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Eccellenze italiane: Michele Alboreto e il sogno – realizzato – di Le Mans

Alcuni anni dopo aver sfiorato il Mondiale di F1 con la Ferrari, si riscatta in terra francese

PILOTA NONOSTANTE UNA FAMIGLIA NON RICCA

La gran parte dei piloti ha alle spalle famiglie ricche, o comunque benestanti. Alboreto è tra quelli che non può chiedere soldi a “papi” per correre. Così il ragazzo si mette al lavoro in prima persona, insieme al fratello e ad alcuni amici, e l’auto da gara se la mette a posto da solo. Siamo nel 1977 e la monoposto è una Formula Monza, comprata ovviamente usata. Inutile dire che in pista ci sono piloti con mezzi ben più veloci. Pochi, pochissimi, possono però mettere in pista il talento di Alboreto, che infatti già nel 1978 trova un sedile per correre in Formula Italia. Nel 1979 è in F3, categoria in cui nel 1980 vince l’Europeo.Il risultato è di quelli importanti. Importantissimi: lo lancia nel professionismo. Cesare Fiorio, infatti, nota il suo talento e lo mette sotto contratto, inserendolo nel programma sportivo Lancia. Un contratto per correre alcune gare del Campionato del Mondo Sport Prototipi.

  1. Il trionfo a Le Mans
  2. Il pilota “della porta accanto”
  3. La passione per le automobili prima di tutto
  4. Arrivare in Formula 1 grazie ai risultati. E basta
  5. Velocità e tecnica
  6. Qualsiasi auto, basta gareggiare
  7. L’ultimo giro

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