Come funziona e come si usa quello “classico”
Di tutt’altra tipologia è il freno motore utilizzato nel linguaggio comune, il quale non ha nulla a che vedere con il meccanismo descritto per i veicoli pesanti. Premesso che in generale questo effetto si può riassumere nel potenziale effetto frenante che il propulsore è in grado di attuare sul veicolo, nell’accezione comune lo si mette in pratica scalando di marcia.
Se normalmente la rotazione del motore fornisce potenza alla trasmissione e alle ruote, rilasciando il gas e riducendo il rapporto di trasmissione sarà l’inerzia della vettura a trasmettere potenza al motore, dalle ruote attraverso la trasmissione, innalzandone di conseguenza il regime di rotazione.
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Inoltre, va sottolineata la differenza dell’effetto frenante del motore in base al tipo di alimentazione. Per quanto riguarda i propulsori a benzina è possibile ottenere un rallentamento del veicolo semplicemente rilasciando l’acceleratore. Questo avviene perché, alzando il gas, il corpo farfallato – valvola che regola l’afflusso di aria all’interno dei collettore di aspirazione – viene chiuso creando un effetto vuoto tra lo stesso e la camera di combustione. Questa particolare condizione oppone resistenza al moto alternativo dei cilindri rallentando di conseguenza la vettura.
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Come si può, invece, utilizzare il freno motore nei propulsori Diesel (sprovvisti di corpo farfallato in aspirazione)? In mancanza del vuoto creato dalla valvola tipica dei motori benzina, le auto a gasolio sono meno soggette a questo effetto e per questo motivo i già citati mezzi pesanti adottano una valvola aggiuntiva allo scarico in grado di rallentare il movimento dei pistoni, questa volta grazie alle pressione dei gas di scarico anziché al vuoto.