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Prova KTM 790 Adventure e Adventure R

In sella per la prima prova nel deserto del Marocco della KTM 790 Adventure e Adventure R. Motore con i giusti cavalli, buon bilanciamento dei pesi e comportamento in fuoristrada. Tra asfalto, dune di sabbia e veloci sterrati ci siamo fatti un'idea chiara...

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La nuova KTM 790 Adventure racconta un concetto che per la Casa austriaca è un caposaldo: un pezzo della sua storia. Per i più esperti il marchio Adventure è una grande famiglia che ha una storia lunga da raccontare e una volta tanto è bello fare un salto indietro nel tempo.Il nome, bisogna ricordarlo, ha radici lontane: risale al 1997 anno di nascita della prima monocilindrica 620 LC4. Prima di arrivare all’attuale KTM 790 Adventure declinata nelle due versioni standard e R, i modelli che si sono succeduti sono stati tanti, partendo dalla 950 bicilindrica LC8 figlia del successo della Dakar e per anni la migliore maxi enduro votata al fuoristrada fino al lancio della mostruosa 1290 Adventure con motore da 1.300 centimetri cubi e 160 cavalli.La 790 Adventure è l’enduro per tutti: ha il peso giusto di 210 kg con serbatoio pieno, 95 ottimi cavalli e le dimensioni a partire dalla sella regolabile su due livelli. La posizione di guida conferma la bontà del progetto, perché seduti dietro al cupolino si sta comodi, la sella sostiene e non indolenzisce. Le gambe sono ben angolate e i piedi protetti dalle sporgenze del serbatoio e la braccia alla giusta distanza.

I PUNTI DI FORZA

Il peso: 210 kg non sono pochi ma sono ben ripartiti e così le manovre a motore spento costano meno sforzo. Poi ci sono i dati tecnici che fanno la differenza. Meno cavalli, meno centimetri cubi, meno peso rispetto alle attuali maxi enduro e quindi maggior facilità di gestione su asfalto e non solo. La 790 Adventure vuole essere un abito di sartoria capace di vestire bene taglie e sogni diversi. Ecco perché KTM dà la possibilità di scegliere tra due versioni -standard ed R- facilmente riconoscibili per le diverse altezze delle sospensioni, della sella e la scelta di alcuni accessori. In questo modo il panorama si amplia: l’utente più stradale opta per la standard e chi la terra la mastica di gusto e non ha paura di sporcarsi può puntare sulla R.

COME DISTINGUERLE

Ruota da 21 davanti e da 18 dietro e telaio in tubi d’acciaio sono denominatore comune per entrambi i modelli. La standard si ferma a 200 mm di corsa delle sospensioni: la forcella non è regolabile e il mono ammortizzatore consente di variare il precarico della molla. Ha il parabrezza ampio e regolabile su due altezze e la sella che può essere posizionata a 850 e 830 millimetri.

LA R GIOCA PESANTE

Forcella da 48 mm di diametro, sospensioni completamente regolabili da 240 millimetri di corsa. Entrambe sono frenate da dischi da 320 mm con pinze radiali, con l’eccellente cornerning ABS Bosch 9.1 MP a dare il dovuto supporto. Presente il traction control, su quatto livelli per la R, tre la standard. Completa il quadro tecnico il serbatoio da 20 litri posizionato in basso per migliorare il baricentro, dichiarati 450 km di autonomia.

MOTORE PUNTUALE

Il bicilindrico parallelo da 799 centimetri cubi derivato dalla Duke, ha meno cavalli ( 95 contro i 103) e più coppia 89 Nm disponibili ad ogni regime! E’ un motore compattissimo, indubbiamente la migliore architettura, ingombra poco, è semplice da costruire ed è la più apprezzata delle attuali enduro medie: come BMW  F 850 GS; Honda Africa Twin e Yamaha Ténéré 700 che arriverà in estate.

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