L’ansia da autonomia è uno dei più grandi fattori limitanti la diffusione dell’auto elettrica. In risposta a ciò, le Case automobilistiche e le aziende specializzate nella produzione di accumulatori stanno spingendo da anni nella direzione dell’aumento della capacità. Con risultati tangibili, dal momento che le auto elettriche di ultima generazione, ormai, difficilmente hanno un’autonomia inferiore ai 300/350 km. E poi c’è Mazda, che coraggiosamente va controcorrente (come spesso accade, peraltro) e, per la sua prima elettrica, la MX-30, offre un’autonomia di circa 200 km, ancora da omologare.
Auto leggera, auto più efficiente
Chi conosce un po’ la filosofia Mazda lo sa: i giapponesi prestano un’attenzione maniacale al peso delle auto. Alla base della loro convinzione, un principio base: leggerezza significa efficienza, oltre che dinamica di guida migliore. Sì perché a un medesimo livello di capacità di assorbimento delle sospensioni corrisponde un’agilità superiore fra le curve, ipotizzando che tutte le altre variabili (baricentro, schema delle sospensioni stesse, pneumatici, ecc.) rimangano invariate.
Batterie più grandi, maggiore autonomia
Per avere un’autonomia superiore – al netto di tutti gli altri fattori (concentrazione energetica degli accumulatori, efficienza dei motori, aerodinamica della vettura, ecc.) – ci vuole un pacco batterie più grande e pesante. Ecco dunque che la scelta di un pacco batterie da 35,5 kWh di capacità sia la scelta più ovvia, per la Mazda MX-30. Un’auto che ferma l’ago della bilancia a quota 1.700 kg: non pochissimi in senso assoluto, ma pochi per un SUV elettrico lungo 4,4 metri.
Un’auto per chi si muove in città (o poco oltre)
Il motivo – dichiarato – per cui nasce la MX-30 è legato alle multe UE, che scattano nel 2020 se la media delle auto vendute emette più di 95 g/km di CO2. Un limite che Mazda non potrà rispettare quest’anno: l’obiettivo è riuscirci nel 2021. Per farlo, appunto, deve vendere un buon numero di MX-30 (impossibile dire ora quale, di preciso). Il target della MX-30, il suo cliente ideale, è invece chi percorre al massimo 70 km al giorno, si muove in città o poco al di fuori. Non sono previsti, per questo motivi, futuri upgrade con batterie più capaci. Ciò che è già in programma è una versione con motore Wankel come generatore, per estendere l’autonomia. La domanda, sullo sfondo, resta. Ha ragione Mazda o hanno ragione tutti gli altri? Per la legge dei grandi numeri, verrebbe da dire che gli “altri”, quelli che massimizzano la capacità delle batterie, sono nel giusto. Eppure, il punto di vista di Mazda non è così fuori dal mondo, in linea di massima. Forse, trattandosi di un progetto dichiaratamente europeo, la MX-30 avrebbe incontrato meglio le esigenze di un commuter urbano sotto forma di un veicolo più compatto e più pratico. Al mercato l’ardua sentenza.