Non tutte le ciambelle riescono con il buco, questo si sa, e la distanza tra innovazione e flop spesso è breve. Capita così che le Case automobilistiche che hanno avuto il coraggio di osare, alzando l’asticella, invece di ottenere modelli di successo si sono trovate tra le mani auto incomprese. Modelli troppo avanti rispetto alla data di nascita, dotati di una tecnologia avanzata per l’epoca ma non ancora del tutto matura. Abbiamo selezionato alcune auto incomprese senza spingerci troppo indietro nel tempo per non affollare troppo il club, eccole in ordine alfabetico.
Audi A2 (1999 – 2005)

Ok, i segni del tempo si vedono ma l’Audi A2 ha ormai più di 25 anni, quindi se ci pensate quando è apparsa era davvero in anticipo sui tempi, così tanto che non è stata capita del tutto, relegandola tra le auto incomprese. La piccola monovolume Audi pensata soprattutto per la città era costruita con un’attenzione maniacale per la qualità e poteva vantare funzionalità e tecnologie avanzate, fin troppo per il pubblico (e le tasche) di allora, i prezzi erano infatti elevati per la categoria (da 16.500 euro circa). Il telaio in allumino era leggerissimo e la A2 alla bilancia faceva segnare un peso compreso tra circa 900 e 1.000 kg, a seconda della dotazione. Così, grazie anche all’aerodinamica sofisticata, la A2 in versione 1.2 TDI a 3 cilindri poteva percorrere 100 km con solo 3 litri di gasolio. Meditate gente…
BMW i3 (2013 – 2022)

Manifesto dell’elettrico prima ora di BMW, la i3 è più futuristica delle auto di oggi. La linea decisamente troppo avanti ha diviso l’opinione pubblica: apprezzata da alcuni e ritenuta da altri poco armoniosa o troppo “diversa” dagli standard BMW. Aggiungete che l’elettrico era agli inizi (infrastruttura di ricarica agli albori), l’autonomia ridotta (inizialmente meno di 200 km, poi con la nuova batteria fino a 360 km) e il posizionamento premium della BMW i3 (a partire da 36.500 euro, tanti per una city car) per via delle soluzioni adottate (ampio uso di fibra di carbonio e alluminio per la struttura), mescolate il tutto: ecco perché la i3 non ha ottenuto il successo sperato ed è rimasta tra le auto incomprese.
BMW i8 (2014 – 2020)

La BMW i8 è una sportiva ibrida plug-in presentata nel 2014, quando accostare le due cose sembrava eresia. Il motore 1.5 turbo a tre cilindri agiva sulle ruote posteriori ed era abbinato a un’unità elettrica sulle ruote anteriori, per una potenza di sistema di 363 CV e uno 0-100 km/h in 4,4 secondi. Non male, ma molti si aspettavano di più da un’auto dal design così aggressivo e dal prezzo superiore ai 140.000 euro. Inoltre, l’autonomia elettrica era limitata (circa 37 km reali) e l’esperienza di guida risultava meno coinvolgente rispetto a supercar con motore termico puro della stessa fascia di prezzo. Ma la i8 puntava più sull’efficienza e sull’immagine tecnologica che sulla sportività, e questo ha creato un po’ di confusione tra gli appassionati. Il mercato non era ancora pronto per una sportiva ibrida plug-in e la BMW i8 merita un posto d’onore tra le auto incomprese.
Dodge Caliber (2006 – 2012)

Forse da noi non è molto conosciuta, non ha infatti riscosso un grandissimo successo, ma la Caliber è un raro esempio tra le auto incomprese: non l’ha capita nemmeno Dodge. Prodotta negli Stati Uniti a partire dal 2006, in Europa la Caliber è arrivata un anno dopo, poco prima che la Nissan Qashqai cambiasse le regole del segmento crossover / SUV da famiglia. L’idea era buona, quindi, e la Caliber era più crossover di quanto pensava e diceva l’azienda stessa, che non ha messo adeguatamente l’accento su queste doti. Certo, il progetto andava sviluppato meglio: i motori della Caliber erano fiacchi e assetati, le prestazioni non particolarmente brillanti. E in più l’interno non era certo all’altezza. Un’occasione persa, peccato!
Honda e (2019 – 2024)

