Si intitola “prova BMW M5”, ma quella che state per leggere non è una prova come le altre: è una una sorta di omaggio. Il tributo a una tipologia di sportiva – di motore, per essere più preciso – che rischia di sparire dalla circolazione. Sto parlando del V8 a benzina senza l’aiutino, piò o meno grande, dell’elettrico. Portabandiera (una delle poche rimaste) è la BMW M5, che con il suo V8 4.4 turbo andrebbe quasi inserita nel patrimonio dell’umanità dell’Unesco.
Scherzi a parte, questa è un’auto con una storia pazzesca. Nel corso degli anni ha avuto di tutto, sotto al cofano: 6 cilindri in linea, V8 aspirato, V10 aspirato di derivazione F1 e poi di nuovo V8, ma turbo. Il tutto declinato su carrozzeria berlina e station wagon ed elargito mediante la trazione posteriore, integrale e, ciliegina sulla torta, sia 4WD sia 2WD. Alla base di tutto, sempre e comunque: prestazioni da supercar, adrenalina a fiumi e una certa consapevolezza di sé, degli altri utenti della strada e della velocità.
Potenza da supercar
“Le auto di oggi sono tutte noiose”. Davvero?
Il futuro per le auto come la M5