.550 è invece la soglia di ingresso per la 1.3 TCe (150 CV, allestimento Prestige e cambio automatico), mentre la Diesel parte da quota 18.100 euro (Essential).