Qualcuno sostiene che ogni giorno sia una prima volta. Dal canto mio, con una vena poetica decisamente meno spiccata, mi permetto di aggiungere che ci sono giorni “più prima volta di altri”. Uno di questi, per me, rimarrà mercoledì 24 ottobre 2019. Quel giorno ho guidato un’Harley-Davidson. Non l’avevo mai fatto prima. Nello specifico, ho provato Ultra Limited e Road King Special, ovvero due membri della famiglia Touring 2020.
Un mix di elementi
Le molte novità della gamma Touring 2020 di Harley-Davidson ve le abbiamo già spiegate nel dettaglio, tra spinte in avanti dal punto di vista tecnologico e la “sacra” conservazione di quelli che sono i valori fondamentali del marchio. Un’alchimia che solo in apparenza può sembrare contraddittoria, e che invece, giurano in Harley-Davidson, funziona alla grande. Per cercare di capire se e quanto la strada intrapresa dal marchio di Milwakee sia azzeccata (elettrica compresa), la prova è stata affidata a me, che un’Harley-Davidson, come scritto sopra non l’avevo mai guidata prima. Nemmeno una 883, per dire.
Un inizio senza compromessi
Se Harley dev’essere, che lo sia all’ennesima potenza (e peso). Questo mi sono detto quando è stato il momento di scegliere con quale moto cominciare il test-ride. Ecco perché sono partito dalla Ultra Limited. Limited significa molte cose: fra le altre, sospensioni posteriori dalla corsa più lunga, sella più imbottita, radiatori davanti alle gambe e manopole riscaldate. 416 kg in ordine di marcia. Tanti in assoluto, tantissimi quando devi sollevarli dal cavalletto e i piedi poggiano sul ciottolato, bagnato e scivolosissimo. Sì, a elevare al massimo livello il mio “rispetto” per una moto così monumentale ci si è messo pure il meteo avverso. Se effettivamente sollevarla è stato impegnativo, la confidenza è stata immediata già dopo pochi metri di prova.
Nelle strette vie del centro
Iniziare a raccontare una moto come la Ultra Limited da quello che è il contesto a lei più alieno potrebbe sembrare assurdo. Invece no, dato che è qui, in pieno centro città, che la sorpresa è più grande, almeno per me che non l’avevo mai guidata. La soglia d’attenzione dev’essere massima quando si scende sotto i 5 km/h; persino quando ci si deve fermare al semaforo e la strada è bagnata, è bene fare attenzione a non mettere il piede su un tombino. Per il resto anche nelle svolte più strette la facilità di guida è disarmante.
Che bello sentire motore e cambio così “vivi”
Ammetto che, oltre a non aver mai guidato un’Harley, non ho mai nemmeno subito il fascino del marchio. Allo stesso modo, però, non avevo pregiudizi. Mi sono bastati i primi 30 km per capire almeno uno dei motivi per cui queste moto si fanno amare. L’accoppiata motore-cambio. E non per le prestazioni o la precisione di esecuzione. No, è questione di sensazioni, di sentire nitidamente le “pulsazioni” del bicilindrico da 1.868cc e della sua capacità, persino in quinta a 1.000 giri, di rispondere in modo fluido e pronto. Certo, con qualche scossone, ma senza indecisioni. Anzi, sono quelle vibrazioni, quelle frequenze che sembrano studiate tanto sono coinvolgenti, a dare un gusto tutto particolare alla guida. E poi il cambio, appunto. Ogni volta che lo chiami in causa, risponde con dei “clack” così metallici e secchi che ti rimettono in armonia con la meccanica, in un mondo (non solo quello delle due ruote) che troppo spesso sembra volerla nascondere con l’elettronica e il virtuale.
Lunghe strade dritte
Da Vigevano ci siamo spostati verso il Monferrato, nella provincia di Asti, passando per la Lomellina. Fondamentalmente si tratta di strade dritte che tagliano la campagna. Un contesto a chilometri-luce dai paesaggi offerti dagli Stati Uniti, ma che comunque sono ciò di più simile la Lombardia possa offrire alle tipologie di percorso per cui queste moto sono studiate. E ora ho capito perché: sulla Ultra Limited avrei potuto andare avanti a guidare per ore. Fra posizione in sella e protezione dall’aria, infatti, sono sceso dalla moto rilassato anche dopo un’ora e mezza in sella. Tutto questo senza dimenticare la generosità del motore: 164 Nm di coppia a 3.000 giri non sono solo un gran numero, ma una vera manna, quando si vuole viaggiare col minor stress possibile, dimenticandosi, o quasi, del cambio.
Pioggia, questa sconosciuta
Della pioggia (leggera, per fortuna) che ha accompagnato i primi 50 km di test ride, probabilmente mi sono arrivate 3 o 4 gocce, solo perché in qualche punto la velocità è scesa sotto i 20 km/h. Per il resto la generosa carenatura protegge alla grande tutto il corpo, gambe comprese, grazie al “rivestimento” disegnato attorno ai radiatori, posti proprio davanti alle pedane. Ecco, due soli aspetti non mi hanno convinto al 100% dal punto di vista del comfort: l’assorbimento delle sospensioni e le leve di freno e frizione. Partendo dal primo, proprio perché si tratta del meglio di Harley in questo campo, un filo più di morbidezza non sarebbe stata male, anche se i tecnici devono sempre fare i conti – per motivi storico/estetici, nel senso che il cliente Harley non vuole altro che questo – con l’altezza posteriore molto ridotta della moto. Quanto alle leve, detto che la potenza dell’impianto frenante non è in discussione, la forza richiesta per azionarle è fin troppo alta. Cosa? Le Harley sono moto da uomini? Ok…
E qualche curva
Arrivati nel Monferrato, nei dintorni della località di Moncalvo, finalmente qualche curva. E qui, almeno su di me, le dimensioni monumentali della Ultra Limited un leggero effetto intimidatorio l’hanno generato. Nel senso che – forse complice l’insospettabile facilità di guida mostrata in città – mi aspettavo molto anche nel guidato. Non chissà quale agilità, visti i già citati 416 kg di peso (più i 10 kg circa del mio zaino posizionati “a sbalzo” nel bauletto posteriore), ma un po’ di fatica in meno negli ingressi curva sì.
Connessi col mondo
Fra le novità introdotte dalla gamma 2020 c’è anche il sistema di infotainment evoluto H-D Connect. L’interfaccia grafica è uno schermo touch a colori dalle icone chiare e, soprattutto, ben identificabili anche quando piove e qualche goccia d’acqua si mette in mezzo. Non solo: la sensibilità al tocco è “giusta”, nel senso che anche con i guanti si riesce a navigare agevolmente tra le varie funzioni.