“O la ami o la odi“. Era lo slogan che ne ha accompagnato il lancio, nel 2008, quando ha dato vita al nuovo segmento delle SUV coupé. Oggi la X6 non è più sola e a farle compagnia ci sono Audi Q8, Mercedes GLE Coupé, Porsche Cayenne Coupé. Però, se ci siamo abituati alla loro presenza sulle strade (e sui marciapiedi), l’approccio nei loro confronti è ancora lo stesso di dodici anni fa.
NATA PER FARSI GUARDARE
I SUV coupé (Sport Activity Coupé, per BMW) sono i nuovi simboli di status. Hanno preso il posto che occupavano i SUV, prima che il loro avvento li relegasse ad auto per famiglie. Che piacciano oppure no, i dati di vendita hanno dato loro ragione: chi vuole ribadire la propria presenza sul pianeta, lo fa anche occupando tanto volume sulla strada. E farsi notare è una cosa che alla X6 riesce senza sforzo. È aggressiva, muscolosa, sfacciata e quasi arrogante. Rispetto alla versione che rimpiazza, cresce in larghezza, passo e lunghezza. Diventa anche un po’ più bassa e questa nuova combinazione di misure la pianta a terra come un Amstaff. Ciliegina sulla torta, la nuova griglia oversize (questa è la tendenza) con il doppio rene che si illumina e marca il territorio quando l’oscurità tende a omologare ogni cosa.
COSA OFFRE?
A un SAC cosa si deve chiedere, oltre a una notevole presenza scenica? Sportività e comfort, ovvio. Non dimentichiamo che si tratta di un’auto il cui peso (siamo ben oltre le due tonnellate) e baricentro, rappresentano una bella sfida per gli ingegneri che si occupano delle sue qualità dinamiche. In BMW il problema è stato risolto lavorando su sospensioni e trazione per cercare di rendere più neutro possibile in comportamento dell’X6, anche sulle strade più tortuose. A garantire sportività ci pensano anche il cambio Steptronic a otto rapporti e le prestazioni del motore, che già nella versione xDrive 30d, offre 265 cv, 620 Nm e assicura uno 0-100 km/h in 6,5 secondi.
PRIMA CLASSE
Gli interni sono all’altezza delle aspettative. La sensazione che i materiali e le finiture trasmettono è quella di grande qualità e lusso. Giocando con gli optional, poi, si può alzare ulteriormente il livello del comfort. Peccato però che nella lista degli equipaggiamenti a pagamento ci siano anche i sedili riscaldabili e la carica wireless per gli smartphone… Il mio pensiero è che nella dotazione di un’auto che parte da ottantamila euro, certe voci non possono mancare. Dicasi lo stesso a proposito di ADAS. Scorrendo la (corta) lista, ci si accorge infatti che oltre a Cruise Control con funzione di frenata e Collision e Pedestrian Warning con City Braking, c’è solo il minimo sindacale. Anche il Cruise Control Adattivo, per citare un classico ormai presente anche su auto di categoria molto più bassa, è da richiedere come optional.