Quali sono le auto più brutte? La bellezza è un concetto soggettivo, ma ci sono modelli che proprio non sono riusciti a conquistare con lo stile, divenuti famosi (o famigerati) proprio per il loro design poco riuscito. Tra le auto più brutte di sempre, spiccano veri e propri disastri stilistici come la Pontiac Aztek, con il suo frontale caotico, o la Fiat Multipla, geniale dentro ma esteticamente controversa. E altre “perle” come la SsangYong Rodius che con il design ha osato decisamente troppo. Gran parte delle Casa automobilistiche possono annoverare tra i loro modelli qualche scivolone estetico, auto che restano nella memoria non proprio per i motivi giusti. Vuoi scoprire le auto più brutte secondo noi? Ok, continua a leggere!
Austin Allegro: il brutto memorabile
La Austin Allegro è spesso citata tra le auto più brutte di sempre. Il suo design è appesantito da forme tondeggianti e un po’ sproporzionate: davanti non è una bellezza ma il posteriore sembra appiccicato dietro per sbaglio e fa ancora peggio. Nonostante il design due volumi non c’è neppure il portellone.

È stata prodotta tra il 1973 e il 1983 dalla British Leyland in tre serie, la prima delle quali, tra il 1974 ed il 1976, era costruita su licenza anche in Italia dalla Innocenti, commercializzata con il nome di Regent. Oggi è una rarità apprezzata dai collezionisti, uno dei simboli dell’automotive “brutto ma memorabile”.

Citroen Axel – Oltcit Club: il brutto anatroccolo dell’Est
La Citroen Axel, così era nota in Europa ma era costruita e venduta in Romania e nei paesi dell’Est come Oltcit Club, prese forma nel 1982, in seguito ad un accordo del Governo romeno con la Casa francese per la realizzazione su licenza di un’auto molto economica.

E così, Citroen rispolverò il vecchio progetto accantonato della LN, nato insieme a quello della Visa. Prodotta dal 1982 al 1996, la Citroen Axel (o Oltcit Club) finì per essere alquanto approssimativa: aveva linee squadrate e poco armoniose, interni spartani e finiture molto povere. Una specie di brutta copia della Citroen Visa.
Dacia 500 Lastun: piccola, economica… e bruttina
Prodotta in Romania tra il 1986 e il 1992, la Dacia 500 Lastun doveva essere l’auto del boom automobilistico per il popolo romeno. Puntava a essere l’auto cittadina perfetta: compatta, leggera (carrozzeria in vetroresina) e a basso costo.

Ma il design squadrato, i fari sproporzionati e le dimensioni ridottissime la resero una delle auto più brutte mai viste. Montava un piccolo motore bicilindrico da 499 cc e consumava pochissimo, ma era lenta, rumorosa e poco sicura. Ne furono prodotte poche, oggi è un curioso cimelio dell’Est.
Fiat Duna: quando funzionalità e semplicità non incontrano il design
Prodotta dal 1985 al 2000, la Fiat Duna nasceva dalla base della Uno ma con linee squadrate e poco armoniche. Il design anonimo e goffo l’ha fatta diventare un mito tra le auto più brutte.

Nonostante ciò, ebbe un buon successo commerciale come auto da famiglia o da lavoro. Era tutto fuorché bella, eppure resta un esempio di funzionalità che ha battuto l’estetica. E se la Fiat Duna berlina vi sembra brutta, beh sappiate che esisteva anche Weekend!

Fiat Multipla: geniale dentro, brutta fuori
La Multipla è stata prodotta in due serie dal 1998 al 2010 ed è celebre per il suo design fuori dagli schemi. Lo strano frontale con il parabrezza sopraelevato, i fari “a uovo” e la forma tozza l’hanno resa una delle auto più brutte di sempre.

Eppure era innovativa e spaziosa, con sei posti in due file da tre, oltre che molto funzionale. Nonostante le critiche estetiche, ha venduto abbastanza bene nel suo ciclo di vita, scelta da chi badava alla sostanza senza temere di farsi notare. Oggi è ricordata come simbolo di bruttezza geniale.
Pontiac Aztek: l’auto brutta che è diventata un cult
Prodotta tra il 2001 e il 2005, la Pontiac Aztek è passata alla storia non tanto per le sue prestazioni, quanto per il suo design discutibile.

Con linee spigolose, frontale spezzato e proporzioni caotiche, è tra le auto più brutte di sempre. Pensata come SUV futuristico per un pubblico giovane e sportivo, finì invece per sconcertare tutti con un’estetica difficile da digerire. Curiosamente, la Aztek ha avuto una seconda vita grazie alla serie tv Breaking Bad, come auto simbolo del protagonista Walter White. Questo le ha restituito un po’ di fama e, in modo ironico, l’ha trasformata in una cult car. Ma resta un fatto: il suo look, tra finestrini inclinati e plastiche abbondanti, è ancora oggi un esempio lampante di come il design possa far deragliare qualsiasi progetto.
Renault Vel Satis: lusso sì, ma con poca grazia
Prodotta dal 2002 al 2009, la Renault Vel Satis voleva sfidare le berline premium con un design anticonvenzionale. Puntava sul lusso e intendeva proporsi come valida alternativa ai soliti nomi.

Il risultato? Una carrozzeria alta, tozza e poco armoniosa, che la rese una delle auto più brutte di sempre. Il look strano ne limitò il successo: oggi è ricordata più per il coraggio di osare che per l’estetica riuscita.
SsangYong Rodius: si ispira agli Yacht… quelli brutti però
C’è poco da discutere: la Rodius è una della auto più brutte mai viste, e non è nemmeno “simpatica”. Prodotta dal 2004 al 2019 in due serie (la prima non bastava), secondo i suoi designer si ispira a uno yacht, in che modo non sappiamo.

Con linee disordinate, lo strano montate a Z e un posteriore massiccio che sembra la veranda di un balcone la SsangYong Rodius è difficile da digerire. Nonostante l’ampio spazio interno e i 7 posti, il look scoraggiò molti potenziali clienti. Le vendite in Europa furono modeste e oggi la Rodius è ricordata come un esempio di scarsa armonia in campo automobilistico.
Tata Nano: la city-car indiana con il baule fisso
Lanciata nel 2008 come l’auto più economica del mondo, la Tata Nano era pensata per il mercato indiano e puntava a rivoluzionare la mobilità del Paese.

Tuttavia, il suo design da palla schiacciata, con ruote piccole e proporzioni sbilanciate, la rese una delle auto più brutte di sempre. Volete un esempio di quanto era spartana? Il baule era fisso e per accedere al vano bagagli occorreva passare dai sedili posteriori. Nonostante il prezzo basso, le vendite furono deludenti e la produzione si fermò nel 2018.
Toyota WiLL Vi: strana, anzi stranissima
Seria pretendente al trono di auto più brutta del mondo, la Toyota WiLL Vi può essere considerata l’epic fail per eccellenza della Casa giapponese, tanto che è rimasta in commercio un solo anno, dal 2000 al 2001: un record negativo pressoché ineguagliato.

Mette insieme linee asimmetriche con una strana coda spiovente: sembra un insieme di pezzi assemblati a caso. Nata per attirare i giovani giapponesi, finì per spiazzare tutti. Venduta in Giappone con scarso successo, oggi è una (brutta) rarità da collezione.
