RIDE
Quando, circondato da alcuni ciclisti una volta raggiunta la cima, ho raccontato che stavo facendo le ripetute sul Muro di Sormano (pendenza media 17%, pendenza massima 27%), quello è stato il climax della mia prima esperienza e-road. Prima di svelare il “segreto” ho voluto godere di qualche minuto di ammirazione degli altri pedalatori davanti al ristoro sulla Colma e a sorpresa, dopo la rivelazione, mi sono pure guadagnato un caffè… Probabilmente per aver ricomposto la loro autostima, mostrando il pulsante sul tubo e il motore nel mozzo…
PERCHÉ LO FAI?
Quando è arrivata la Aria e-Road avevo bene in mente ciò che avrei voluto fare: togliermi qualche sfizio. In effetti è una delle motivazioni che spingono ad acquistare una bici da strada a pedalata assistita: c’è chi la usa per concedersi più chilometri e più dislivelli e chi, invece, vuole provare emozioni altrimenti sconosciute. Il muro lo avevo già fatto (una volta, con cadenze prossime al surplace e senza godermi nemmeno un metro di strada) e quindi mi sembrava l’occasione migliore per capire cosa significasse affrontarlo con “l’aiutino”. I ragazzi di Bianchi mi hanno spiegato che si può arrivare a coprire fino a 1.200 metri di dislivello, ma non è quello che oggi mi interessa.
AVVICINAMENTO AL RISPARMIO
Partenza dal Ghisallo. Qualche chilometro di discesa fino ad Asso, per prendere confidenza e capire che la distribuzione dei pesi (circa 3,5 kg fra motore, batteria, comando remoto e cablaggi) non influisce molto sulla guida: si percepisce un po’ di inerzia quando si affrontano curve veloci, in frenata (ma i dischi aiutano molto) e nei rilanci, situazione in cui riportare a girare veloce la ruota posteriore richiede più impegno.Alla discesa fa seguito un tratto di poco più di cinque chilometri di moderata salita verso Sormano e la Colma, fino a incontrare la deviazione per il Muro. Fin qui ho pedalato per lo più senza assistenza per capire quanto costasse risparmiare batteria. Il bello della Aria e-road è che anche se decidi di pedalare senza pigiare l’interruttore, il peso non diventa un dazio insostenibile da pagare alla power unit. Certo, la differenza con una buona bici da strada di pari fascia di prezzo è nell’ordine del 4 chili ma, se le andature sono turistiche, pedalare rimane un piacere. Ovviamente, sono i rilanci la situazione in cui più si percepisce la risposta meno brillante rispetto alle sorelle senza motore.
CHI HA PAURA DEL MURO?
Una pressione sul pulsante posto sul tubo orizzontale, dietro l’attacco manubrio, e il motore si accende. Siamo in modalità Eco (garantisce il 30% di assistenza, 60% lo dà il Comfort e 100% il Power); già così l’inerzia di cui parlavo prima diventa uno sfumato ricordo. Non vuole dire che non si faccia fatica, anzi… Diciamo che a parità di fatica si sale più veloci, riuscendo a mantenere una cadenza più naturale. Salgo senza affanno, mi guardo intorno, saluto gli asini che si incontrano sul primo traverso, quando la strada piega verso sinistra. Vivo con spirito nuovo il susseguirsi della misurazione dipinta sull’asfalto, che segna metro per metro il dislivello superato dalla partenza: se la volta precedente era nel contempo stimolo e calvario, ora non vi presto quasi attenzione. Al contrario, riesco a leggere con lucidità l’elenco in stampatello bianco di nomi e tempi che meritano di essere ricordati e le frasi di chi ha descritto l’ascesa; seguo i profili delle montagne all’orizzonte: Cornizzolo, Corni di Canzo, Resegone, Grigna, Grignetta… Pedalo fluido, sfruttando il costante e lineare supporto del motore. Ogni tanto scalo un pignone e mi alzo sui pedali, l’Aria mi asseconda pronta. Mi permetto addirittura di tagliare il primo, terribile, tornantino (qui l’ultima volta mi ero quasi fermato con il cuore in gola) e per tenere giù la ruota anteriore faccio slittare quella posteriore. Poi mi godo tutto lo scenario che una giornata tersa e frizzante mi regala verso Nord-Est e in una manciata di secondi sono già al secondo e ultimo tornante, pronto a superare anche il rettilineo finale e raggiungere la sommità del Muro.
ANCORA UNA…
L’ennesima scritta sull’asfalto mi ricorda che il Muro di Sormano è lungo 1,8 km ma con una pendenza media del 17% e punte del 27%… Bene, ora lo rifaccio ma partendo già in modalità Comfort, setting che per la prima salita ho richiamato solo in due occasioni. Scendo metà Muro, fino a tornare sul lungo rettilineo con gli asini, mi giro e riparto. Le opzioni che la nuova configurazione di assistenza mi offre sono due: salire con lo stesso passo di prima ma con meno affanno o spingere con lo stesso impegno ma a velocità maggiore. Ovviamente, scelgo quest’ultima, con l’ausilio della modalità Power nelle stesse occasioni in cui avevo prima fatto ricorso alla Comfort. Mi tornano subito in mente le parole di Damiano Cunego, quando mi raccontava di salite pedalate così veloci da essere costretti a frenare prima di affrontare i tornanti… Ora capisco cosa voleva dire e capisco anche quanto siamo lontani noi umani dai “veri” professionisti. Nello stesso istante, però, mi rendo conto che con la e-road “si può fare”.Mortirolo, aspettami…
Stefano Martignoni indossaCasco: Briko VentusGiacca: Santini Vega jacketPantaloni: Santini Vega bib tightsOcchiali: Briko Superleggero |
Foto HLMPHOTO-Martina Folco Zambelli