Estetica: il coraggio di osare
Lunga 4,39 metri, Mazda MX-30 è pensata per gli ambienti cittadini. Ho avuto l’occasione di testarla diversi giorni sia in ambienti urbani che extraurbani ma, al di fuori della motorizzazione (discussa nei prossimi paragrafi), questo crossover dalle linee originali preferisce non allontanarsi troppo dal centro città. La calandra frontale, annegata tra paraurti e cofano, esprime subito una notevole dose di coraggio mentre la larghezza complessiva, esattamente di 180 cm, contribuisce a rendere più “piazzato” e muscoloso quello che è, a tutti gli effetti, un perfetto esempio del Kodo Design.
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Dettagli stilistici (di serie) come i cerchi da 18” o i fari LED (anteriori e posteriori) contribuiscono a rendere ancora più appetibili forme e volumi. Oltre all’aspetto dell’anteriore ho apprezzato molto la forma estrusa e circolare dei gruppi ottici posteriori, un po’ a ricordare – senza voler paragonare un crossover elettrico Mazda con le iconiche rosse di Maranello – quelli di alcuni modelli Ferrari come la recente 488. Al di fuori della fanaleria, il retrotreno sfoggia linee da SUV compatto – i 180 cm si percepiscono meno – e tetto con un piccolo spoiler da coupé.
Tante le differenze di stile tra anteriore e posteriore: non basta fermarsi alla prima occhiata per capire se piace o meno. Tuttavia, il tratto distintivo che più salta all’occhio è la mancanza delle maniglie posteriori, ma non della portiere. Esattamente come Mazda RX-8 (prodotta tra il 2002 e il 2012), Mazda MX-30 è equipaggiata con portiere posteriori a libro: una caratteristica difficile da digerire, per molti, e intrigante allo stesso tempo. L’obiettivo è, chiaramente, quello di facilitare l’ingresso nella vettura, considerato che lo spazio sui sedili posteriori non è “XXL”. Tuttavia, una scelta così azzardata potrebbe essere il primo fattore discriminante per l’acquisto finale.