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Di sicuro è una delle moto più attese dell’anno, perché se le Superbike fanno sognare ma sono ormai diventate “attrezzi” puramente da pista, le maxi naked sono quelle che più avvicinano il mondo delle Superbike a quello della guida quotidiana. Ducati mancava da un po’ in questo segment: la Streetfighter 1098, diciamolo, non ha lasciato il segno; la Monster 1200 fa il suo, ancora oggi, ma per combattere in questo segmento serviva qualcosa di più. La Ducati Streetfighter V4 S è andata oltre.
PRIME IMPRESSIONI
Questa prova è figlia dei tempi. Ho utilizzato la Streetfighter V4 S per quanto concesso dai decreti ossia nel percorso casa-ufficio, senza divagazioni. Non è certo la prova che vi avrei voluto offrire, ma per quella ci sarà tempo. Vi racconterò le prime impressioni di guida di una moto che ha molto da dire. Su una prova come questa, con l’uso concentrato nella vita “normale”, emerge il lavoro dei tecnici Ducati. Vediamo com’è fatta la Streetfighter V4 e cosa cambia rispetto alla Panigale V4. Perché chi pensa che questa sia semplicemente una V4 spogliata si sbaglia di grosso.
COME LA PANIGALE, QUASI
Prima di tutto i numeri, quelli che hanno fatto tanto parlare della Streetfighter: in questa configurazione il motore Desmosedici stradale eroga 208 cv di potenza massima a 12.500 giri e una coppia massima di 123 Nm a 11.500 giri. Prestazioni record per il segmento riguardo alla potenza, mentre qualcuno fa meglio sul fronte della coppia. Coppia che è disponibile sulla V4 con una curva favorevole, se è vero che il 70% del picco massimo è disponibile già a 4.000 giri e il 90% dai 9.000 ai 13.000 giri.
ALBERO CONTROROTANTE
V4 Desmosedici stradale che, ricordiamo, mantiene l’albero motore controrotante, che girando in senso opposto rispetto alle ruote compensa le inerzie, diminuisce la tendenza alle impennate e migliora l’ingresso in curva. Questa soluzione è adottata da tutte le MotoGP. Il motore è esattamente lo stesso della Panigale, a esclusione dell’aspirazione che non sfrutta i cornetti a fasatura variabile. Non cambia la filosofia costruttiva rispetto alla supersportiva, di cui la Streetfighter mantiene il telaio front frame e il monobraccio infulcrato direttamente al motore.
DOVE CAMBIA?
Dove cambia rispetto alla Panigale? In tante cose, perché per in Ducati sono stati molto attenti all’utilizzo stradale. Innanzitutto cambia l’interasse e non di poco, perché passa da 1.469 a 1.488 mm, lungo ma non un record per la categoria: diciamo che sta un po’ nel mezzo tra le competitor più compatte e le più lunghe. Se è vero che le quote di sterzo sono rimaste invariate (100 mm di avancorsa e 24,5° di inclinazione cannotto), è chiaro che i millimetri guadagnati sono tutti nella zona posteriore, con il monobraccio che si allunga di 15 mm. Altre modifiche? La sella più alta, siamo a 845 mm perché lo schiumato è da ben 60 mm, misura mai vista su una Ducati stradale: questa soluzione, assieme alle pedane più basse, apre un po’ l’angolo del ginocchio. Cambia la rapportatura finale, che è molto più corta perché dal 16/41 si passa al 15/42. A livello di ergonomia cambia anche il manubrio, che è regolabile (-3° – standard – +3°) per poter avere una posizione di guida più sportiva o rilassata.
POSIZIONE DI GUIDA
Vi dico subito che, ricordando la vecchia Streetfighter, mi aspettavo una posizione di guida più carica e costrittiva. Apprezzo la scelta di non spingere troppo con il carico sui polsi. Si siede un po’ in alto, il manubrio è un po’ distante, io lo girerei indietro nella posizione -3° per avvicinarlo un pelo al posto e caricarlo un po’. Trovo questa posizione poco stancante, più comoda che supersportiva. Come se Ducati avesse seguito in questo caso più la “filosofia KTM” (leggermente più “all round”) che quella Aprilia, aggressiva senza se e senza ma. Non è solo una supersportiva spogliata, l’attenzione all’utilizzo stradale c’è stata, come si nota anche dal motore che ora dispone della disattivazione automatica della bancata posteriore al minimo nel caso la temperatura salga troppo, in modo da trasmettere meno calore a chi guida. Una soluzione già nota a chi guida le Harley-Davidson di ultima generazione.
BIPLANO
Le appendici aerodinamiche sono un altro elemento della Streetfighter V4: secondo la filosofia Ducati tutto quel che c’è sulla moto ha un senso tecnico e le ali servono ovviamente a dare stabilità alla moto alle alte velocità, consentendo di non esagerare con l’interasse e le quote ciclistiche che, infatti, come vi ho già detto sono abbastanza compatte considerando le prestazioni. 28 kg a 270 km/h sono un carico davvero elevato, soprattutto perché le ali sono piccole: per questo Ducati ne ha messe due con disposizione biplano.
ELETTRONICA
L’elettronica è la stessa della Panigale V4 di ultima generazione, con il rinnovato pacchetto Safe Performance, composto da ABS Cornering, Traction Control DTC Evo 2, Wheelie Control, Quick Shift ed Engine Brake Control. A proposito del controllo di trazione, anche sulla Streetfighter come sulla Panigale V4 ora lavora in modo predittivo ed è quindi più efficiente che in passato.