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Prova Triumph Daytona 765 Moto 2 Limited Edition

Punto di arrivo di un percorso iniziato molti anni da la Daytona 765 Limited Edition è, a quanto dice Triumph quanto di più vicino a una Moto2. Il motore è proprio quello e attorno al Triple Triumph ha costruito una moto davvero raffinata. Una media che non fatica a convincerti del suo valore…  

RIDE

Vi racconto questo piccolo aneddoto. Bol D’or 2006 Magny Cours. Sono in sella alla mia Suzuki GSX-R1000 K5 e sto affrontando uno degli interminabili stint notturni. Una di quelle sessioni di guida un po’ narcotizzanti perché non sei in bagarre, devi solo tenere la posizione e non far danni. Insomma non hai molti stimoli. A un certo punto alla staccata del liceo mi passa una moto gialla; è una Daytona 675. A pilotarla è David Lopez uno dei collaudatori ufficiali Triumph (lo è tutt’ora oltre che essere diventato dopo questo episodio un mio buon amico) che insieme a suo fratello Felipe (ai tempi tester ufficiale Dunlop) e a un terzo pilota spagnolo sta correndo e al tempo stesso studiando sviluppi futuri della moto.Ecco, questa è una di quelle cose che ti svegliano subito. Come se avessi preso la scossa, lo ripasso alla staccata successiva, nell’allungo verso la staccata Adelaide lo stacco, ma nel guidato il maledetto che guida la “sua” moto (perché la ha sviluppata proprio lui) in modo quasi magico è ancora li sotto e mi ripassa. Ingaggiamo nel profondo della notte il nostro personale duello che dura un paio di giri in tutto. Non ci vede nessuno. Siamo io e lui, al buio. Un 1.000 contro un 675, un giornalista contro un collaudatore. Gomme intagliate quasi stradali (Bridgestone 002) le mie, slick Dunlop “buone” (con un collaudatore ufficiale in squadra di certo non hai materiale di serie B) le sue.Due giri indiavolati in cui, è evidente, a entrambi sta uscendo il fumo dal naso. Poi David esagera un pelo con il gas perde il posteriore della Daytona. Ho la meglio, allungo e non mi prende più. Ma ho sudato. Alla fine la Daytona terminerà il Bol d’or a metà classifica. Niente male per una piccolina.Episodio storico, ormai, che racconta bene l’efficacia di questa moto che ha sempre brillato per l’eccellenza ciclistica e per il suo motore prestante ed estremamente gestibile. Tutte qualità che ritrovo ovviamente sulla 765 Limited Edition, che della “sorellina” ha preso tutto il buono farcendo poi il piatto con un gustoso corredo di sospensioni super raffinate ed elettronica di ottimo livello.

IN MANO DA SUBITO

Primi giri con la Daytona, nella rinnovata Misano: dopo mesi di immobilismo da lockdown c’è da tirar via un po’ di ruggine. Ma non è necessario. Quattro curve e mi trovo a viaggiare già molto spedito. Il bello della media cilindrata è questo: Sali ed è tua, feeling in tempo zero. Moto così le l’hai subito in mano, non ti ci devi abituare, apri il gas in fretta. La proverbiale capacità che ha poi il motore tre cilindri di aiutarti nella gestione della potenza è, nel caso della 765, ai massimi livelli. Ovviamente l’incremento prestazionale non è stato tale da mettere sotto stress una ciclistica nata super performante, che in più sulla Limited Edition può contare su sospensioni da prima della classe, sensibili, scorrevoli sentono il click. Roba giusta.

EQUILIBRIO

 Triumph Daytona 765 Moto2 Limited EditionEcco quindi trovato l’equilibrio perfetto, “sporcato” in questo caso da un assetto inizialmente fin troppo stradale e da l’asfalto appena rifatto di Misano che divorava le gomme come poche altre volte ho visto fare. Ma il buono della Daytona 765 lo senti subito: è bilanciata, equilibrata nel comparto ciclistico e con un motore dalla spinta così omogenea che ti sembra sempre di andare piano salvo poi fare dei gran tempi… Il piccolo triple in questa configurazione è in gran spolvero. Non ha i rapporti perfetti per Misano, in alcune curve la seconda è corta la terza un po’ lunga, ma è più probabile che la colpa sia mia che non scorro abbastanza complice un grip dell’asfalto (effetti collaterali delle riasfaltature) che non invita molto a fare percorrenza.

HA VOGLIA DI GIRARE

Ma anche se la tieni “lunga” la Daytona mostra una bella progressione, ottima la gestione del gas, ottima la consistenza nella salita di regime con un “corpo” ai medi che aiuta a portar velocemente fuori dalle curve e a fare un sacco di strada. La spinta in alto non si esaurisce presto il motore ha voglia di girare, i 14.000 sul contagiri li vedi facilmente. A proposito la strumentazione è montata in una posizione insolitamente verticale, troppo. E la grafica continua a non convincermi.

IL GUSTO DELLA MEDIA

Bella moto, darà gusto a chi la comprerà, quel gusto che solo le medie cilindrate sanno dare. Perché la moto è svelta, più tonda che brusca in ogni reazione, e offre sempre un bel feedback all’avantreno. Lo sterzo è sempre ben presente tra le mani, non si muove mai nemmeno quando violenti la moto nei cambi di direzione, e la rapidità di ingresso in curva è limitata solo, in questo caso, dalla Pirelli Supercorsa SP, gomma eccellente ma comunque non un prodotto così racing da consentirti di spingere forte sul davanti.

SAVE THE MIDDLE CLASS

C’è da sperare solo che questo non resti un esercizio isolato. Il telaio c’è, il motore c’è. La categoria, anche se piccoli, sembra dare segni di risveglio e l’interesse che ricevo ogni volta che parlo di queste moto testimoniato dalla grande quantità di domande sulla guida non è secondo me da sottovalutare. Anche perché non dimentichiamolo, c’è un popolo di “carenati” che sta salendo dalle piccole cilindrate (125, 300) e il salto alle 1.000 è troppo grande. Serve un passo intermedio che offra a chi ama queste moto la possibilità di crescere in modo progressivo. Ecco perché le medie sono importanti, ecco perché mi piacciono moto come la Daytona. Perché le maxi sono moto straordinarie, ma l’impegno (di acquisto, manutenzione, guida) sta diventando ormai davvero fuori dalla portata di molti.

 

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