Ci sono eventi che arrivano immediatamente ai fasti della cronaca e altri, non meno importanti, che vuoi per casualità, vuoi perché comunicati con meno forza, passano quasi sotto silenzio. Mentre il Salone di Shangai, tuttora in corso, celebra una miriade di modelli e versioni dedicati pressoché esclusivamente al mercato cinese, resta inspiegabilmente in secondo piano una novità degna della massima considerazione: la Jeep ha presentato la prima vettura ibrida plug-in della propria storia. La nuova Yuntu.Una concept per la Cina. E per il mondoLa Jeep Yuntu è una concept destinata al Sol Levante, ma il powertrain ibrido plug-in cuore della vettura ricopre un ruolo strategico e globale nei piani della Casa americana, parte del Gruppo FCA. Entro il 2020, la Jeep lancerà sul mercato una nuova SUV che, secondo quanto lasciato trapelare, non farà ricorso a una motorizzazione puramente elettrica, diversamente dalle rivali Audi, Mercedes-Benz e Skoda, bensì prenderà in considerazione l’abbinamento di un propulsore termico a un’unità a zero emissioni in grado di portare in dote, complici moderni accumulatori agli ioni di litio, una percorrenza a batteria non inferiore a 70 km.Pianale Giorgio per la nuova Grand CherokeeLa tecnologia ibrida plug-in allo studio in casa Jeep promette non solo di garantire un’autonomia in modalità puramente elettrica superiore alla media del segmento, ma anche di rendere possibile un’inedita interpretazione – per il marchio americano – della trazione integrale. Quest’ultima rinuncerebbe infatti al tradizionale albero di trasmissione in favore di una gestione elettronica delle 4WD. Il che, quasi certamente, significa che il propulsore a batteria verrà collocato al retrotreno, garantendo oltretutto la funzione torque vectoring per la ripartizione della coppia tra le ruote posteriori. Una novità che potrebbe costituire il perno tecnico attorno al quale sviluppare la futura generazione dell’ammiraglia Grand Cherokee, basata sulla piattaforma Giorgio di derivazione Alfa Romeo Giulia.