Lo scetticismo generale
Prima, lasciatemi dire che so benissimo che questa non è un’elettrica qualunque, è la Porsche Taycan. Un giochino che parte da un prezzo di oltre 110.000 euro. Però parliamoci chiaro: quante sono le auto alla portata di tutti, a motore endotermico, con un’accelerazione da togliere il fiato? Zero, ve lo dico io. Insomma, anche con le auto a motore, se volete emozioni, dovete spendere tanto. E sento già le obiezioni: “il bello della guida non sta nelle accelerazioni da dragster” – “un barcone da oltre 2.000 kg non sarà mai divertente tra le curve” – “Che sportiva è se non fa rumore…”
Ok, rispondo subito alla prima obiezione. La Taycan è incredibilmente agile. Piatta sulle 4 ruote, rapidissima negli inserimenti e con un’assenza di inerzia che ha dell’incredibile. Le ruote dietro seguono senza la minima esitazione quelle davanti, restituendo una sensazione di “compattezza” e di sicurezza a cui stento a credere persino io che sto guidando, considerati i 2.200 kg di peso. Il merito va certamente al fatto che la maggior parte della massa, cioè le batterie, sono concentrate nella parte più bassa dell’auto e perfettamente attorno al baricentro.
Ma non basta. Si percepisce chiaramente che ingegneri e collaudatori devono aver perso il sonno per fare della Taycan la Porsche delle elettriche. Nelle sensazioni, nelle reazioni, nel feeling che è capace di instaurare tra uomo e macchina. Sì perché questa macchina si comporta esattamente come una Porsche: avantreno solidissimo, che arriva al sottosterzo solo se si sbaglia clamorosamente la velocità d’ingresso, limiti di tenuta altissimi e la giusta sensibilità al rilascio, che non diventa mai timore di perdere il controllo, ma anzi aiuta a disegnare le traiettorie con il gas, oltre che con lo sterzo.