RIDE
È una questione di filosofia, con una trasposizione nel mondo dell’auto possiamo dire che se le maxi naked europee sono come Lamborghini Ferrari e Porsche, e quindi sportive lussuose e con una attitudine alla pista, la Kawasaki Z H2 è una sportiva all’americana. Una sorta di Corvette, Camaro, Dodge Viper, tanta potenza tanta coppia, una erogazione “forte” ma non quell’attitudine alla guida super sportiva o tra i cordoli che hanno mezzi dichiaratamente più sportivi.
MOTORE SOPRA A TUTTO
Tutto ruota attorno al motore avevo detto, ed è vero perché questo quattro cilindri è a tratti fenomenale per come eroga la potenza. Morbidissimo ai bassi regimi, con una gestione del gas perfetta, assolutamente esente da vibrazioni, questo motore risponde al gas preciso e mansueto ma man mano che sale di regime prende la forza di un vulcano in eruzione che proietta la moto un avanti in qualsiasi marcia.
MEDI DA PAURA
Il meglio? Arriva dopo i 5.000 e fino ai 10.000 giri, range in cui questo quattro cilindri è una forza della natura (anzi della meccanica), domata però da una ciclistica che a dispetto di quote relativamente contenute per la categoria è invece molto stabile e rassicurante. Oltre quel regime, peraltro difficilmente raggiungibile su strada perché si sta andando fortissimo, conviene cambiare perché la spinta si stempera un po’, anche se l’allungo si protrae fiko a 12.000 giri.
COMODA PER LA STRADA
A dispetto delle prestazioni la Z H2 è una moto comoda, la sella è larga (anche se l’imbottitura non è morbidissima) la posizione più seduta che caricata, simile a quella della Z900, ma giustamente caricata per compensare la spinta dell’aria, le pedane larghe. Anche la protezione aerodinamica non è niente male, il piccolo plexiglas solleva il busto dalla spinta del vento, e anche ad alta velocità non ti arriva nessuna turbolenza. Insomma hai l’impressione che in sella alla Z non ti stancherai facilmente anche dopo parecchi chilometri in sella. Il che per chi ama guidare le moto su strada è un vantaggio. Moto super performante, sicuramente, ma stradale in tutto e per tutto, la Z H2 non vuole confrontarsi con le naked più sportive e non ha nella pista il suo habitat ideale, perché la posizione è seduta, il cambio elettronico ha un “taglio” stradale, l’ABS funziona molto bene ma ha una taratura stradale.
GUIDA MORBIDA
Avrete capito insomma che la Kawasaki non ama essere violentata, ma piuttosto va assecondata con una guida fluida, lei in questo caso vi ripaga rivelandosi una splendida naked stradale con un gran bell’avantreno e una ciclistica che resta sempre molto stabile e mai nervosa, certificata da un avantreno piantato a terra. Che sicuramente non è così svelto nel traffico o sullo stretto ma molto gratificante sul misto veloce (o velocissimo). Molto bene il controllo del gas e le mappature e i controlli pur non super raffinati (ad esempio non è possibile regolare separatamente anti wheelie e traction control) funzionano bene.
RIGOROSA
Non è una moto leggera, ma devo dire che il peso alla fine si sente meno di quel che si pensa, anche se è vero che la Z H2 dove la metti sta. La moto è rigorosa, molto, precisa nel seguire la traiettoria non molto reattiva nel cambiarla all’ultimo secondo. Come tutte le H2, anche la Z è quindi un po’ in mondo a parte che riesce un po’ difficile confrontare con le altre moto sul mercato. È una naked strapotente, ma comoda, superveloce ma non pistaiola e con un tiro ai medi regimi che fa veramente impressione.
UN PO’ DI TUTTO
La prova che Kawasaki ha organizzato a Las Vegas certo è un po’ strana anche se comprensibile. Dovendo subire i limiti americani a tratti lentamente insopportabili gli uomini in verde ci hanno portati in un tracciato di handling nei pressi del circuito di Las Vegas per iniziare ad assaggiare le prestazioni della Z (peraltro capace di arrivare a 52 gradi di piega), ma questo è servito più che altro per dire che la pista non è il suo habitat. Poi due giri a tutta sul triovale del Las Vegas Motor Speedway ci hanno mostrato le esaltanti prestazioni motoristiche, oltre a terrorizzarci con i muretti che a due-e-sessante vedi sempre troppo vicini.
HA IL “FLOW”
La prova su strada ha in realtà svelato la vera anima della moto che secondo me ha il cosiddetto “flow”: scorre tra le curve con un bilanciamento perfetto tra freno motore e accelerazione e una gestione del gas altrettanto perfetta in entrambe le mappe utilizzate (Road e Sport). Su strada l’assetto è sostenuto il giusto, la moto non dondola è rigorosa, il cambio lavora benissimo, le Pirelli Diablo Rosso 3 “sentono” le asperità ma offrono profili azzeccatissmi che aiutano la guida tonda della ZH2.
UNICA NEL SUO GENERE
Insomma, se nei vostri pensieri avete più la strada che la pista e siete in cerca di un mezzo assolutamente originale e unico dal punto di vista tecnico, beh allora potete tranquillamente mettere questa moto nella vostra shopping list.