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Non è mai troppo tardi per una bella scoperta

Criniere al vento fra le mura di Siena, nei cinque giorni più caldi dell’anno. Una storia di cavalli, esploratori, indecisioni e sorprese.

DRIVE

20 ANNI DOPO

Credo che la fase “quasi quasi mi prendo una cabrio…” l’abbiano attraversata quasi tutti e, per quelli della mia generazione, molta della colpa è di Dustin Hoffmann ne “Il laureato”. Molto più simbolo che status symbol, chi non è riuscito a possederla da giovane, lo ha fatto da attempato.Io ce l’avevo quasi fatta, fresco sposo, arrivando fino al preventivo di finanziamento al tavolo della concessionaria dietro casa. Era proprio una Mazda MX-5, la prima serie senza i fari a scomparsa. Bellissima, in quel particolare colore arancio/oro, con capote di stoffa nera, che ammiccava al tramonto dalla copertina del depliant. Invece della firma è però arrivato un “Bellissima! Ok ci pensiamo…”. Beh, mentre ci pensavamo sono arrivati due figli e due cani, così la Miata dorata si è trasformata in un bianco Chrysler Voyager, di quelli squadrati, con solo una porta scorrevole. Aveva il fascino di una lavatrice, ma insieme abbiamo vissuto avventure e viaggi straordinari, anche senza figli e cani.Destino, dunque, che venti anni dopo quella fatale indecisione, sulla MX-5 mi ci sia trovato per vivere una storia eccezionale. Emozionato e stupito che nel baule ci fosse sufficiente posto per stipare un doppio bagaglio necessario a trascorrere cinque giorni fuori casa.Come ogni prima volta, anche il “mio” Palio meritava una compagna d’eccezione e la MX-5 mi sembrava dunque una scelta pertinente e non solo per il passato che ci legava. Anche lei con una lunga storia alle spalle, colorata come le casacche dei fantini, slanciata e muscolosa come un cavallo. E poi, proprio come i mezzosangue da Palio che si cavalcano “a pelo”, senza sella, la MX-5 si guida aperta, con la testa che tocca il cielo.

1.5 LITRI POSSONO BASTARE

La versione con cui abbiamo raggiunto Siena e girato fra le colline che la circondano è la mite 1.5 Roadster Skyactiv-G Exceed con motore a benzina, quattro cilindri DOHC 16 valvole, da 132 cv a 7.000 giri e 152 Nm a 4.500 giri. Prezzo a partire da 28.550 euro, che diventano 30.350 per il nostro allestimento. In alternativa, c’è la prestante 2.0 da 180 cv, 205 Nm a 4.000 giri e prezzo a partire da 30.250 euro. Direi quindi che al “1,5 litri possono bastare” del titolo si potrebbe aggiungere “se ci si accontenta…”.

COME MI ASPETTAVO

Il grande fascino della cabrio, anche se il caldo eccezionale di metà luglio ha spesso fatto preferire la configurazione “ermeticamente chiusa con aria condizionata alla massima potenza”. Niente da dire, oggi più che quando stava per diventare mia, le linee, lo stile e la personalità della MX-5 sono notevoli. È proprio bella e guardarla dà piacere. Fatto salvo quanto leggerete poche righe più sotto, il comportamento dinamico nella guida brillante (precisione, bilanciamento, tenuta e frenata) è buono: la MX-5 diverte e poi il sound che la accompagna gratifica le orecchie. Infine, sono stato sorpreso in positivo dal comfort a bordo (certo, la rumorosità di una cabrio con la capote di tela si mette in conto), con grande merito ai sedili e alle sospensioni, sportivi sì ma non impegnativi anche sulle lunghe distanze.

QUALCHE SORPRESA

Non me lo aspettavo, ma il motore 1.5 è un po’ vuoto ai bassi e la Miata diverte quando si tirano le marce e si fa girare il motore in alto. Poi, nella configurazione “open air”, mancando un vero e proprio frangivento, i vortici che si creano dietro la testa sono un po’ fastidiosi.Ecco, mi hanno invece sorpreso certi particolari e materiali degli interni, che stridono con l’immagine stilosa dell’auto. Concludo con un’annotazione pratica: mancando quasi completamente di vani portaoggetti, bisogna stivare tutto ciò che si porta in abitacolo nella “dispensa”, peraltro capiente, ricavata fra i due schienali e celata da uno sportellino senza serratura.

Foto: HLMPHOTO Martina Folco Zambelli

 

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