Non chiamatela (più) low cost. La Duster – ma il discorso si potrà estendere sempre più a tutta la gamma Dacia – è stata la prima auto del marchio rumeno a smarcarsi dalla vecchia filosofia. Quale? Quella dei prezzi stracciati a fronte di una tecnologia due, tre, a volte quattro passi indietro rispetto alle auto di ultima generazione. Il nuovo corso prevede listini ancora molto aggressivi, magari meno “stracciati”, ma una tecnologia solo un passo indietro (sono arrivati finalmente accessori come il cruise control e il media nav evolution). Oppure nemmeno uno, quando ci sono di mezzo le normative anti inquinamento e i vecchi motori devono essere sostituiti da quelli più moderni.
Prestazioni analoghe
Come detto, la cilindrata del nuovo motore è di un litro. I cilindri sono tre e, grazie anche al turbo, la potenza è di 100 cv. La nuova unità rimpiazza la vecchia da 1,6 litri, aspirata da 115 cv. E se è vero che la potenza diminuisce, è vero anche che la coppia rimane sostanzialmente invariata: 160 Nm per il 1.0, 156 Nm per il 1.6. Il che significa avere risposte uguali a quelle di prima al pedale del gas, se non migliori, grazie al fatto che la sovralimentazione abbassa il regime di erogazione della coppia stessa.
Giù consumi ed emissioni
Il nuovo entry level della Dacia Duster si potrà abbinare (le vendite inizieranno a fine autunno) alla sola trazione anteriore (niente trazione integrale, dunque, in questa configurazione) e al cambio manuale a 5 marce; promette una taglio dei consumi e delle emissioni di Co2 di un importante 18%. La gamma motori della Duster diventa dunque la seguente: oltre al nuovo 1.0, 1.3 benzina, da 130 e 150 cv, e diesel 1.5 dCi da 95 e 115 cv.