Bella è bella la Honda e, con il suo design retrò e futuristico: l’elettrica compatta trendy ben prima della Renault 5. Ma con quella autonomia (circa 180 nel km nel mondo reale) la Honda e non andava lontano. Ecco un’altra vittima dell’elettrico prima maniera, in anticipo sui tempi e tra le auto incomprese. Il prezzo, superiore ai 35.000 euro, era elevato per una city car elettrica, nonostante la tecnologia avanzata, come i retrovisori digitali e il doppio schermo panoramico interno. E così molti hanno preferito alternative più pratiche, ed economiche. La Honda e è stata apprezzata più da appassionati e addetti ai lavori e non ha saputo conquistare un pubblico ampio, che l’ha ritenuta un’auto da vetrina più che una soluzione concreta per la mobilità elettrica quotidiana.
Honda HR-V prima serie (1998 – 2005)

La HR-V prima serie è tra le auto incomprese, quando venne lanciata anticipò tendenze oggi dominanti: era praticamente un B-SUV quando ancora nessuno sapeva che sarebbero esistiti i B-SUV. Troppo avanti rispetto ai tempi e fuori dagli schemi per il mercato europeo dell’epoca. Disponibile a tre o cinque porte, con trazione anteriore o integrale, anche con cambio CVT, la HR-V prima serie era un’auto versatile e pratica, con dimensioni contenute e un’estetica originale, quasi futuristica. Il suo look e l’altezza da terra la rendevano unica. Anche gli interni erano funzionali e robusti, con soluzioni intelligenti per lo spazio, ma a bordo i posti a sedere erano solo quattro. Offerta con motori benzina affidabili 1.6 litri, non era però molto efficiente nei consumi. Oggi la Honda HR-V ha cambiato forma ed è diventata un vero SUV.
Honda Insight prima serie (1999– 2006)

La Honda Insight prima serie ancora oggi lascia a bocca aperta. A noi ricorda le auto di alcune vecchie serie tv di fantascienza. È uno dei casi più emblematici di auto incomprese: è stata la prima auto ibrida benzina-elettrica introdotta in Europa, come afferma Honda con orgoglio, anticipava di anni il futuro dell’automobile ma fu accolta con freddezza. Honda si era spinta un pò troppo in là. Il suo design aerodinamico, con carrozzeria in alluminio e copriruota posteriori, era pensato per la massima efficienza, non per il piacere estetico. Con un consumo medio di circa 3 litri per 100 km, rappresentava un capolavoro di ingegneria, ma fu penalizzata dalla scarsa diffusione della tecnologia ibrida e da un mercato non ancora pronto. A due posti e con un bagagliaio ridotto, non era un’auto pratica e per tutti, ma eccelleva in ciò per cui era nata: efficienza, innovazione e visione ecologica.
Opel Ampera (2011 – 2019)

La Opel Ampera, lanciata nel 2011 e Auto dell’Anno 2012 è uno degli esempi più evidenti tra le auto incomprese. Derivata dalla Chevrolet Volt, proponeva una tecnologia innovativa per i tempi: un’auto elettrica ad autonomia estesa, capace di viaggiare per circa 60 km in modalità completamente elettrica, con un motore a benzina 1.4 litri da 86 cavalli che, avviandosi automaticamente, attivava un generatore elettrico per ricaricare la batteria e proseguire il viaggio. In alternativa era possibile effettuare la ricarica utilizzando una presa di corrente 220 Volt (circa 4 ore per la ricarica completa). Una soluzione brillante ai tempi, che univa i vantaggi dell’elettrico alla flessibilità del termico. Tuttavia, il mercato non era pronto e il prezzo elevato scoraggiò gli acquirenti. Anche il design futuristico non incontrò i gusti di tutti. Nonostante consumi ridotti, guida fluida e ottima qualità costruttiva, la Opel Ampera fu presto dimenticata.